La mostra, a cura di Elisa Fulco, e' dedicata alla collezione di Arte Outsider dell'Atelier di Pittura Adriano e Michele di San Colombano al Lambro (Mi). Sono esposte una quarantina di opere degli autori che operano all'interno dell'ospedale psichiatrico del Fatebenefralli per una rilettura dei modelli proposti dalle riviste di moda e dalla pubblicita'.
a cura di Elisa Fulco
Dopo una prima tappa al Museo del Cappello Borsalino di Alessandria, inaugura il 31 Maggio al
Palab di Palermo la mostra Perdere la testa. Il cappello tra arte moda e follia, a cura di Elisa Fulco,
dedicata all’iconografia del cappello e della moda nella collezione di Arte Outsider dell’Atelier di Pittura Adriano e Michele di San Colombano al Lambro (MI). Le opere esposte sono di Umberto
Bergamaschi, Silvano Balbiani, Giuseppe Bonparola, Curzio Di Giovanni, Patrizia Fatone e
Massimo Mano e Andrea Vicidomini, autori dell’Atelier che operano all’interno dell’ospedale
psichiatrico del Fatebenefralli. L’esposizione è stata prodotta dal Comune di Alessandria e dalla
Fondazione Borsalino ed è attualmente promossa dalla Fondazione che, dopo la tappa
palermitana, la proporrà a Milano, in occasione della Settimana della Moda di
settembre.
La mostra realizzata in collaborazione con Palab verrà presentata alle ore 19.00 da Elisa Fulco,
curatrice e storica dell’arte (Fondazione Borsalino). Interverranno Giovanni Foresti, psichiatra e direttore Fatebenefratelli di San Colombano e Vanni Quadrio, artista e arteterapeuta; si discuterà di
arte, psichiatria, di moda e dei legami tra cappello e follia.
A completamento della mostra è stato inoltre previsto un laboratorio esperienziale condotto da Vanni
Quadrio, dal titolo Perdere la testa… per poi ritrovarsi, dedicato ad adulti ed un laboratorio
didattico per bambini, a cura di Marta Iorio e Giada Vattano, curatrici dei Labkids di Palab.
La mostra Perdere la testa, Il cappello tra moda e follia ricostruisce il legame sottile che da sempre
intercorre tra cappello e follia, evidenziando la relazione tra copricapo e testa, tra contenitore e
contenuto (il pensiero), che in questo caso spazia dalla follia come malattia alla moda come
contagio. Una quarantina di opere realizzate dagli autori dell’Atelier di Pittura Adriano e Michele
mostrano attraverso disegni e produzioni pittoriche il ruolo che il copricapo e gli abiti svolgono
all’interno del loro e del nostro mondo: un sintomo in grado di svelare la difficile costruzione del sé
che oscilla tra desiderio di distinguersi e necessità di omologarsi.
L’Atelier di Pittura Adriano e Michele, inoltre, ospiterà quest’anno l’artista palermitano Francesco
Simeti, in occasione del progetto Acrobazie, ideato nel 2004 da Elisa Fulco (promosso da UniCredit
Group), con l’obiettivo di creare relazioni e vicinanze tra il mondo dell’arte contemporanea, i giovani
artisti e l’arte prodotta dagli autori del centro ospitato all’interno dell’Ospedale Fatebenefratelli di San
Colombano al Lambro.
Le immagini, in parte ispirate da una originale rilettura dei modelli proposti dalle riviste di moda e
dalla pubblicità, rappresentano un’occasione per scoprire un ricco repertorio visivo in cui trovano
spazio la rappresentazione figurativa classica, interpretata con particolarissime cromie, l’alterazione
/distruzione del soggetto sino alla riduzione della figura umana a tratto sintetico, secondo il
linguaggio proprio degli artisti in mostra. L’interesse per la moda dimostrato nel corso degli anni dagli
autori dell’Atelier Adriano e Michele evidenzia come il tema abbia un carattere spontaneo che rientra
senza forzature nella loro personale ricerca. Un’attenzione che del resto è già documentata nelle
prime collezioni psichiatriche della fine dell’Ottocento, come testimonia la collezione Prinzhorn di
Heidelberg in cui compaiono abiti e accessori, spesso confezionati dagli stessi pazienti e numerosi
schizzi che ritraggono la moda del periodo. Non è quindi casuale che i cosiddetti folli siano attenti al
costume e ai cambiamenti, come se l’essere fuori dal mondo passasse anche dalla volontà di
rincorrerne le mode e le tendenze per cercare di stare in linea, a passo con i tempi. Le follie della
moda, ancora una volta. Una tensione che si trasforma in battaglia nel caso dei pazienti che
nell’abito trovano spesso l’ultimo vessillo identitario, espressione di una libertà fisica e mentale
sempre più ridotta. A raccogliere l’eredità della relazione tra cappello e follia è la figura ormai
storicizzata del cappellaio matto, resa familiare dal libro di Lewis Carroll Alice nel paese delle
meraviglie. Diventato tale, come leggenda vuole, a causa del mercurio utilizzato per la lavorazione
del feltro, un metodo ormai superato di cui a stento si conserva memoria. O ancora la pazzia del
cappellaio era il frutto di un apprendistato condotto vagabondando da una città all’altra.
Chi non cammina sulla retta via (il lavoro, la famiglia, la carriera), prima o poi si perde, o piuttosto
perde la testa, da cui tutto parte: sia in tema di cappelli che di follia. O piuttosto per l’incapacità di
poter sostenere le diverse identità sottese ad ogni cambio di cappello come rivela Gustav Meyrink in
Golem. Basta sostituirlo per ritrovarsi in testa il punto di vista dell’altro. Il cappello ricorre inoltre
nell’Interpretazione dei Sogni di Freud, come oggetto simbolico che accoglie desideri e patologie. Il
Berretto a sonagli di Luigi Pirandello testimonia di come sia sufficiente calzare un berretto per
raccontare la verità simulando la follia. Il cappuccio del pazzo da sempre simbolizza la figura del
buffone a cui si sa sono concesse tutte le libertà.
Gli artisti, i dandy, i rivoluzionari hanno spesso scelto il cappello per lanciare il loro messaggio: di
rottura, di umorismo, di rivolta. Il copricapo da sempre segnala potere,
stato sociale, colore politico, ma anche libertà e volontà di distinguersi. Più di altri accessori rivela gli
umori della moda, i suoi eccessi o piuttosto il ritorno all’ordine. Al cappello, proprio per il suo valore
iconico e simbolico, è stata da sempre affidata la datazione delle opere d’arte, la comunicazione
della moda (la parte per il tutto), i cambi nel costume e nei consumi. Uno storico della Moda agli inizi
del Novecento affermava che l’eccessiva estrosità dei cappelli femminili anticipava importanti
avvenimenti storici, funzionando ancora una volta come un sintomo.
Le opere in mostra sono state raccolte in un catalogo edito dalle
edizioni di passaggio (www.edizionidipassaggio.it), progetto grafico di Mari Conidi, che ospita i
testi di Elisa Fulco, Giovani Foresti, Teresa Maranzano, e Marco Pedroni.
L’ATELIER DI PITTURA ADRIANO E MICHELE
Attivo dal gennaio del 1996 all’interno del Centro Fatebenefratelli di San Colombano al Lambro (Mi),
è nato dall’incontro tra le esigenze riabilitative di un luogo di cura e la volontà di estendere i confini
dell’arte a un territorio abitato dal disagio psichico.
Fondato dal dottore Giovanni Foresti, dal grafico Luciano Ferro, dalla storica dell’arte Bianca Tosatti,
e dal pittore Michele Munno, che lo ha condotto fino al 2005, l’Atelier ha visto emergere numerosi
talenti le cui opere sono da tempo presenti nelle principali collezioni pubbliche e private di Arte
Outsider. Le attività dell’Atelier sono attualmente curate e coordinate dalla storica dell’arte Teresa
Maranzano e dall’educatrice Gabriella Vincenti.
Insieme alla Cooperativa Matti per il Lavoro di cui fa parte, l’Atelier di Pittura Adriano e Michele
occupa un edificio industriale dove trovano posto un laboratorio di 400 mq, depositi adibiti all’archivio
delle opere su carta e su tela, uffici, una biblioteca specializzata che si propone come centro studi,
una sala mostre di 350 mq dove è esposta stabilmente la collezione permanente con le opere più
rappresentative, il locale per la musicoterapia e un piccolo teatro. Tra gli autori dell’Atelier sono
emerse numerose personalità artistiche le cui opere sono regolarmente esposte nel circuito
nazionale ed europeo che promuove l’Arte Outsider. Dal 2004, con il ciclo Acrobazie ideato da Elisa
Fulco e promosso da UniCredit Group, l’Atelier ha inoltre intrapreso un percorso di dialogo con
giovani protagonisti dell’Arte contemporanea italiana: Sandrine Nicoletta, Marcello Maloberti (2006),
Sara Rossi (2006 – 2007) e per il 2008 Francesco Simeti, sono stati invitati a collaborare con gli
autori del Centro e a produrre nuovi lavori in linea con la propria ricerca. Tra le mostre principali si
ricordano: Carlo con Adriano e Michele, Lodi 1997; Figure dell’anima. Arte irregolare in Europa,
Pavia, Genova; 1998; Outsider Art in Italia. Arte irregolare nei luoghi della cura, Progetto Itaca onlus,
Finarte Semenzato, Milano, 2003; Banditi. Sulle vie dell’Art Brut, mostra fotografica di Mario Del
Curto, Brescia, Palazzo Martinengo, 2006; Acrobazie#2 Marcello Maloberti, Atelier Adriano e
Michele, 2007; Un’arte senza precedenti. Spazio Milano, UniCredit Group, 2007; Io è un altro, Lucca,
Palazzo Ducale, 2007; Acrobazie#3 Sara Rossi, Atelier Adriano e Michele, 2007.
http://www.atelieradrianoemichele.it
ART BRUT O ARTE OUTSIDER
Il termine Art Brut è stato inventato dall’artista e collezionista Jean Dubuffet nel 1947 per riunire sotto
un’unica dizione le svariate creazioni di artisti inconsapevoli, mentalmente o socialmente emarginati,
esposte in occasione dell’apertura del Foyer dell’Art Brut di Parigi.
L’artista nel manifesto L’Art Brut préferé aux arts culturels del 1949 ha differenziato l’Art Brut dai
campi apparentemente limitrofi (Art Naïf, Arte Primitiva) tracciando una sorta di identikit dell’artista
outsider che per essere considerato tale doveva possedere determinate caratteristiche: creare per il
piacere della creazione in sé, essere libero da ogni condizionamento culturale e da una qualsiasi
ambizione artistica. Il nucleo storico della collezione di Dubuffet è ospitato dal 1976 al Museo dell’Art
Brut di Losanna.
ELISA FULCO (Palermo, 1971) è storico dell’arte, lavora come critico d’arte contemporanea,
curatore di mostre e consulente per progetti culturali. Dopo la laurea in Lettere Moderne si è
specializzata in Storia dell’Arte presso l’Università di Siena.
Inaugurazione sabato 31 Maggio ore 19.00
mostra promossa da:
Fondazione Borsalino in collaborazione con Palab
prodotta da:
Fondazione Borsalino e Comune di Alessandria
Palab
via del fondaco Palermo
dalle ore 18.00 alle ore 24.00 tutti i giorni
ingresso libero