Gli spazi sotterranei e chiusi della Metropolita Milanese per rappresentare e raccontare l'immensita' e la storia della montagna. L'allestimento, curato dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, si compone di oltre 60 immagini di grande formato - tra fotografie, documenti e testi. A cura di Antonio Boscacci.
A cura di Antonio Boscacci
"Le Alpi Davanti" e dentro la Metropolitana Milanese.
Le montagne e le storie della Valtellina e della Valchiavenna
trasformano la Stazione Sondrio in una suggestiva sede espositiva
Gli spazi sotterranei e chiusi della Metropolita Milanese per rappresentare e
raccontare l'immensità della montagna. Ma non per un'operazione di marketing
turistico ma per rivivere, attraverso uno spaccato territoriale specifico ma in
qualche modo universale, la millenaria storia del vivere e del godere la montagna.
L'idea è del Credito Valtellinese che, per celebrare i suoi primi cent'anni di
attività, ha deciso di portare le vette della Valtellina e della Valchiavenna, le
loro storie, i loro personaggi, all'interno di una stazione della Metro milanese. La
scelta non poteva che ricadere sulla stazione Sondrio della Linea Gialla MM3, visto
che di quelle vallate e di quei monti Sondrio è il capoluogo. La mostra, davvero
spettacolare, si intitola "Le Alpi Davanti" e milanesi e turisti l'avranno a
disposizione dal 5 al 17 giugno, un tempo certo breve ma non per i tempi degli spazi
della metrò. Con il Credito Valtellinese collaborano all'iniziativa il Club Alpino
Italiano - Sezione Valtellinese e la Provincia di Sondrio.
L'allestimento, curato dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese sotto il
coordinamento di Tiziana Colombera, si compone di oltre 60 immagini - tra
fotografie, documenti e testi - a grande formato riprodotte sopra un leggio
continuo. Questa lunga "strada dell'informazione" si dispone negli spazi
abitualmente deputati al transito dei passeggeri presso il piano ammezzato della
stazione, adattandovisi, oltre che in termini ambientali anche in senso simbolico,
utilizzando i medesimi standard comunicazionali ed estetici. L'impianto strutturale
a supporto dei contenuti della mostra infatti, è fatto di parole, titolazioni e
frasi lapidarie in grado di evocare il senso profondo della singolare vicenda umana
che lega un territorio marcatamente produttivo, qual è la Valtellina, con le
incredibili vette che da sempre lo racchiudono e lo caratterizzano. Il tutto ha,
come fonte, "Montagne di Valtellina e Valchiavenna. Immagini dall'esplorazione
all'alpinismo moderno", volume e mostra curati da Antonio Boscacci per conto del
Credito Valtellinese nel lontano 1983, che l'autore ha rivisto ed attualizzato per
l'esposizione milanese. E' una storia di pionieri, di straordinarietà e
quotidianità, di vita grama e di esplorazioni ad alta quota, di scorci paesaggistici
dal grande forza (affascinanti, ad esempio, le immagini di Vittorio Sella), e altre
che attengono più alla ricerca antropologica. Storie di mondi che cambiano, di
sviluppo del turismo e di crisi dell'economia tradizionale e delle ricadute che ciò
ha comportato sul territorio.
Ad esservi raccontata è la storia della vita in montagna, a partire dai primi
insediamenti umani documentati dalle celebri incisioni rupestri di Grosio.
Di Valchiavenna e Valtellina scrisse anche Leonardo nel Codice Atlantico, ricordando
gli orsi che popolavano queste montagne e l'abitudine dei valligiani della
Valchiavenna di cacciare i camosci facendoli precipitare dalle alte rupi. Della
Valtellina, Leonardo sottolinea invece il pregio della produzione vinicola.
Scorrendo la storia si giunge alla nascita, nella seconda metà dell'Ottocento, del
turismo moderno. A scalare i monti di queste vallate furono spesso intrepidi
tedeschi e inglesi, accompagnati da guide locali. Tra loro Lesley Steven, padre di
Virginia Wolf, che compì con Edward Kennedy, presidente dell'Alpin Club di Londra,
l'ascesa al Monte Disgrazia. La cronaca di quella ascensione comparve nel primo
numero dell'Alpin Journal inglese, creando una vera e propria moda. Eravamo nel 1863
e nasceva il moderno alpinismo che ebbe in queste vallate uno dei suoi fulcri tanto
da richiedere, dieci anni dopo, la pubblicazione di una prima guida dei sentieri e
dei percorsi, edita in occasione di uno dei primi congressi nazionali del Club
Alpino Italiano.
In mostra non poteva mancare l'eco della Grande Guerra che ebbe su queste montagne
uno dei suoi teatri. Lo sconquasso del conflitto influì anche sui lavori
caratteristici di queste vallate, ricordate da suggestive immagini d'epoca, come la
coltivazione del grano saraceno necessario per i pizzoccheri o il lavoro di arrotino
che, durante i lunghi inverni, portava i montanari della Valmalenco a offrire il
loro servizio sino nella lontana Roma.
Negli anni del turismo di massa, questi monti si distinguono diventando il luogo di
elezione per sport estremi come il sassismo, fenomeno nato per l'Italia proprio in
Val Masino, formulazione originale del free clibering, o lo sci alpinistico su pelli
di foca.
Il particolare per l'universale: ed ecco che, nella sezione finale, la visione aerea
delle vallate intorno ai 4.050 metri del Pizzo Bernina si confronta con altri luoghi
topici delle nostre Alpi, dalle Tre Cime di Lavaredo, al Gruppo del Brenta, ai
contrafforti tra Italia e Svizzera. E l'emozione solitaria di queste meravigliose
visioni naturali sembra allargare a dismisura anche gli spazi chiusi e affollati
della Metro.
Ufficio stampa: Studio Esseci - Sergio Campagnolo
tel. 049.663499 info@studioesseci.net
Stazione MM3/Sondrio
Milano