Lida Abdul
Mark Bain
Nina Beier
Marie Lund
Joseph Beuys
Ursula Biemann
Alighiero Boetti
Luchezar Boyadjiev
Stefano Cagol
Mircea Cantor
Andrea Caretto
Raffaella Spagna
Beatrice Catanzaro
Heman Chong
Cao Fei
Vadim Fishkin
Christian Frosi
Riccardo Previdi
Silvia Giambrone
Alban Hajdinaj
Koo Jeong-A
Anant Joshi
Gulnara Kasmalieva
Muratbek Djumaliev
Terence Koh
Cristina Lucas
Mindaugas Lukosaitis
Sirous Namazi
Timo Nasseri
Alessandro Nassiri Tabibzadeh
Elena Nemkova
Vladimir Nikolic
Adrian Paci
Dan Perjovschi
Mandla Reuter
Luigi Rizzo
Kirstine Roepstorff
Aidan Salakhova
Fernando Sanchez Castillo
Bojan Sarcevic
Hans Schabus
Chiharu Shiota
Carola Spadoni
Kuang-yu Tsui
Hema Upadhyay
Clemens von Wedemeyer
Eva Maria Wilde
Jenny Rosemeyer
Jun Yang
Haegue Yang
Yangjiang Group Zheng Guogu
Chen Zaiyan
Sun Qinglin
Vadim Zakharov
Darius Ziura
Tim Eitel
David Schnell
Matthias Weischer
Yervant Gianikian
Angela Ricci Lucchi
Giuseppe Capitano
Achille Bonito Oliva
Gabriella Belli
Lorenzo Benedetti
Iara Boubnova
Cecilia Casorati
Martina Cavallarin
Hu Fang
Christiane Rekade
Julia Trolp
"Eurasia. Dissolvenze geografiche dell'arte" Una visione geografica e, insieme, espressione di una nuova e complessa identita' artistica, non piu' territoriale e autarchica, ma centrata sul mondo e sull'uomo. Il titolo dell'esposizione e' ripreso da quello scelto da Beuys per una serie di performances. Oltre 50 artisti da tutto il mondo e la cura di Achille Bonito Oliva insieme ad alcuni giovani curatori internazionali. "Germania contemporanea. Dipingere e' narrare" con Tim Eitel, David Schnell, Matthias Weischer, protagonisti della giovane pittura tedesca. Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi presentano il Il trittico del 900, video-opere in memoria della Grande Guerra. Project Room: sculture di Giuseppe Capitano. Infine "La Raccolta Talamoni", al centro dell'Informale europeo.
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Eurasia
Dissolvenze geografiche dell'arte
Progetto e curatela generale di Achille Bonito Oliva
Con la collaborazione di Lorenzo Benedetti; Iara Boubnova; Cecilia Casorati; Hu Fang; Christiane Rekade; Julia Trolp
La settima edizione di MANIFESTA, Biennale itinerante europea di arte contemporanea, sarà ospitata nel 2008 dalla Regione Autonoma Trentino-Alto Adige.
Nello stesso periodo il Mart presenterà la mostra Eurasia. Dissolvenze geografiche dell’arte, che si terrà nella sede roveretana del Museo di Arte Moderna e Contemporanea dal 28 Giugno al 16 Novembre 2008.
MANIFESTA 7 prevede progetti espositivi a Fortezza, Bolzano, Trento e Rovereto. Insieme alla mostra Eurasia, questi appuntamenti faranno del Nord Italia e della nostra regione un’area nevralgica per la riflessione sullo scenario della più attuale ricerca artistica contemporanea.
L’ambizioso progetto espositivo Eurasia nasce da un’idea di Achille Bonito Oliva, che curerà la mostra affiancato da un team internazionale, composto da Lorenzo Benedetti, Iara Boubnova, Cecilia Casorati, Hu Fang, Christiane Rekade e Julia Trolp.
La mostra
Secondo il progetto di Achille Bonito Oliva, che si avvarrà della collaborazione di alcuni giovani curatori internazionali, la mostra presenterà una visione dell’arte capace di “bucare” ogni identità separate e indicare la possibilità di un’arte scorrevole tra Europa e Asia, “Eurasia” appunto.
Il titolo dell’esposizione è ripreso dal nome dato da Beuys a una serie di performances eseguite tra il 1966 e il 1968, e rappresentato in mostra dal video Eurasienstab, 1967, realizzato il 9 febbraio 1968 al Wide White Space di Anversa.
Nel 1967, l’artista tedesco con un apposito Manifesto aveva fondato lo stato fittizio di Eurasia. Una visione geografica e, insieme, espressione di una nuova e complessa identità artistica, non più territoriale e autarchica, ma centrata sul mondo e sull’uomo.
Un territorio aperto, Eurasia, senza limiti fisici e dogmatici: la rappresentazione geografica dell’utopica fusione tra realismo occidentale e misticismo orientale, il luogo della totalità non ancora dispersa. Il termine “dissolvenze”, ripreso dal linguaggio cinematografico, vuole evidenziare lo sfumare da un territorio geoculturale all’altro, inteso come superamento del concetto separato di confine. Arte totale, nuovo umanesimo e responsabilità etica sono le parole chiave di un progetto che risulta sorprendente se riconsiderato nella sua evoluzione dagli anni Sessanta fino ad oggi, da Beuys all’ultima generazione. Alcuni argomenti fondamentali dell’opera di Beuys - il multiculturalismo e l’aspirazione ad un’arte totale, l’attitudine allo sconfinamento, e il “concetto ampliato dell’arte” – trovano infatti un puntualissimo riscontro nel lavoro degli artisti della giovane generazione.
La mostra, dunque, vuole evidenziare il superamento di un’arte puramente performativa a favore di una riflessione che recupera contenuti e tematiche del nostro tempo, vere e proprie emergenze, ed affermi come valore la coesistenza delle differenze.
La riflessione di Achille Bonito Oliva prende le mosse dall’idea che sia possibile confrontarsi in prospettiva storica con l’opera di Beuys rileggendola e ri-progettandola.
L’esposizione traccerà un percorso originale attraverso il panorama artistico dell’Eurasia e individuerà atteggiamenti e progetti che reagiscono all’estetizzazione del quotidiano e all’abuso di realtà, proponendo una complessità linguistica che assomma espressioni diverse. La constatazione che il modello di nuovo umanesimo di Eurasia viene effettivamente ripreso oggi da molti giovani artisti assegna alla mostra non solo il compito di documentare il loro lavoro, ma anche l’ambizione programmatica di schierarsi dalla parte di un’arte che recupera finalmente una forte attenzione alla realtà, e che la traduce in piccole utopie, tra desiderio e speranza ecologica di migliorare la qualità della vita.
Se è vero, come sostiene nel suo saggio Achille Bonito Oliva, che “l’eccesso di indifferenza duchampiana e l’edonismo performativo di parte dell’ultima generazione possono comportare non tanto l’hegeliana “morte dell’arte”, quanto piuttosto quella del pubblico”. Eurasia. Dissolvenze geografiche dell’arte si pone quindi l’obiettivo di recuperare una maggiore attenzione a temi attinenti al sociale, e di promuovere l’arte totale dei giovani di un ideale continente che scorre senza soluzione di continuità dall’Europa fino all’Asia.
Lista degli artisti / List of artists:
Lida Abdul (Kabul, Afghanistan 1973) Vive e lavora tra Kabul (Afghanistan) e Los Angeles (USA)
Mark Bain (Seattle, USA 1966) Vive e lavora ad Amsterdam (Olanda)
Nina Beier e Marie Lund (Danimarca, 1975 e 1976) Vivono e lavorano a Londra (Inghilterra)
Joseph Beuys (Krefeld, Germania 1921 – Düsseldorf, Germania 1986)
Ursula Biemann (Zurigo, Svizzera 1955) Vive e lavora a Zurigo (Svizzera)
Alighiero Boetti (Torino, Italia 1940 – Roma, Italia 1994)
Luchezar Boyadjiev (Sofia, Bulgaria 1957) Vive e lavora a Sofia (Bulgaria)
Stefano Cagol (Trento, Italia 1969) Vive e lavora in provincia di Trento (Italia)
Mircea Cantor (Oradea, Romania 1977) Vive e lavora tra Parigi (Francia) e Cluj Napoca (Romania)
Andrea Caretto e Raffaella Spagna (Torino, Italia 1970 e Rivoli, Italia 1967) Vivono e lavorano a Cambiano (Italia)
Beatrice Catanzaro (Milano, Italia 1975) Vive e lavora tra Lisbona (Portogallo) e Milano (Italia)
Heman Chong (Muar, Malaysia 1977) Vive e lavora tra Singapore (Repubblica di Singapore) e Berlino (Germania)
Cao Fei (Guangzhou, Cina 1978) Vive e lavora a Guangzhou (Cina)
Vadim Fishkin (Penza, Russia 1965) Vive e lavora tra Mosca (Russia) e Ljubljana (Slovenia)
Christian Frosi e Riccardo Previdi (Milano, Italia 1973 e 1974) Frosi vive e lavora a Milano (Italia); Previdi vive e lavora tra Milano (Italia) e Berlino (Germania)
Silvia Giambrone (Agrigento, Italia 1981) Vive e lavora a Roma (Italia)
Alban Hajdinaj (Tirana, Albania, 1964) Vive e lavora a Tirana (Albania)
Koo Jeong-A (Seoul, Corea del Sud 1967) Vive e lavora tra Londra (Inghilterra) e Berlino (Germania) (L’artista preferisce la formula lives & works everywhere)
Anant Joshi (Nagpur, India 1969) Vive e lavora a Mumbai (India)
Gulnara Kasmalieva e Muratbek Djumaliev (Bishkek, Kyrgyzstan 1960 e 1965) Vivono e lavorano a Bishkek (Kyrgyzstan)
Terence Koh (Pechino, Cina 1983) Vive e lavora a New York (USA)
Cristina Lucas (Jaén, Spagna 1973) Vive e lavora a Madrid (Spagna)
Mindaugas Lukosaitis (Lituania, 1980) Vive e lavora a Vilnius (Lituania)
Sirous Namazi (Kerman, Iran 1970) Vive e lavora a Stoccolma (Svezia)
Timo Nasseri (Berlino, Germania 1972) Vive e lavora a Berlino (Germania)
Alessandro Nassiri Tabibzadeh (Milano, Italia 1975) Vive e lavora tra Milano (Italia) e New York (USA)
Elena Nemkova (Dushanbe, Tajikistan 1971) Vive e lavora tra Milano (Italia) e San Pietroburgo (Russia)
Vladimir Nikolic (Belgrado, Serbia, 1974) Vive e lavora a Belgrado (Serbia)
Adrian Paci (Shkoder, Albania 1969) Vive e lavora a Milano (Italia)
Dan Perjovschi (Sibiu, Romania 1961) Vive e lavora a Bucarest (Romania)
Mandla Reuter (Nqutu, Sud Africa, 1974) Vive e lavora a Berlino (Germania)
Luigi Rizzo (Brescia, Italia 1971) Vive e lavora a Milano (Italia)
Kirstine Roepstorff (Copenaghen, Danimarca 1972) Vive e lavora tra Copenaghen (Danimarca) e Berlino (Germania)
Aidan Salakhova (Mosca, Russia 1964) Vive e lavora a Mosca (Russia)
Fernando Sanchez Castillo (Madrid, Spagna 1970) Vive e lavora ad Amsterdam (Olanda) e Madrid (Spagna)
Bojan Sarcevic (Belgrado, Serbia - Montenegro 1974) Vive e lavora tra Berlino (Germania) e Parigi (Francia)
Hans Schabus (Watschig, Austria 1970) Vive e lavora a Vienna (Austria)
Chiharu Shiota (Osaka, Giappone 1972) Vive e lavora a Berlino (Germania)
Carola Spadoni (Roma, Italia 1969) Vive e lavora a Roma (Italia)
Kuang-yu Tsui (Taipei, Taiwan 1974) Vive e lavora a Taipei (Taiwan)
Hema Upadhyay (Baroda, India 1972) Vive e lavora a Mumbai (India)
Clemens von Wedemeyer (Göttingen, Germania 1974) Vive e lavora a Berlino (Germania)
Eva Maria Wilde e Jenny Rosemeyer (Dresda, Germania 1972 e Berlino, Germania, 1974) Vivono e lavorano a Berlino (Germania)
Jun Yang (Qingtian, Cina 1975) Vive e lavora a Vienna (Austria)
Haegue Yang (Seoul, Corea del Sud 1971) Vive e lavora a Berlino (Germania)
Yangjiang Group Zheng Guogu (Yangjiang, Cina 1970) Vive e lavora a Guangzhou (Cina)
Chen Zaiyan (Yangchun, Cina 1971) Vive e lavora a Guangzhou (Cina)
Sun Qinglin (Yangjiang, Cina 1974) Vive e lavora a Guangzhou (Cina)
Vadim Zakharov (Dushanbe, Tajikistan 1959) Vive e lavora tra Mosca (Russia) e Colonia (Germania)
Darius Ziura (Joniskelis, Lituania 1968) Vive e lavora a Vilnius (Lituania)
Coordinamento organizzativo
Elisabetta Barisoni
Julia Trolp
Immagine: Biemann - Black Sea Files - Oil boy
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Germania contemporanea
Dipingere è narrare. Tim Eitel, David Schnell, Matthias Weischer.
A cura di: Gabriella Belli e Achille Bonito Oliva
Per la prima volta in Italia, alcuni tra i più interessanti protagonisti della giovane pittura tedesca: dal 28 Giugno al 26 Ottobre 2008, con il titolo “Germania contemporanea. Dipingere è narrare”, una mostra di circa 120 opere presenterà, una accurata selezione di dipinti di Tim Eitel, David Schnell, e Matthias Weischer. Il progetto è di Gabriella Belli e Achille Bonito Oliva con la collaborazione di Julia Trolp. Formatisi negli anni ‘90 alla Hochschule für Grafik und Buchkunst di Lipsia, questi giovani artisti, nati tutti e tre all’Ovest, hanno vissuto con grande partecipazione il clima di massima creatività che la città, ed in particolare gli ambienti artistici legati proprio all’accademia d’arte seppero esprimere dopo la caduta del muro di Berlino. Allievi intelligenti di una tradizione che all’interno della Hochschule aveva ottenuto proprio nella pratica pittorica i risultati più interessanti, Eitel, Schnell e Weischer conquistano ben presto una loro precisa autonomia e, mettendo a profitto gli insegnamenti accademici, affrontano con spirito davvero innovativo il grande tema della pittura, approdando ad un linguaggio figurativo di vera originalità. Il ritratto, il paesaggio, la pittura d’interni, questi sono i generi che nei quali i tre giovani pittori diventano ben presto riconosciuti maestri.
Tim Eitel (nato a Leonberg nel 1971, vive e lavora tra Berlino e New York), è diventato ben presto famoso grazie alle sue scene di vita quotidiana, che evocano atmosfere quasi surreali. Si tratta per lo più d’interni, spesso musei o gallerie d’arte, o di scorci paesaggistici, in cui la composizione esalta alcuni punti di vista privilegiati dello spazio.
Le figure umane rappresentate da Eitel mostrano raramente il volto e pur essendo spesso in movimento non sono impegnati in azioni chiaramente identificabili. In questo modo l’artista comunica attraverso le opere una sensazione di familiarità, che non riguarda i luoghi e le tipologie di persone rappresentate, ma le esperienze di vita che questi suggeriscono.
Per la mostra al Mart, Tim Eitel presenta, oltre ad alcune opere del periodo iniziale della sua produzione artistica, una serie di nuovissimi lavori di piccole dimensioni.
Sparita l’ossessione descrittiva del dettaglio, è ora accentuato il senso di astrazione scenografica con una forte connotazione metafisica di straniamento. “Mi interessa il modo in cui le immagini sono correlate a un serbatoio di ricordi” afferma Eitel a proposito di questa sua nuova produzione. Le opere del periodo precedente saranno esposte in una sala inserita negli spazi della collezione permanente del museo e messe dunque in curiosa relazione con i dipinti di altri artisti internazionali delle ultime generazioni.
Anche le tele di David Schnell (nato a Bergisch Gladbach nel 1971, vive e lavora a Lipsia), sembrano suggerire la ricostruzione di luoghi familiari. La scelta di rappresentare paesaggi di campagna, realizzati con energica dinamicità prospettica, apre a inedite e più misteriose avventure formali. Le strutture dell’ambiente rurale – fienili, case, campi coltivati e boschi – sono sovrapposte a fondali dai colori brillanti, con punti di fuga multipli. Lo sguardo è spesso attratto da presenze di oggetti “in volo” e da segni della civilizzazione come recinti o strade: l’artista stabilisce così un possibile incontro tra natura e cultura ai margini di una invisibile città. L’amore per la tradizione della grande pittura tedesca rinascimentale si amplia alla nozione di un nuovo spazio pittorico. Conoscenze che Schnell rielabora in una gamma straordinaria di originalissime composizioni in cui colore e forme declinano verso un immaginario fantastico rappresentato ai confini con l’astrazione.
I dipinti di Matthias Weischer (nato a Elte nel 1973, vive e lavora a Lipsia, nel 2007 borsista di Villa Massimo – Accademia Tedesca a Roma), descrivono per lo più spazi interni in cui risaltano oggetti e sfondi che rimandano alla sfera del domestico e del quotidiano, senza tuttavia rinunciare a una personale componente onirica e surreale.
In tutte le opere, Weischer inserisce un livello emozionale e intimo legato spesso a ricordi dell’infanzia ma anche molti elementi “fuori contesto”: sculture, sagome, citazioni di quadri propri o altrui.
Come per Eitel e Schnell, anche le tele di Weischer rifuggono da intenti meramente descrittivi e si concentrano piuttosto sulla ricerca di una complessa esperienza di coinvolgimento spaziale e temporale. A conferma di questa sua articolata ricerca, si possono citare le sue parole “Voglio che le persone possano soffermarsi in luoghi diversi all’interno di un quadro, e pensare e guardare in direzioni differenti. Per me è importante la presenza di una componente temporale tangibile, che rappresenta a sua volta uno spazio reale.”
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Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi
Il trittico del ’900
Video-opere in memoria della Grande Guerra
MartRovereto, dal 28 giugno 2008 al 31 agosto 2008
Noti per la loro particolare sensibilità nei confronti dei temi storico-politici, la coppia Gianikian-Ricci Lucchi da ormai 30 anni incentra il proprio lavoro su un forte messaggio di pace e di denuncia delle profonde contraddizioni che le guerre, la società di massa e la più recente società globalizzata hanno prodotto nella nostra vita quotidiana. Nel 2002 sono stati invitati dal Mart a realizzare una Trilogia di video, a commento delle fasi più significative della storia della cultura artistica del ’900: dagli orrori della Prima Guerra mondiale alla funesta spensieratezza della società di massa, dalla povertà crescente dei cosiddetti Paesi in via di sviluppo alle più recenti e drammatiche vicende del terrorismo internazionale. Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi hanno offerto con il loro lavoro una straordinaria testimonianza di quanto l’arte possa colpire, attraverso i propri linguaggi, la coscienza individuale, imponendo a ciascuno una ineludibile riflessione etica. I loro lavori sono conservati, tra l’altro, nella videoteca del MoMA di New York, nel British Film Institute, nella Cinémathèque Française di Parigi, nel Film Museum di Amsterdam, nella Cinémathèque of Canberra.
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Giuseppe Capitano
Qualcosa di giallo
A cura di Martina Cavallarin
Project Room: 28 giugno 2008 – 24 agosto 2008
Il programma dedicato ai giovani artisti under 35, con il quale il Mart presenta la giovane arte contemporanea italiana e internazionale, prosegue nel 2008 con una Project Room dedicata a Giuseppe Capitano.
Scultore dalla mano leggera, ironica e fortemente antiretorica, Giuseppe Capitano (Campobasso 1974) è un artista romano che ha scelto canapa e marmo come materiali privilegiati, ai quali sostituisce, di volta in volta, ferro, legno, ma anche polistirolo, tessuto, spugna o plastica.
Le sue opere hanno sempre un forte impatto poetico: sono vestiti, armature, mani artigliate, o volti tribali, costruiti da Capitano in forme monocolori, meta-oggetti con un forte senso dello spazio per una ricerca costante ed ossessiva della pratica scultorea contemporanea.
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La Raccolta Talamoni
Al centro dell'Informale europeo
MartRovereto, dal 28 giugno al 17 agosto 2008
Saranno circa un centinaio le opere d’arte moderna del secondo ’900 presentate al pubblico nelle sale della collezione permanente provenienti dalla raccolta Talamoni. Fortemente orientata alla pittura informale e astratta, la collezione vanta oltre 800 dipinti, con importanti opere di autori come Antoni Tàpies, Emilio Vedova e Lucio Fontana, e un ricco nucleo di sculture di Fausto Melotti.
La mostra coincide con un deposito a lungo termine di circa duecento dipinti, scelti tra quelli esposti, darà un notevole contributo al progetto culturale del Mart, che proprio ai depositi a lungo termine di prestigiose collezioni private ha affidato l’incremento della propria collezione permanente.
Immagine: Allestimento al Mart di Chiharu Shiota, His Chair [La sua sedia], 2005. 750 vecchie finestre, 1 sedia, vetro rotto, h 650 cm, ø 400 cm Courtesy dell'artista
Conferenza stampa di presentazione Giovedì 26 Giugno 2008 alle ore 12.00
Interverrà Achille Bonito Oliva
Comunicazione
Mart:
Responsabile Flavia Fossa Margutti
Ufficio stampa:
Luca Melchionna 0464.454127 cel 320 4303487 Clementina Rizzi 0464.454124 fax. 0464.430827 press@mart.trento.it
Skira:
Lucia Crespi 02 89401645 e-mail: lucia@luciacrespi.it
Informazioni e prenotazioni
numero verde 800 397 760
tel. +39 0464 438 887
Inaugurazione venerdi 27 giugno alle 18
MartRovereto
Corso Bettini, 43 - 38068 Rovereto (TN)
Orari
mar. – dom. 10.00 - 18.00
ven. 10.00 - 21.00
lunedì chiuso
Biglietti
intero: euro 10
ridotto: euro 7
gratuito fino a 18 anni e sopra i 65
scolaresche: euro 1 per studente
biglietto famiglia (valido per tutti i componenti di un nucleo famigliare): euro 20
gratuito per gli Amici del Museo
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28th June to 16 November 2008.
Eurasia. Geographic cross-overs in art
Project curator:
Achille Bonito Oliva
in collaboration with:
Lorenzo Benedetti
Iara Boubnova
Cecilia Casorati
Hu Fang
Christiane Rekade
Julia Trolp
The 7th edition of Manifesta, the itinerant Biennale of contemporary art, will be hosted in 2008 by the Regione Autonoma Trentino-Alto Adige. At the same time, the Mart will present the Eurasia. Geographic cross-overs in art exhibition in the Rovereto site of the Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto from 28th June to 16 November 2008.
MANIFESTA 7 will include exhibitions at Fortezza, Bolzano, Trento and Rovereto. Together with the Eurasia exhibition, these events will ensure that northern Italy and our region will be one of the most important venues for a consideration of the contemporary art scene today.
The ambitious Eurasia exhibition arised from an idea by Achille Bonito Oliva, who will be the exhibition’s curator, flanked by an international team comprising Lorenzo Benedetti, Iara Boubnova, Cecilia Casorati, Hu Fang, Christiane Rekade and Julia Trolp.
The exhibition, arising from an idea by Achille Bonito Oliva, who will be assisted by some young international curators, will present a vision of art able to “pierce” every separate identity and indicate the possibilities of an art full of interchanges between Europe and Asia; in other words, “Eurasia”.
The title of the exhibition is borrowed from the name given by Joseph Beuys to a series of performances executed between 1966 and 1968, represented in the exhibition by the video of Eurasienstab, 1967, realised on 9th February 1968 at the Wide White Space in Antwerp.
According to Beuys, Eurasia is a geographic vision and, at the same time, an expression of a new, complex artistic identity that is no longer territorial and self-sufficient, but aimed at the world and man.
In 1967, with a Manifesto, the German artist founded the fictitious state of Eurasia. This was an open territory without physical or dogmatic borders: the geographic representation of a utopia, a fusion of Western realism and Oriental mysticism, the venue for a totality as yet not dispersed.
The term, “fading”, adopted by the film industry, aims to highlight the subtleties of a different geocultural territory, seen as the overcoming of the separating concept of border.
Total art, a new humanism and ethical responsibility are the key words for a project that appears surprising if reconsidered from its inception in the 1960s to the present day, from Beuys to the latest generation.
Some fundamental aspects of Beuys’ work – multiculturalism and the aspiration towards a total art, his stance regarding going beyond borders, and the “amplified concept of art” – find a timely echo in the work of artists of the young generation.
The exhibition, therefore, aims to stress the overcoming of a purely performative art in favour of a reflection making use of contents and themes of our time, a veritable emergence affirming the value of the co-existence of differences.
Achille Bonito Oliva’s reflection takes its stimulus from the idea that it be possible to consider Beuys’ work in a historical perspective, while re-reading and re-planning it.
The exhibition will trace an original path through the artistic landscape of Eurasia territory and identify viewpoints and projects reacting to the aestheticisation of everyday life and the abuse of reality, proposing a linguistic complexity summarising different expressions.
The awareness that the model of new humanism in Eurasia is effectively being re-used today by many young artists imparts to the exhibition not only the task of documenting their work, but also the ambitious programme of championing an art that finally pays a close attention to reality and translates it into small utopias, between a desire and ecological hope for an improved quality of life.
If it is true, as Achille Bonito Oliva maintains, that “the excess of Duchampian indifference and performative hedonism of the last generation may lead not so much to the Hegelian “death of art” as that of the public, then Eurasia. Geographic cross-overs in art sets itself the objective of recovering a greater attention to social themes, and of promoting the total art of the young of an ideal continent that runs seamlessly from Europe to Asia.
Organisational coordination
Elisabetta Barisoni
Julia Trolp
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28th June 2008- 26th October 2008
Contemporary Germany
To paint is to narrate.
Tim Eitel, David Schnell, Matthias Weischer.
Curators: Gabriella Belli and Achille Bonito Oliva
For the first time in Italy, the Mart presents some of the most interesting protagonists of young painting in Germany from 28th June to 26th October 2008 in an exhibition entitled “Contemporary Germany. To paint is to narrate”. The exhibition will comprise about 120 works and will present a fine selection of painting by Tim Eitel, David Schnell, and Matthias Weischer. The project is by Gabriella Belli and Achille Bonito Oliva, with the collaboration of Julia Trolp. Former pupils of the Hochschule für Grafik und Buchkunst in Leipzig, these three artists, all born in the West, participated in full in the new ferment that developed in the city and especially amongst artists linked with the art academy in the wake of the fall of the Berlin Wall. Intelligent interpreters of a tradition that had had its most interesting results within the Hochschule in the field of painting, Eitel, Schnell and Weischer very soon developed their own autonomy and, turning to good use all they had learned in the Academy, tackled the major theme of painting with a truly innovative spirit, arriving at a figurative style of great originality. The portrait, the landscape and interior views are the genres of which the three young painters very soon became recognised masters.
Tim Eitel (born at Leonberg in 1971, he lives and works in Berlin and New York), soon became famous for his scenes of everyday life evoking almost surreal atmospheres. His are interior views, often museums or art galleries, or landscape views, in which the composition highlights certain favoured points of view of the space.
The human figures depicted by Eitel rarely show their faces and although often moving, are not involved in any clearly identifiable actions. In this way, the artist communicates a sense of familiarity through his works, which concerns not the places and types of persons depicted, but the experience of life they suggest.
For the exhibition at the Mart, Tim Eitel presents not only some works from the start of his career, but also a series of new and very small works.
Having done away with the descriptive obsession for detail, there is now a heightened sense of scenic abstraction with a strong metaphysical connotation of alienation. “I am interested in the way in which images are linked to a reservoir of memories”, declares Eitel concerning this new production. The works from his earlier period will be displayed in a room within the spaces of the museum’s permanent collection and placed in a curious relationship with the pictures of other international artists of recent generations.
The pictures of David Schnell (born in Bergisch Gladbach in 1971, he lives and works in Leipzig) also seem to suggest the reconstruction of familiar places. The decision to depict country landscapes of great perspective dynamism opens the way to new and rather more mysterious overtones. The structures in the rural landscape – barns, houses, cultivated fields and woodland – are laid over brilliantly-coloured backgrounds, with multiple vanishing points. The gaze is often attracted by the presence of “flying” objects and by signs of civilisation such as fences or roads: in this way, the artist establishes a possible encounter between nature and culture at the margins of an invisible city. A love for the tradition of great German Renaissance painting is added to a notion of a new pictorial space. These are elements that Schnell reprocesses in an extraordinary range of highly original compositions in which colour and forms lead towards a fabulous imagined world depicted at the borderline of abstraction.
The paintings of Matthias Weischer (born at Elte in 1973, he lives and works in Leipzig but held a scholarship in 2007 from Villa Massimo – the German Academy in Rome) instead got the most part describe interior spaces and everyday life reflecting a domestic, commonplace world without, however, surrendering a personal dreamlike and surreal component.
In all his works, Weischer includes not just an emotional, intimate level linked often to childhood, but also many elements drawn “out of context”: sculptures, shapes, references to other or his own paintings.
Just as for Eitel and Schnell, Weischer’s canvases also shrug off any wholly descriptive intent and concentrate rather on research into a complex experience of spatial and temporal involvement. In confirmation of this complex approach, we may quote the artist’s own words: “I want people to be able to linger in different places within a picture, and think and look in different directions. For me, the presence of a tangible temporal component is important, one that in turn depicts a real space”.
Image: Chiharu Shiota, His Chair, 2005, h 650 cm, ø 400 cm. Courtesy of the artist
Public relations
Director: Flavia Fossa Margutti
Press office:
Luca Melchionna 0464.454127 cel 320 4303487 Clementina Rizzi 0464.454124 fax. 0464.430827 press@mart.trento.it
Skira:
Lucia Crespi 02 89401645 e-mail: lucia@luciacrespi.it
Opening 27 june at 6pm
MartRovereto
Corso Bettini, 43 - 38068 Rovereto (TN)
Opening times
Tues. – Sun. 10 a.m. - 6 p.m.
Fri. 10 a.m. - 9 p.m.
Mondays closed
Tickets
full: euro 10
concessionary: euro 7
free of charge up to 18 years of age and over 65
school groups: euro 1 per pupil
family ticket (valid for all the members of a family nucleus): euro 20
free of charge for Friends of the Museum