Neo-Visionary Tarot. I tarocchi reinterpretati. "Da onesto biscazziere della fotografia esondante nella pittura elettronica, ha come al suo solito stravolto le prospettive, dandoci il suo personale tocco" (Franz Krauspenhaar)
I tarocchi sono da secoli 78 passaporti riuniti in un mazzo di carte che servono a farci trasbordare nel regno di un’ ipotesi di certezza sulla vita. Non sono tavole della legge, ma forse rappresentano le tavole grafiche di un Caso che tentiamo ogni giorno di fronteggiare e districare; non appartengono a un ipotetico destino, ma alla possibilità d’interpretare la vita grazie a segnali che noi esseri umani abbiamo la possibilità di avvertire, comprendere, seguire. I tarocchi sono spie venute dal passato remoto che possono aiutarci a convivere con una maggiore saldezza morale con la voragine aperta sul tutto che è il libero arbitrio. Se il nostro futuro è in buona parte nelle nostre mani, un mazzo di tarocchi può aiutarci a togliere, da queste nostre mani, il tremore della paura.
Alejandro Jodorowsky, artista e intellettuale cileno espertissimo dell’argomento, ha affermato che “i tarocchi sono un ponte fra due estremi, l’intuizione e la ragione, sono uno specchio dell’anima e uno strumento per conoscersi psicologicamente e storicamente, tanto che secondo me dovrebbero essere materia di studio nelle università”
I Tarocchi sono simboli codificati dall’origine misteriosa. E’ come se fossero sbarcati da un passato così remoto che anche l’archeologia del pensiero più fantascientifico fa fatica a trovarne il capo di una corda tesa su tutti i tempi. Un passato così remoto che forse non è mai esistito: addirittura qualcuno ha pensato che questi oggetti non identificati nell’origine provengano da Atlantide. E’ pero ormai certo che la prima documentata comparsa di questi “passaporti per la conoscenza dell’uomo” risalga alla Francia del XIV secolo; questi UFO di carta furono forse tradotti in Europa dall’oriente per mezzo dei Cavalieri Templari a seguito delle Crociate. Oppure si pensa che siano apparsi, i Tarocchi, evolvendosi come una delle espressioni di una cultura (oggi la si direbbe underground) delle popolazioni nomadi che dall’Oriente migrarono fino a noi. Dai Tarocchi si sono create le moderne carte da gioco come quelle del poker – espressione dell’azzardo unito alla forza del carattere; ma quello dei Tarocchi è un gioco di carte segrete, coperte da misteri da svelare, e non è possibile passare la mano.
La carte-passaporti di questo serissimo gioco sono fatte d’immagini che richiamano agli archetipi del comportamento umano: le basi spesso instabili del nostro sentire, amare, lottare – in pratica del nostro vivere gli istinti insopprimibili alla prese spesso ferree con una ragione con la quale bisogna fare i conti.Leggere le carte con serietà serve ad approfondire – tramite una mediazione indispensabile- il nostro rapporto con il tempo, questo orologio autocaricato che ha nelle passioni, nei sentimenti e negli istinti i propri ingranaggi vitali.
Vito Carta, come tanti altri artisti prima di lui – pensiamo al Mantegna- ha reinterpretato a suo modo le raffigurazioni delle 78 carte di questo magico mazzo di risposte estraibili.
Da onesto biscazziere della fotografia esondante nella pittura elettronica, ha come al suo solito stravolto le prospettive, dandoci il suo personale tocco, che in modo a mio avviso abbastanza evidente ha qualche debito nei confronti del succitato Jodorowsky per quanto riguarda i suoi visionari film degli anni 70; un tocco al contempo rude e accarezzante, quello di Carta, che si muove in un sardonico grottesco; il tocco, anche, di un conoscitore non superficiale dell’argomento, che attualizza con l’aiuto delle proprie personali visioni d’incubo immagini antichissime che vengono dall’ignoto e verso l’ignoto ci dirigono.
Franz Krauspenhaar
realizzazione evento a cura di
Associazione Culturale Atelier Yaonde
Inaugurazione ore 19
Museo dell'Attrezzo Agricolo
vicolo della chiesa, 1 - Casalbeltrame (NO)
Ingresso libero