Repetitive Stress Injuries. I video e le performances di Shana Moulton sono la sublimazione di una serie di ansie e paure personali piu' o meno nascoste che l'artista condivide con gran parte della popolazione statunitense e del cosiddetto mondo occidentale. I suoi lavori pescano nel passato recente e nelle forme e costumi della comunicazione di massa per scovare le tracce di questa grande malaise.
a cura di Marco Antonini
I video e le performances di Shana Moulton sono la sublimazione di una serie di ansie e paure personali piú o meno nascoste che l’artista
condivide con gran parte della popolazione statunitense e del cosiddetto mondo occidentale. Vera e propria cartina di tornasole dell’insicurezza
psico-fisica della sua generazione, i video di Shana pescano nel passato recente e nelle forme e costumi della comunicazione di massa per
scovare le tracce –ora esplicite e dichiarate, ora mellifluamente sottintese – di questa grande malaise, un’ ossessione collettiva che ha per
oggetto la salute e la bellezza del corpo e della mente.
Ma di quali salute e bellezza stiamo parlando? É noto come questi concetti abbiano subito radicali trasformazioni nel corso del tempo,
adattandosi al sentire comune e, in buona parte, alle scoperte scientifiche ed alle trovate di un industria del Self sempre piú ansiosa di creare
nuovi standard estetici per la donna e, a breve distanza, l’uomo del futuro. Gli ideali di bellezza e salute, un tempo talmente indipendenti l’uno
dall’altro da permettere l’idealizzazione di certi inestetismi come positivi segnali di robusta salute e costituzione, sono al giorno d’oggi quasi del
tutto equivalenti.
Una delle conseguenze piú immediate di questa sovrapposizione é da riscontrarsi nella rinnovata fiducia, spesso vera e propria legge-
rezza, con cui ci si affida alla medicina e nell’estensione delle vaghe aspettative solitamente riposte in prodotti cosmetici e “rimedi miracolosi”
alle cure farmacologiche vere e proprie. La notevole confidenza con cui ci si avvicina a tecniche di chirurgia estetica invasiva che fino a vent’an-
ni fa venivano considerate solo in caso di estrema necessitá é un’altra prova di questo gioco al rialzo in cui la medicina ufficiale (e l’industria
farmaceutica) hanno molto da guadagnare, ma anche molto da perdere. Non essendo supportata da alcuna conoscenza reale, questa fiducia
viene infatti inevitabilmente estesa anche tecniche e prodotti di dubbia o nulla utilitá, finendo col porre sullo stesso livello tecniche autoipnotiche
e procedure di laboratorio, chincaglierie new age e strumenti ortopedici, fortune cookies e cartelle cliniche.
Cynthia, lo stralunato alter-ego di Shana, é una giovane donna perennemente insoddisfatta e triste, preda di un’ inguaribile ipocondria
che la porta a sperimentare ogni sorta di cure e rimedi per i suoi mille acciacchi. Alternando con indifferente nonchalance, pillole e yoga, chi-
romanzia e aerobica, cosmetici ed apparecchi ortopedici, Shana/Cynthia si presenta come un perfetto esempio di believer, per la quale il rito
della cura e la ricerca di infinite ed improbabili soluzioni sono piú importanti della speranza di poter guarire. Immancabilmente, gli sconclusionati
tentativi di Cynthia si rivelano prologo al racconto di viaggi interiori, allucinazioni, inattese epifanie di luci, colori, suoni e visioni al confine fra la
psichedelia piú pura ed una comicitá sempre ambiguamente in bilico fra il grottesco e lo scanzonato.
Opening: 19 Settembre 2008
Performance h 20.00
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Shana Moulton
Repetitive Stress Injuries
curated by Marco Antonini
Shana Moulton’s video and performance works are the sublimation of a series of fears and anxieties ¬–both real and imaginary– that the artist
shares with great part of the United States and the so-called Western World. Ideal litmus for the psychophysical insecurities of her generation,
Shana’s videos dig in the forms and tropes suggested by the recent past of popular media, searching for the traces of this grand malaise, a
collective obsession centered on the health and beauty of both body and mind.
What health and beauty are we talking about anyway? These two concepts have notoriously gone through some pretty radical tran-
sformations in time, adapting to the changing popular feeling but also to scientific progress and to the dictates of an industry of the “Self” that
has increasingly been anxious to create new esthetical standards for the women and men of the future. The ideals of beauty and health, once
separated enough to allow the idealization of certain flaws as positive signs of wellbeing, are nowadays almost completely overlapping.
One of the most immediate consequences of this overlapping can be verified in the superficiality of a renewed sense of trust in medical
science and in the extension of the same expectations we would normally reserve to cosmetics and “miracle creams” to proper pharmacological
products. The nonchalance we show in regards to invasive cosmetic surgery treatments that only twenty years ago wouldn’t have been used if
not in case of extreme need is further proof of an escalading process along whose lines “official” medicine (and Big Pharma) has as much to win
as it has to loose. Unsupported by proven knowledge, this trust is in fact unavoidably extended to techniques and products of little or no use.
Autohypnosis, new age knickknacks and fortune cookies are therefore considered equal to lab procedures, orthopedic devices and prescription
drugs.
Cynthia, Shana’s goofy alter ego, is a perennially sad and frustrated young woman, a hypochondriac in continuous search for this or
that new cure to her infinite aches. Deliberately switching between pills and yoga, chiromancy and aerobics, cosmetic and orthopedic devices,
she is a true believer. The therapy rite and the connected lengthy research effort are ultimately more important to her than the possibility of a
real cure. Punctually, Cynthia’s improbable efforts are revealed as the prologue to mind trips, hallucinations, and unexpected epiphanies of light,
sound and color. Often near to old-school psychedelia, her visions revel in a trademark humor that is always ambiguously balanced between
slapstick and grotesque.
Opening: 19th September 2008
Performance h 20.00
pianissimo
Via Ventura 6 20134 Milano
Mar – Sab: 12.00 – 19.00
Ingresso libero