Una serie di ritratti fotografici sotto vetro molato che rimandano volutamente all'idea di "sala degli specchi". Esperimenti iconografici volti a decostruire la percezione del reale in un'alternanza tra presenza e assenza.
A cura di Emanuela Nobile Mino
Il riflesso, come riproduzione reiterata della realtà, e lo sdoppiamento dell’immagine, come approfondimento ed estensione della conoscenza del soggetto ritratto (sia questo un volto o uno scorcio paesaggistico o metropolitano), hanno fin da principio costituito le basi fondanti della ricerca di Stato di Famiglia e caratterizzato i loro lavori come veri e propri esperimenti iconografici volti a decostruire la percezione del reale - pur mantenendo un’alta fedeltà nella resa realistica dell’immagine - e ad amplificare l’identità del soggetto coinvolto, conferendo alla superficie stampata la qualità volumetrica tridimensionale attraverso l’innesto simbiotico di moduli in cristallo sfaccettati e parzialmente schermanti.
Nella nuova serie di lavori (ritratti fotografici sotto vetro molato) questi principi guida, come anche l’escamotage estetico/funzionale dell’elemento schermate, assumono una ulteriore valenza, mirando non soltanto ad enfatizzare artificialmente il valore caleidoscopico della visione, ma a sottolineare, in un’estremizzazione mitologica, l’idea di simulacro e il valore ambiguo e ingannevole dell’immagine riprodotta.
L’aspetto formale della nuova galleria di ritratti rimanda volutamente all’idea di “sala degli specchi”.
Le opere, presentate come specchiere poste in sequenza, restituiscono ognuna un’immagine che in apparenza viene colta come riflesso cristallizzato. L’alternanza tra presenza (i soggetti umani ritratti) e assenza (gli scatti che ritraggono solamente il fondale di posa), induce al ragionamento su tematiche quali lo sdoppiamento simmetrico dell’immagine proiettata, la sua percezione ribaltata, la sua fugacità, l'illusionismo ottico, determinando la sensazione di confrontarsi con entità sospese in una dimensione temporale e spaziale rarefatta. Lo specchio, incarnando contemporaneamente la caducità del tempo e l’impossibilità di fermare le imprevedibili mutazioni che questo produce, crea una continuità quasi organica che lega l'uomo alla propria natura, transitoria, precaria.
Il potere illusorio e ammaliante dello specchio e l’investimento pulsionale che pone l’essere umano nelle condizioni di Narciso, sono i presupposti adottati dagli artisti per reiterare il riflesso fuggevole, temporaneo in un riflesso permanente, ovvero nella restituzione del sembiante attraverso l’effige ribaltata in cui veniamooggettivamente riconosciuti e percepiti dall’esterno: la fotografia. Ma, paradossalmente, è attraverso l’oggetto-simbolo per eccellenza dell’effimero, attraverso il più antico dispositivo di catalizzazione dell’energia individuale (lo specchio), che il soggetto ritratto trova il modo di continuare a restituire al mondo, in modo perpetuo e straniante, il suo soffio vitale, ed è qui che lascia traccia delle sue sembianze, in forma di apparizione immutevole.
Stato di Famiglia
(Sylvio Giardina, Parigi 1967; Raffaele Granato, Salerno 1967. Vivono e lavorano a Roma).
Stato di Famiglia è lo pseudonimo dietro al quale si cela l'identità dei due autori le cui individuali esperienze si sono sviluppate in ambiti artistici (moda e graphic design) paralleli a quelli delle arti visive i cui orientamenti sempre più spesso appaiono in sintonia e in costante dialogo con le tendenze più attuali dell’arte contemporanea. Sylvio Giardina ha studiato fotografia e graphic design, si è diplomato presso l’Accademia di Costume e Moda di Roma, è fashion designer nonché co-fondatore del marchio Grimaldi Giardina. Raffaele Granato si occupa di comunicazione visiva legata alla multimedialità, è graphic designer e lavora nell’ambito dell’informatica.
Ultimamente ha sviluppato un forte interesse per la creazione di preziosi ricami su tessuto.
http://www.statodifamiglia.com
Inaugurazione: mercoledì 8, ore 19
Motelsalieri
Via Giovanni Lanza 162, Roma
Ingresso libero