Relitti e frammenti di mondi e galassie perdute ci attorniano come se fossero una cascata di ricordi, mentre appartengono all'oggi, a quello che scorre attorno al nostro corpo e alla nostra mente. Espongono: Giorgia Beltrami, Pastorello e Luca Piovaccari. A cura di Valerio Deho'.
a cura di Valerio Dehò
Relitti e frammenti di mondi e galassie perdute ci attorniano come se fossero una cascata di ricordi, mentre appartengono all’oggi, a quello che scorre attorno al nostro corpo e alla nostra mente. In questa mostra ci sono artisti che vogliono preservare qualcosa che gli appartiene e qualcosa che ci appartiene per inserirla in una capsula del tempo che possiamo chiamare arte. Niente può tornare, ma forse può apparire ancora una volta, come un volto su di uno specchio appannato di vapore, come un’ impronta nell’argilla. I relitti sono icone di qualcosa che è ancora possibile salvare ma sono anche tracce di qualcosa che si è intersecato con le linee della vita. I relitti sono il cibo della mente.
Pastorello lavora da sempre sui frammenti, su ciò che resta del giorno e ciò che resta dell’arte. I suoi personaggi hanno sguardi fissi e sono attoniti, i suoi alberi non hanno foglie perché appartengono già al futuro. Nelle nuove opere, l’artista recupera una certa velocità d’esecuzione perché la carta lo richiede e lo consente. Allora i suoi intrecci o grovigli che ipostatizzano la linea curva e spezzata, abbandonando ogni linearità, s’intrecciano con una tecnica che evidenzia la calligrafia, quasi una veloce scrittura. Mentre i volumi restano intatti, rispetto alle tele, grazie alla tecnica di mettere due toni sullo stesso pennello, si avverte una fluidità diversa, una sorta di abbraccio vegetale in cui l’organicità si fa presenza forte, anche se non esclusiva.
Giorgia Beltrami disegna stilizzazioni d’alberi, d’elementi vegetali, lavorando sulla sottrazione di elementi naturalistici. Quello che resta sono le silhouette che vengono poi montate con elementi analoghi ma in cui il colore aggiunge un forte senso di richiamo e di pericolo. Sul bianco e nero che mette in scena morte e spettralità, il rosso è un segnale che accende vita, ma che fa allertare l’attenzione verso un qualcosa che è potuto accadere o potrebbe ancora accadere. Il gioco tra artificialità e naturalità così non ha modo di porsi perché è tutto trasposto in chiave fortemente simbolica. La presenza del colore polarizza la composizione che sa mettere in evidenza un senso di forte attesa e di tensione. Non sono semplici paesaggi, ma si tratta di rimandi metaforici ad un’alterità che ci è lontana e che pure ci appartiene profondamente.
Luca Piovaccari è un’artista che ha spesso privilegiato la fotografia, anche se la usa in modo quasi installativo. Scatta immagini della realtà che ha attorno, che conosce, che sente scorrere dentro di sé. E’ un minimalista lirico che si affida molto alla poeticità delle immagini che riproduce e allestisce spesso in situazioni semi naturalistiche. Cerca qualcosa che non si vede, che non tutti vedono. Stampa le sue foto su fogli trasparenti creando sovrapposizioni, frammentazioni per creare distanza, per nascondere qualcosa che ha nella trasparenza la sua invisibilità. L’immagine scomposta, sembra ricomporsi, ma è come se la sua sottile ferita non possa mai richiudersi in una unità impossibile, perduta.
Disponibile in galleria il catalogo con testo critico di Valerio Dehò.
Inaugurazione sabato 22 novembre alle 18.30
Galleria delle Battaglie
Via delle Battaglie 69/A Brescia
La mostra rimarrà aperta nei seguenti orari:
lunedì: mattina chiuso / 16-19.30
martedì - sabato: 10.15-12.45 / 16-19.30
e su appuntamento