Il Pitigliani - Centro Ebraico Italiano
Roma
via Arco de' Tolomei 1
06 5897756
WEB
Lillo Bartoloni
dal 13/12/2008 al 28/12/2008
lun-gio 10-12 e15-17 ven 10-12

Segnalato da

Giovanna Mazzarella




 
calendario eventi  :: 




13/12/2008

Lillo Bartoloni

Il Pitigliani - Centro Ebraico Italiano, Roma

Appunti su Kafka. In mostra 45 opere tra dipinti, carte, ceramiche e sculture dell'eclettico artista romano che ama combinare i suoi temi preferiti con i mondi reali e letterari con i quali entra in contatto.


comunicato stampa

a cura di Roberto Maria Siena

“Il Pitigliani” Centro Ebraico Italiano, a Roma in Via Arco dei Tolomei, 1, ospita dal 14 al 29 dicembre 2008 “Appunti su Kafka”, quarantacinque opere tra dipinti, carte, ceramiche e sculture di Lillo Bartoloni, eclettico artista romano (definito “maestro della regressione” da Roberto Maria Siena) che ama combinare i suoi temi preferiti con i mondi reali e letterari con i quali entra in contatto. Nella pittura l’artista si muove più agilmente, ma i libri sono la sua radice, dalla quale fluisce il colore.
Catalogo di Grafica dei Greci, Roma. Testi di Giorgio Montefoschi e Roberto Maria Siena.
Dopo aver esplorato negli ultimi dodici anni il mondo evocato da I.B.Singer, dando corpo a un mondo onirico, allegro e malinconico insieme, in bilico tra terra e cielo, Bartoloni prosegue il suo ‘percorso ebraico’ accostandosi a Franz Kafka, suo compagno affascinante e scomodo da quando aveva diciotto anni.

In “Appunti su Kafka” l’artista non ci conduce nel mondo di uno scrittore (con le sue storie e i personaggi) bensì nella mente, nell’anima, nel pensiero. Il luogo più nascosto dell’impiegato delle Assicurazioni Generali, del corrispondente di Felice e Milena, del fantasma che scrive di notte…
“Più di ogni altro, Kafka è stato lo scrittore religioso che sente la terribile voce, la terribile l’assenza di Dio -sottolinea Giorgio Montefoschi nel catalogo- (…) e con felicissimo intuito Bartoloni ha ridotto a nulla la figura umana nei suoi quadri. Perché anche un grande scrittore diventa un’nessuno’, un nulla di fronte alle realtà imperscrutabili del Castello o della labirintica magione del Processo: i luoghi fisici, che lo schiacciano, nei quali è conservato il segreto divino”

In questo nuovo percorso, Bartoloni ribalta la filosofia del suo linguaggio, “l’arte è utopia e l’utopia è il luogo esatto dell’arte”, con cui rappresenta un cosmo che rovescia il reale e cancella la miseria che affligge l’umanità, ma tende comunque a “far sì che anche Kafka venga risucchiato nelle spire del suo linguaggio – come nota Roberto Maria Siena- e non rinuncia, pertanto, alla sua celeberrima ‘scrittura infantile’, solo che questa volta il ’bambino’ insediato nella sua mano e nella sua mente abbandona la ‘filosofia dell’irresponsabilità’ che da sempre lo accompagna per toccare il male dell’essere che la gnosi kafkiana ha vivisezionato attraverso uno dei ferri chirurgici più affilati e lancinanti della cultura dell’Occidente”.

A Roma saranno esposti venti dipinti, quindici disegni, cinque ceramiche sul tema del Processo e cinque sculture dal tocco ‘fragile”, poiché le ‘statue’ di Bartoloni sono sagome dipinte su ambo i lati - la cui vita è affidata al ferro o al legno e mai al marmo o alla pietra- figlie della sua pittura, aerea, svagata, sottile. Apparizioni leggere, volatili e molto ‘precarie’.

Il percorso artistico di Lillo Bartoloni

Lillo Bartoloni (Roma, 1948) ha trovato per anni la sua fonte di ispirazione nei viaggi, rappresentando grandi spazi desertici, mare, barche, animali. I suoi dipinti filtrano la realtà in immagini essenziali, oggetti, creature, che rappresenta in maniera non convenzionalmente gravitazionale.
Come dichiarava Cesare Vivaldi - allora direttore dell'Accademia delle Belle Arti di Roma- Bartoloni ha sempre avuto un posto isolato nella generazione di artisti romani suoi coetanei come unico appassionato dell'Art Brut del francese Dubuffet, sviluppando da subito un tocco molto personale. A meno di vent'anni, invitato alla Biennale di Roma e del Lazio, viene premiato tra i migliori pittori giovani.
Il contatto precoce con i malati dell'Ospedale Psichiatrico Santa Maria della Pietà, diretto allora dal padre, lo ha indotto a costruire una sensibilità artistica in un mondo simbolico speciale, fatto di silenzio, gioco, ironia. Una delle sue prime mostre si intitolava “Mattoni”: un gioco di parole a coloro dedicato, come tali e come pesi della società.

Nella sua carriera ha sviluppato i temi prediletti oltre che su tela su mezzi diversi (come nell'esperienza denominata Metagrafica tra pittura e fotografia), ha dipinto su perspex e tuttora dipinge su forme originali di ceramica.
Dal 1996, dalla lettura dei romanzi del premio Nobel Isaac B.Singer, l'incontro del mondo yiddish in essi vivacemente raccontato, e la conoscenza di Cracovia, città in cui tale mondo è ancora respirabile e dove ha tenuto due mostre personali (una nel Museo Jagellonico e l'altra nel Centro Giudaico), lo hanno portato a dipingere solo di quella realtà particolarissima, che lo affascina. I critici italiani hanno catalogato lo stile di questa fase "corrente neo espressionista".
Alla pittura e alla scultura, che sono il suo specifico, Lillo Bartoloni alterna l’attività di scenografo teatrale.

Centro Ebraico Italiano ‘Il Pitigliani’

Fondato nel 1902 a Roma, nel cuore di Trastevere, di fronte al Tempio Maggiore, il Pitigliani nasce come orfanotrofio per accogliere i bambini ebrei e offrire sostegno alle famiglie disagiate durante e dopo le guerre. Negli anni Settanta e Ottanta diventa anche un centro di prima accoglienza e sede temporanea per gli ebrei profughi dalla Libia e dall’Iran. Nel corso degli anni cambiano le esigenze e il concetto di assistenza e il Pitigliani apre il suo portone a tutti.
Alla fine degli anni Novanta il Pitigliani si propone alla Capitale come luogo d’incontro dove poter scoprire ed approfondire i vari aspetti della cultura e delle tradizioni ebraiche.
Con il recente restauro, Il Pitigliani è diventato più grande e ha compiuto un ulteriore passo nel lungo cammino che da orfanotrofio lo ha portato a divenire un moderno Centro Comunitario Ebraico come quelli che già operano a Londra, Rio de Janeiro, New York e in tante altre città nel mondo.

Nel corso dell’inaugurazione, domenica 14 dicembre, alle ore 19 un intermezzo musicale con Errichetta Underground Minimal Mazal Tov , band che dal repertorio tradizionale della musica klezmer sviluppa il proprio discorso musicale verso direzioni eterogenee, legate al retroterra dei singoli componenti, sette giovani musicisti (dai 17 ai 23 anni, più un veterano) di diversa estrazione musicale (classica, popolare, contemporanea, jazz), che fondono la forma 'banda' con l’espressione ritmica e corporea della ‘danza’.

Inaugurazione domenica 14 dicembre 2008 ore 18

Centro Ebraico Italiano “Il Pitigliani”
Roma, via Arco dei Tolomei, 1
Orario: dal lunedì al giovedì 10-12 e15-17 | venerdì 10-12
ingresso libero

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