Il ragazzo con la luna e le stelle sulla testa. L'appuntamento con l'arte contemporanea voluto dal Comune di Napoli con la Provincia e la Regione Campania, giunge alla sua 14ma edizione. Per l'occasione Fabre presenta 5 sue famose sculture in bronzo che sono collocate all'interno dell'emiciclo della piazza, in uno dei terrazzi di Palazzo Reale e nel colonnato della chiesa di San Francesco di Paola. Ogni scultura-personaggio interpreta un ruolo in relazione all'immaginario della citta'. A cura di Eduardo Cicelyn e Mario Codognato.
A cura di Eduardo Cicelyn e Mario Codognato
Il prestigioso appuntamento con l’arte contemporanea in Piazza del Plebiscito voluto dal Comune di Napoli con la Regione Campania e la Provincia di Napoli giunge alla sua quattordicesima edizione.
Napoli si conferma meta privilegiata del turismo culturale internazionale e centro di fermenti creativi ed artistici. Piazza del Plebiscito ospita in questa occasione l’opera di una grande artista belga Jan Fabre, reduce da una trionfale mostra al Louvre di Parigi.
Per l’occasione Fabre porta a Napoli 5 delle sue più famose sculture in bronzo. Le opere L’Homme qui donne du feu (1999), L’Homme qui mèsure les nuages (1998), L’Homme qui pleure et rit (2005), L’Astronaute qui dirige la mer (2006), L’Homme qui écrit sûr l’eau (2006) saranno collocate, seguendo una scelta dell’artista, all’interno dell’emiciclo della piazza ma coinvolgeranno anche uno dei terrazzi di Palazzo Reale ed il colonnato della chiesa di San Francesco di Paola.
Lo spazio cittadino si trasforma così in un grande palcoscenico dove ogni scultura – personaggio, sapientemente posizionata è chiamata ad interpretare un ruolo proprio in relazione all’immaginario di Napoli, come le statue dorate che adornano i tetti dei palazzi civici nelle piazze delle città fiamminghe o come quelle simulate dagli attori di strada che impongono la loro immobile presenza nelle vie dei centri cittadini di tutta Europa, mescolandosi alla folla dei turisti e dei passanti. Ogni singola scultura è un personaggio collocato nello spazio a lui più congeniale per interpretare a dovere la sua parte.
Jan Fabre (Anversa 1958), nipote dell’entomologo Jean-Henri Fabre, debutta nel 1976 come artista di performance. Nei primi anni Ottanta inizia a realizzare spettacoli teatrali, balletti e opere, incentrando la propria poetica su temi come la vita, la morte, il caso, il sogno e il corpo umano. Quest’ultimo inteso come centro vitale della realtà fisica e psichica, della vita biologica e del pensiero, soggetti entrambi a una continua metamorfosi.
Invitato a esporre nel 1984 alla XLI Biennale di Venezia e nel 1987 a Documenta 8 di Kassel, figura da allora nelle maggiori rassegne artistiche e nei più importanti musei del mondo. Capace di muoversi tra varie discipline, dalle scienze naturali all’etica, alla religiosità, Fabre nelle sue sculture connette passato e presente, elementi zoo e fitomorfi, trasformando il reale in un luogo dell’immaginario. Nell’intento di usare il medium più adatto ad esprimere la propria idea, attraversa linguaggi artistici molteplici e sperimenta materiali differenti, dall’oro agli insetti, alla ricerca di una forma di sapere simbolico da recuperare all’uomo del XXI secolo.
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