Maria Baldan
Laura Batic
Franca Battain
Simon Benetton
Marherita Blonska
Paola Bettello
Giuliano Caneva
Pino Castagna
Diego Crosato
Ennio D'Ambros
Luigi Dellatorre
Renato De Santi
Carmen De Visini
Luisa Fabris
Maria Pia Fanna Roncoroni
Gio' Ferrante
Paolo Ferretton
Giancarlo Flati
Andrea Furlan
Antonio Gasparini
Angelo Gatto
Gerombra
Pietro Girotto
Marisa Gramola
Lilia Klutzeva Jotzoff
Cristina Madeyski
Walter Marin
Zdravko Milic
Donatella Modolo
Michela Modolo
Valentino Montanari
Vittorino Morari
Alfiero Nena
Antonino Nigido
Ilario Padovan
Cosimo Palagiano
Silvia Pastore
Gianfranco Pavan
Roberto Perale
Gino Peripoli
Loredana Raciti
Lenci Sartorelli
Silvana Scarpa
Vladislav Shabalin
Elio Silvestri
Claudio Stefanelli
Enzo Taboga
Renato Varese
Franco Vivian
Bruno Zago
Nane Zavagno
Luigina Bortolatto
"L'occhio si perde sgomento su un paesaggio lunare, dove ogni traccia d'uomo e' stata cancellata." In esposizione 51 artisti a ricordare con le loro opere il disastro del Vajont che nell'ottobre del 1963 causo' la morte di quasi duemila persone.
Quarantacinque anni dopo la tragedia del Vajont con la collaborazione del Comune di Longarone hanno organizzato e presentano
sabato 17 gennaio alle ore 17.00 nella sede del Centro Villa Letizia via Tandura 5, Treviso la mostra
“... l’occhio si perde sgomento su un paesaggio lunare, dove ogni traccia d’uomo è stata cancellata...” da G.A.Cibotto, Stramalora, Marsilio Editore, 1982.
All’esposizione, già svolta a Longarone (5 ottobre – 26 ottobre 2008), sono stati invitati cinquantuno artisti a interpretare e figurare, con pittura e scultura, le parole di G. A.Cibotto. Il libro, pubblicato da Marsilio nel 1982, testimonia da parte dello scrittore, tornato sugli appunti stesi quale inviato nei terribili giorni dell’autunno 1963, la maledizione delle genti della valle del Piave.
Alla mostra ideata e curata da Luigina Bortolatto partecipano gli artisti:
Maria Baldan (Dolo, VE); Laura Batic (Fontane di Villorba, TV); Franca Battain (Portogruaro, VE); Simon Benetton (Treviso); Marherita Blonska (Borgo a Buggiano, PT ); Paola Bettello (Casier, TV); Giuliano Caneva (Udine); Pino Castagna (Costermano del Garda, VR); Diego Crosato (Treviso); Ennio D’Ambros (Longarone, BL); Luigi Dellatorre (Vigevano, PV); Renato De Santi (Castelfranco Veneto); Carmen De Visini (Vicenza); Luisa Fabris (Arcade, TV); Maria Pia Fanna Roncoroni (Villorba, TV); Giò Ferrante (Treviso); Paolo Ferretton (Treviso); Giancarlo Flati (Roma); Andrea Furlan (Treviso); Antonio Gasparini (Treviso); Angelo Gatto (Castelfranco Veneto); Gerombra (Treviso); Pietro Girotto (Monfalcone, GO); Marisa Gramola (Valdagno, VI); Lilia Klutzeva Jotzoff (Ausburg, Germania); Cristina Madeyski (Treviso); Walter Marin (Treviso); Zdravko Milic (Labin, Croazia); Donatella Modolo (Scorzè, VE); Michela Modolo (Creazzo, VI); Valentino Montanari (Bagnacavallo, RA); Vittorino Morari (Treviso); Alfiero Nena (Roma); Antonino Nigido (Istrana, TV); Ilario Padovan (Oderzo, TV); Cosimo Palagiano (Castagnole di Paese, TV); Silvia Pastore (Barnfield Farm, Gran Bretagna); Gianfranco Pavan (Treviso); Roberto Perale (Mirano, VE); Gino Peripoli (Schio, VI); Loredana Raciti (Roma); Lenci Sartorelli (Portogruaro, VE); Silvana Scarpa (Venezia); Vladislav Shabalin (Udine); Elio Silvestri (Roma); Claudio Stefanelli (Pescia, PT); Enzo Taboga (Treviso); Renato Varese (Conegliano, TV); Franco Vivian (Treviso); Bruno Zago (Spresiano, TV); Nane Zavagno (Valeriano, PN).
“...Gli artisti figurano il Nove Ottobre eterno presente di un mondo disumano colmo di sofferenza dove ogni segno di vita è stato annullato, scenario spettrale di una storia oscura. Silenzi ipnotici,emblemi, deliri, transizione delle immagini dall’attimo alla memoria, sono costruiti nello spazio del ricordo di un incubo fatale. L’invito all’evocazione ha fatto scattare il meccanismo dell’immaginazione per scoprire l’essenza del dolore.
Da una parte gli artisti considerano la propria opera come una sorta di dolorosa riedizione della distruzione, un nuovo diluvio provocato, un denudare uomini, case, natura, rosso come sangue. Così mentre la rievocazione si affida ai sentimenti l’arte brucia, cauterizza, sacrifica, annerisce condividendo il catastrofico destino.
Qualcuno si misura con la memoria portando l’osservatore a percorrere sentieri dilavati, con monconi di architetture, rocce scivolate, serpentesche radici dove si abbarbicano maltrattati i corpi. Sentieri che finiscono nei vicoli ciechi della storia.
E’ difficile restare indifferenti alla compressione di forma e narrazione: mille croci del Golgota schierate su un sipario di nuvole incantevoli, assorte e indifferenti. Pagine di un libro rapprese, strappate, rigate. Dietro la linea dell’orizzonte un infinito di oscurità. Mala onda un inganno perpetrato da privi di scrupolo ai danni degli ingenui. Violata la mitica memoria di una libertà che si esprimeva nei monti di roccia e di boschi, nella gente che ci viveva, ci abitava, ne traeva sostentamento, una società stabile con i suoi ritmi stagionali di sostentamento, comunicazione, religione, lavoro, divertimento. Il bosco, non come utopia immaginaria, ma come società alacre e vigorosa. Ora l’eterno presente di un’antropofania di corpi che si contorcono in olocausto.
Nel commemorare il doloroso evento prorompe l’intensità corale della passione che, attraverso l’arte, comunica ed estende la memoria.”
L. Bortolatto.
Immagine: l'amaramente ironico ''Portafortuna'', dell'artista russo Vladislav Shabalin, un quadro in pietra calcarea con fossili realizzato in collaborazione con il paleontologo Stefano Piccini. Una denuncia delle colpe e degli errori che furono alla base della tragedia, scolpita nella materia che più di ogni altra conserva la memoria del pianeta.
Inaugurazione sabato 17 gennaio alle ore 17.00
Villa Letizia
Via Tandura 5 - Treviso
Ingresso libero