Arte XXI. In molte opere dell'artista e' presente una potenziale monumentalita' che trova piena esplicazione nelle sculture: torri, guglie metalliche, canne d'organo, forme dalla verticalita' fortemente accentuata.
a cura di Chiara Tavella
Comincia il 17 Gennaio 2009 a Cordenons, al Centro Culturale ''Aldo Moro'' la mostra di Emilio Pian, inserita in una rassegna artistica denominata arte XXI e curata da Chiara Tavella che così scrive di lui: Emilio Pian usa i suoi “quadri” per figurare una visione potente, armonica, ordinata, razionale. Non a caso predilige i materiali industriali e allude sempre, in forma più o meno esplicita, a una progettualità dichiarata nell’opera, sia che si tratti degli assemblaggi di superfici metalliche, che dei lavori “a scavare” dentro lo spessore di pannelli per rivestimenti industriali, che degli ultimissimi lavori su tela, in cui compaiono serie di lettere, numeri o simboli logico-matematici come la parentesi graffa, tracciati a matita. Anche qui, a parte la matita, i materiali sono non il colore tradizionale ma vernici a spruzzo e resine sintetiche; anche qui, pur nell’essenzialità, nel “vuoto” bianco che prevale sulla tela, è forte l’istanza a costruire lo spazio, meglio, un concetto di spazio che sia in grado di uscire dall’opera e informare del suo ordine lo spazio percepibile.
Per questo in molte opere dell’artista è presente una potenziale monumentalità che trova piena esplicazione nelle sculture: torri, guglie metalliche, canne d’organo, forme dalla verticalità fortemente accentuata, capaci di imporsi nell’ambiente circostanze e di imprimergli il ritmo serrato dei propri incastri, la forza assertiva del loro a piombo.
Si potrebbe parlare di classicità, se non fosse che questa forza assertiva non è priva d’ombre, viene continuamente inficiata dall’emergere di una materia ribelle a qualsiasi tentativo di ricondurla all’ordine, sia essa l’onda imprevedibile della resina sulla tela, la subitaneità del segno, la superficie rugginosa dei metalli… Come se l’ordine fosse una conquista solo momentanea, che va continuamente ri-affermata e imposta a una realtà sfuggente e incontrollabile. Da cui quel senso di tensione, di interna dinamicità che pervade i lavori dell’artista, impegnati a difendere la loro impalcatura razionale dall’aggressione del caos. Quella di Pian è dunque una classicità perlomeno tormentata, problematica. E questo è un altro tratto spesso riscontrabile nell’arte contemporanea, che ne fa il fascino e che ne distingue anche le forme più limpide dalla classicità appagata e piana del passato.
Centro Culturale Aldo Moro
via Traversagna, 4 - Cordenons (PN)