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Roma
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Drink In Art 08-09
dal 10/1/2009 al 10/1/2009
dalle 19.30

Segnalato da

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10/1/2009

Drink In Art 08-09

EliseoCafe', Roma

La rassegna presenta una performance della Compagnia Idee Di Velluto di Silvia Ceccangeli: 'Sunday Morning' e la mostra personale 'Scuola maschile' Frames and video di Pino Tufillaro.


comunicato stampa

Drink In Art 08|09: un progetto a cura di Nicola Sapio e Massimiliano Cavallo giunto alla quinta edizione, presenta:

L'inaugurazione della mostra “Scuola maschile”
Frames and video di Pino Tufillaro
Nasce espressamente per questa esposizione. In questo teatro, nel suo foyer. Vari supporti e vari formati formeranno” l’unico ” da cui io parto per poi essere ridiviso in frames. L’idea della scuola in senso lato, cose che fanno solo i ragazzi, la guerra, le sfide… nove minuti di correnti di pensiero, visi, lingue e parole hanno creato questo nuovo video.

Compagnia Idee Di Velluto di Silvia Ceccangeli
Métronome Ensemble di Alessandro Ceccangeli
“Sunday Morning” di e con Silvia Ceccangeli
Coreografie: Silvia Ceccangeli
Musica originale: Alessandro Ceccangeli
Elaborazione Musiche: Alessandro Ceccangeli
Danza: Silvia Ceccangeli
Métronome Ensemble di Alessandro Ceccangeli
Videoarte e testo: Sergio Gilles Lacavalla
Disegno Luci: Antonio Cozza
Regia: Silvia Ceccangeli

PERFORMANCE
Una giornata nella vita di una donna. Quando il sole all’alba è la promessa di un giorno diverso. Quando, nel risveglio, col sole mattutino di una domenica mattina, nel tempo che si ferma e porta con sé i pensieri su ciò che è e su ciò che è stato, il movimento languido della speranza muove verso la delusione, eppure nella voglia del cambiamento. “Domenica mattina, fa entrare l’alba, è solo un’inquietudine al mio fianco. Albeggia presto. Domenica mattina, sono solo gli anni sprecati che incalzano”[1] <#_ftn1> . Ma sono davvero stati sprecati quegli anni? Una donna sola con la sua giornata che ripercorre gli eventi che le hanno dato l’identità. Che l’hanno chiusa in un’esistenza, forse, così pensa, irrealizzata, che cerca l’assoluta realizzazione. Stanze chiuse a chiave senza serratura: solo la luce dei condizionamenti interiori, di esperienze, di sentimenti, di fatti e luoghi attraversati e abitati. Un giorno percorso ripassando sul tavolo vuoto di una festa finita e ormai senza più ospiti. Una giornata in pensieri mossi da una musica lontana e presente di altre solitudini. Una domenica mattina che volge al pomeriggio di un rapporto diventato stretto, sempre di più: l’unione senza più l’altra parte che misura lo spazio da cui è così difficile uscire. L’abito da cui pare impensabile spogliarsi. Spazio che rinchiude e vuoto. Sempre più vuoto. Un vestito stretto di errori. Una donna in una giornata che attraversa tutte le stanze del vissuto e del presente per cercare una camera senza pareti né chiavi: uno spazio aperto in cui finalmente danzare libera nella pienezza di sé. Un film sui sogni difficili scandisce il tempo che muta come la luce del giorno. Senza quell’abito lasciato là. E che libera nel ballo che mantiene le promesse e spezza le manette di ciò che è stato. “Non possiamo fare niente contro il passato, se non cercare di non guardarlo quando entra nelle nostre stanze presenti e sperare di non incontralo più nei viali del futuro” dice lei. Una donna nella via dei ricordi lasciati dentro camere troppo piene di situazioni trascorse per essere occupate dal presente. “Essere nessuno in strade sconosciute: nessuno e straniera. E quindi chiunque: tutto. Finalmente me stessa” continua lei quando riesce a uscire, in una fantasia o nella più vera delle realtà, dalle stanze chiuse. Per cercare quel raggio di sole di un giorno fuori da tutto. Ma non da sé. O forse fuori da sé, per ritrovare se stessa. Perfect day. Un pianoforte che batte il tempo del suo allontanamento da quell’attuale che assiste a ciò che non c’è più di immagini ormai cambiate. “E poi non resterà che la mia assenza come sola presenza, un angolo vuoto… siamo stati e non siamo più, questo è tutto… non è niente”. Nulla, in una giornata perfetta che volge al tramonto, di nuovo in quella casa, ma che ora può apparire diversa. Altre stanze. Un’altra luce. Pure se può sembrare la stessa. Lo stesso lenzuolo sullo stesso letto. E il corpo che riabbraccia sé. Non più prigionieri. Ancora i legacci: ma è solo un inganno. “Domenica mattina, e sto cadendo. Ho una sensazione che non voglio sapere. Albeggia presto. Domenica mattina, sono tutte quelle strade che hai attraversato non molto tempo fa”[2] <#_ftn2> . Domenica mattina. Con “solo un’inquietudine al mio fianco”[3] <#_ftn3> . Però un’altra domenica non sarà più uguale a quella passata. La donna ha attraversato il suo giorno per cambiarlo. “Sunday morning” è uno spettacolo di danza contemporanea di Silvia Ceccangeli sulle musiche originali di Alessandro Ceccangeli e videoarte di Sergio Gilles Lacavalla che cerca e realizza il suono e il movimento del cambiamento e della riflessione sulle ragioni verso questo. “Sunday morning” è la scena di una donna unica perché come tante: uniche ogni volta nella bellezza della danza di un pensiero. “Sunday morning” è la vita di una donna: le sue scarpe, le sue parole, la sua voce e i suoi piedi nudi per camminare in un’altra strada, un altro pavimento, caldo del suo passaggio. Mai inutile. “Siamo stati e non siamo più, questo è tutto” scrive la donna. “Sunday morning” è una lettera: parole di un corpo scalzo in abitino rosso. E di tutti i colori che lei vorrà.

Silvia Ceccangeli. Coreografa, danzatrice, musicista e giornalista. Studia violino al conservatorio Santa Cecilia di Roma e danza presso il C.I.D. perfezionandosi in classica e contemporanea e tecnica Graham nel Centro di Danza Professionale di E. Piperno e J. Fontano. Nel 1992 firma il suo primo lavoro coreografico, ”Idea di velluto”. Successivamente fonda la compagnia “Idee Di Velluto”. Nel 1994 produce il primo spettacolo della Compagnia, “Gabbie”, quindi “Isole”, “Contrabbassi”, “In Doppio Quartett “, “Leggere Amnesie”, “Voltati”, “Ipnotica Supposizione” e “Sunday Morning”. Ha partecipato a varie rassegne e festival: “Estate Fiesolana”, “Teatri 90”, “Uscite D’Emergenza”, “Lavori In Pelle”, ”Viterbo Festival”, ”Le Notti Bianche”, “Che danza vuoi?”, “Danza Da Bruciare”, “Percorsi Liberi” e altri. È uno dei fondatori della rivista “Prove Aperte”, giornalista, curatrice della sezione danza e editorialista.
Alessandro Ceccangeli. Musicista e compositore. Inizia come bassista e autore in un gruppo Rock. Si diploma in Contrabbasso al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Svolge intensa attività concertistica come primo contrabbasso in varie formazioni da camera e orchestrali. Compositore di musica da camera, per danza, teatro, film, videoinstallazioni. Molte sue composizioni sono state eseguite in prima assoluta in vari festival, tra cui: “Palcoscenico Roma”, “Enzimi 2002”, “Vetrina Internazionale del CND 2002”, a Parigi “Festival Voyages En Europe”, “Cantiere Musica III e IV ed”, “Any User”, al Bonnie Bird Theatre del “Laban” di Londra “Dal Nulla”. Dal 1999 collabora con la Compagnia Idee Di Velluto per gli spettacoli “Contrabbassi”, “In Doppio Quartett”, “Leggère Amnesie, “Voltati”, “Ipnotica Supposizione”, “Sunday Morning” presentati in vari festival (“Teatri 90”, “Estate Fiesolana”, “Rassegna dell’Aterballetto”, “Che Danza Vuoi?”, Danza Da Bruciare e altri).

ARTI VISIVE
Voglio premettere che tutto questo era già vivo in me, fin da piccolo. Solo il teatro, insieme al tempo e l’innovazione digitale hanno rivelato la giusta direzione da prendere. La reflex sei per sei dello zio fotografo, ha innescato una sfrenata passione per la sublimazione del colore: stati d’alterazione dovuti ad un tono, alla crominanza, luminanza, saturazione di una sola tinta. Poi la passione per la natura: paesaggi immoti, fiori, odori e colori anche in bianco e nero, non slegati, non separati, hanno lavorato segretamente. Il verde delle canne che usavamo tagliare in tanti pezzettini per fare le addizioni a scuola, oltre all’impalpabile colore avevano un profumo mai più ritrovato. Mi spingevano in classe a stendere sui fogli bianchi, tutti i colori, impastati, per poi stendere un nero pesante compatto e poi graffiare con una punta qualsiasi per ottenere il vero disegno. Empiricamente, ereticamente. Penso che dall’errore possa nascere la differenza, la novità, l’innovazione. Ho sempre avuto una grande passione per i registratori analogici. Quella scatola gelosa con le bobine riproduceva - copiava suoni, voci. musiche. Sperimentazione ancora grazie a Giancarlo Sepe. ( Accademia Ackermann – In Albis – Atto senza parole - Casa di bambola – L’amante inglese - ) Con lui ho lavorato alle colonne sonore degli spettacoli, vere e proprie partiture che danno sviluppo alla ricerca teatrale del regista e mia personale. L’ ho seguito nel montaggio dei suoi spettacoli teatrali per la televisione – sempre più vicini al cinema: “ Ballando ballando “ “ Emilia Galotti “ “ Favole di Oscar Wilde “ “ Cine H “ . Ho spiato il suo rapporto col montaggio, il suo lavoro con la musica. L’incontro con scenografi, musicisti, attori e grandi autori ( Beckett - Duras - Ibsen - Williams - Fitzgerald - D’annunzio – Gide ) hanno lavorato per me ulteriormente, segretamente. Senza contare un continuo laboratorio permanente, extra spettacolo - parallelo sul rapporto musica – scena. Seminari sull’interazione profonda di questi due elementi, linguaggi portanti. La comunicazione deve quindi avvenire forzando, artando, contraendo il tempo, traslando. Tecnicamente, oggi, riesco a rivedere quello che ieri, con lo sviluppo e la stampa veniva vanificato o dai bagni o dalla dimensione dell’immagine. Accade con uno zoom all’interno di un’immagine fissa di rivivere Rotella o Gilbert & Gorge. Penso al cartone animato e ai suoi sperimentatori canadesi ( Norman McLaren ).

EliseoCafé
Teatro Eliseo - Via Nazionale. 183 - Roma

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Drink In Art 08-09
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