Gli anni centrali. Una mostra di opere relative agli anni '70 ed '80 e riconducibili in gran parte al progetto ROCI - Rauschenberg Overseas Culture Interchange: l'artista ha portato la sua arte in luoghi nuovi e distanti, dove e' stata totalmente ispirata da ogni nazione visitata, realizzando opere destinate a illustrare e comunicare l'immaginario e la cultura da un Paese ad un altro.
La galleria In Arco inaugura il nuovo anno con una mostra di opere di Robert Rauschenberg, relative agli anni '70 ed '80 e
riconducibili in gran parte al progetto ROCI.
Rauschenberg nacque nel 1925 nella cittadina provinciale di Port Arthur, Texas ed è scomparso, nel maggio scorso, nella sua
casa/studio di Captiva Island. Nelle sue vene scorreva un tipico cocktail americano, sangue tedesco dalla mentalità sobria
mischiato con quello cherokee nativo nordamericano. Per tutta la seconda metà del secolo scorso il contributo artistico di
Robert Rauschenberg ha stupito, deliziato e illuminato il mondo contemporaneo, in quanto sperimentatore senza limiti con la
fotografia, la danza, la performance, la stampa, la pittura e la scultura. Ha lasciato, con un fascino tutto suo, un segno nell'arte
del nostro tempo, esaltando ogni cosa connessa alle sue molteplici "associazioni", che mediano tra la pittura, la scultura ed il
collage e utilizzando ogni tipo di materiale assogettato al servizio della sua sconfinata fantasia: vernici, metalli, legno, pietra,
pelle d'animale, tessuto, barattoli di latta, cerchioni d'auto e quant'altro ci possa essere di manipolabile. Fondamentale per
Rauscenberg é stato l'uso della fotografia, legata all'ossessione ed al suo sogno irrealizzabile di fotografare il mondo intero
centimetro per centimetro.
«Se vedi qualcosa che ti riconduce a una foto, quella è la "verità". Uso tutto quello che posso trovare, ma la fotografia è per
me un modo di stare in contatto con tutte le ombre e i punti più luminosi che mi circondano. Quando utilizzo la fotografia
attraverso la serigrafia, le immagini trovano il loro spazio nei dipinti e nelle mie sculture».
La peculiarità di questa mostra consiste in tre serie, realizzate negli anni '70 e '80, derivate dal progetto ROCI. Con il
Rauschenberg Overseas Culture Interchange (ROCI) l'artista ha portato la sua arte in luoghi nuovi e distanti, dove è stata
totalmente ispirata da ogni nazione visitata, realizzando opere destinate a illustrare e comunicare l'immaginario e la cultura da
un paese ad un altro. Per Rauschenberg la superficie rispecchiata ha esaltato la sua capacità di coinvolgere e anche di
inquietare. Perfino in un mondo dove le superfici riflettenti sono associate al packaging e ai volantini, oggetti monouso, o dove
sono giunte a simboleggiare le superfici universali della perfezione tecnologica, il lavoro di Rauschenberg ci ricorda che gli
specchi erano una volta visti come porte d'accesso all'altro mondo e all'anima. La funzione dell'intero progetto ROCI era di
unire culturalmente mondi distanti e separati; i vuoti evocati da un'immagine misteriosa diventano, per Rauschenberg,
espressione di sinuosa e sensuale bellezza. Con ROCI l'artista agiva - attraverso lo spazio mentale creato da un crossover
culturale e sociale - sull'esperienza temporale e lo spazio smaterializzato, che veniva creato e da cui emergeva l'idea centrale,
ha sempre interessato l'intera sua opera. Mescolando l'arcaico con il contemporaneo e il sacro con il profano, Rauschenberg ci
riconduce al nostro immaginario su luoghi così differenti del mondo; così siamo portati a valutare ogni lavoro da differenti
punti di vista, dove le immagini possono apparire postive o negative, diventare visibili o invisibili a seconda di come scegliamo
di posizionarci.
Con il ROCI le sue fantasie si sono materializzate in molti paesi, con una generosità senza precedenti nelle relazioni umane; il
progetto si é poi evoluto continuamente, come risultato dell'incontro dell'artista con le varie culture di quei posti. Ciò che
stava diventando il ROCI non venne pienamente apprezzato fino a che Rauschenberg non visitò nel 1982 Jingxian, nella
provincia di Anhui in Cina, per lavorare in una delle cartiere più vecchie del mondo e dove la carta, che laggiù ha una tradizione di mille anni, veniva usata in una maniera totalmente differente. La pasta della carta infatti veniva colata usando la
tecnica dello scroll-maker e poi lavorata con processi che sono parte della loro tecnologia; in questo modo, operando fianco a
fianco con i cinesi, ne testimoniava l'attuale cambiamento nei confronti della tecnologia usata in precedenza. Intanto, mentre
visitava un certo numero di città della Cina, ne catturavava migliaia di immagini, che sarebbero in seguito state incluse in un
collage ininterrotto di fotografie lungo trenta metri.
Il suo modo di lavorare e di procedere può essere visto come un modello dell'eccellenza sociale e culturale, ottenuta da un
impiego concentrato in comuni obiettivi, dove lo stesso artista esalta le differenze tra persone e culture e ci dimostra,
attraverso la sua arte, che la celebrazione di queste differenze rende la vita intera e proficua.
Il ROCI è, a tutti gli effetti effetti, la maniera di Rauschenberg di agire all'interno di concetti globali, talvolta spiazzanti; si
avverte infatti una sorta di ingenuità, a volte persino repressa o elusa, che l'artista intuiva potesse essere riscontrata solo
viaggiando e lavorando in quei paesi lontani. Di grande importanza ne conseguì l'uso da parte di Rauschenberg del colore, dei
tessuti e dell'assemblaggio scultoreo, con il suo riutilizzo della serigrafia utilizzata per alcune serie di lavori. Egli infatti aveva
spesso evitato l'uso di questa tecnica per i dipinti, dal suo ultimo grande utilizzo serigrafico del 1962-1964. Questi primi lavori
spesso catturavano immagini di "seconda mano", prese dai media pubblici che venivano riutilizzate per realizzare dipinti
complessi, intrecciati con inchiostri attenuati dalla serigrafia stessa. Per contrasto, nei lavori del ROCI venivano usate solo
fotografie proprie dell'artista, utilizzando inoltre nuovi colori chiari ad acrilico; le foto sono la documentazione immediata,
autentica, l' "informazione" e i fatti sulle cose che Rauschenberg ha osservato in tutti quei paesi. Mentre altri artisti
contemporanei sembrano così legati allo studio, lavorando dentro di essi e dentro se stessi, Rauschenberg è stato con l'intero
progetto ROCI proiettato all'esterno ed i viaggi necessari per realizzarlo erano per lui lo stimolo ideale per indagare,
esaminare, raccogliere cose ed input assolutamente inediti; tutto ciò recuperando pittoresche scene esotiche e modificandole
con la sua tipica ripartizione ed appropriazione della realtà. Una dislocazione culturale tale potrebbe apparire problematica, ma
non per Rauschenberg, che ha sempre operato questa sua scrematura visuale in modo così energetico e vitale, nodo cruciale
della sua arte.
Robert Rauschenberg salì agli onori della cronaca nel 1964, quando vinse alla Biennale di Venezia il Gran Premio per la Pittura,
che di fatto determinò l'affermarsi nel mondo della Pop Art. Innumerevoli da allora le esposizioni dell'artista nei più prestigiosi
musei del mondo, tra cui la WHITECHAPEL GALLERY (LONDRA, 1964), WALKER ART CENTER (MINNEAPOLIS, 1965), MOMA
(NYC, 1966-1969), NATIONAL GALLERY (WASHINGTON, 1976-2007), CENTRE GEORGES POMPIDOU (PARIGI, 1981-2006),
WHITNEY MUSEUM (NYC, 1990-2000), GUGGENHEIM MUSEUM (NYC, 1997), LUDWIG MUSEUM (COLONIA, 1998), FINE ARTS
MUSEUM (BOSTON, 2002), MUSEUM OF ARTS (DALLAS, 2005), METROPOLITAN (NYC, 2006), MOCA (L.A. 2006), MODERNA
MUSEET (STOCCOLMA, 2007), MADRE (NAPOLI, 2008), solo per citarne alcuni.
Galleria In Arco
Piazza Vittorio Veneto 1-3 - Torino
Orari: mart-sab 10/12.30 - 16/19,30
Ingresso libero