Sissy Rizzato e Giuliana Maldini. In mostra due artiste molto diverse: da una parte un'arte informale, un collage di colori, ritagliati e ricontestualizzati rispetto alle riviste patinate; dall'altra un'arte figurativa, dove la protagonista e' una danza di donne sensuali.
Due artiste molto diverse: da una parte un’arte informale, un collage di colori, ritagliati e ricontestualizzati rispetto alle riviste patinate; dall’altra un’arte figurativa, dove la danza dei colori si trasforma nella danza di donne sensuali, abbandonate a uomini che sanno come accompagnare le donne. Da una parte un’acuta “scultrice” del colore, dall’altro un’ironica disegnatrice di psicologie femminili.
Sissy Rizzato: Risonanze Cromatiche
Schegge di colore
di Vanni Pasca
Il lavoro di Sissy Rizzatto mi ha colpito sin dagli inizi: per la felicità cromatica, che si segnala a prima vista, ma anche, e ciò a distanza di tempo si riconferma pienamente, per la libertà compositiva. C’è in esso, infatti, una sorta di non ostentata ma ostinata
autonomia che rende difficile rintracciare discendenze o genealogie, come i critici amano fare. L’astrattismo che lo caratterizza, e la tecnica del collage che l’artista milanese predilige, percorrono, come si sa, tutto il XX secolo. E’ questa koinè che sottende il suo lavoro, mentre riferimenti più evidenti a singoli autori appaiono solo occasionalmente qua e là.
C’è, mi sembra, un solo riferimento esplicito, presente nel titolo di alcune sue opere: To Frank. Si presume si tratti di Frank Stella, e sembra trattarsi di stima e ammirazione personali più che di debito figurativo. C’è un altro aspetto: la tranquilla convinzione che il mondo reale, nella sua complessità cromatica, venga incessantemente consegnato ad un archivio in fieri costituito da libri, riviste, cataloghi, e dalle loro pagine colorate: un mondo di artefatti che, va ricordato, sono prodotti industrialmente, sono parte di una seconda natura, quella in cui realmente viviamo. Ma l’artista non procede con operazioni di spostamento semantico o di spiazzamento, non si tratta di ready made quanto di assemblage che si realizzano attraverso una serie progressiva di scelte.
L’artista sceglie i colori, cioè le pagine colorate; le ritaglia in sagome definite in vista di una loro ri-composizione su un supporto cartaceo o di altro tipo; nel ri-comporle le trasforma in elementi costitutivi di composizioni astratte ma in qualche modo “reali” (Van Doesburg definiva “astratto-reali” gli artefatti De Stijl).
E felicità cromatica e autonomia linguistica definiscono così un singolare percorso che appare interamente “progettato”, realizzato cioè attraverso una serie di scelte operate dall’artista, al di là dell’apparente felice facilità con cui si presentano le singole composizioni: schegge di mondi colorati, ipotesi di aperture su infiniti mondi possibili, forse collegati tra loro ma che dal nostro procedono.
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Giuliana Maldini: Colori in ballo
Di Lella Costa
A me i quadri della Giuliana fanno venire in mente la musica. E non soltanto perché le donne della Giuliana sono ballerine e danzatrici e acrobate e equilibriste della vita, no: è proprio che, guardandole, par di sentire una colonna sonora fatta di voci diverse, suggestioni, ritmi, canto. Un po’ ironica, un po’ romantica, mai rancorosa o drammatica, a volte con uno swing imprevedinile, un rap inatteso, Paolo Conte, per cominciare – mica per niente son quasi compaesani, lui e la Giiuliana – con le sue “donne d’inverno” e la sua “tenerezza internazionale”. E poi tante voci femminili – Carol King e Joni Mitchell, Patti Smith e Nina Simone, Billie Holiday e Tracy Chapman. Qualche cantautore non solo nostrano, un po’ di Bob Dylan, un po’ di Beatles (Lovely Rita, meter maid, where would I be without you?...).
E poi, Maria Callas. Non può essere che la sua voce ad accompagnare il sonno volante sulle città, i fiori, gli uomini; una voce che ha dimenticato ogni livore e sa chiedere senza astio, sa raccontarsi senza autocommiserazione: «Oh, reponds a ma tendresse», eccola di nuovo la tenerezza, ironica e leggera come una ballerina. E d’altra parte l’ha detto anche Vecchioni, no? “Costano, le donne costano più dei gioielli dei motori e delle lacrime ballano, le donne ballano, ma quelle vere sono rare e non ritornano puoi farle piangere”. ma non rimpiangere...” Secondo me stava pensando alla Giuliana.
Giuliana Maldini è stata la prima donna in Italia a pubblicare un libro di vignette, nel 1978. È anche pittrice, scultrice, autrice di storie a fumetti, di libri per bambini e di libri satirici.
Inaugurazione mercoledì 14 Ggennaio 2009
Spazio Tadini
Via Jommelli, 24
dalle 18 alle 22.30
lunedì a sabato dalle 15,30 alle 19.
In coincidenza con gli eventi di Spazio Tadini ingresso fino alle 24