Cocreto luce. Nelle opere esposte continua la ricerca dell'artista sulla luce intesa come energia fisica e poetica dell'essere, capace di dare vita a un universo di immagini, espressioni di una figuralita' che coniuga astrazione ed empatia.
“Pittura sempre sul confine quella di Querci, mai interessata a oltrepassarlo per l’univocità di una sola figura, piuttosto pronta invece all’essenza di tutte quelle possibili. Così, nel panorama delle ricerche sulle molteplici prassi della pittura non mimeticamente rappresentativa, Querci occupa un posto originale insieme a pochi altri artisti contemporanei italiani “ – scrive Bruno Corà nell’introduzione al catalogo della mostra antologica tenutasi presso il Centro Arte Moderna e Contemporanea della Spezia nel 2007.
“Elaborare una chiave di lettura complessiva dell’opera di Bruno Querci – indica Francesca Pola a tale proposito nel medesimo catalogo (Da luce a luce E ritorno in Sequenze luce, Enclave 6, Progetti d’artista, 6 ottobre – 11 novembre 2007) – pone, in primo luogo, la questione dell’adozione di un metodo storico – critico che sia in grado di rispecchiarne la dimensione articolata e diramata, ma all’interno di quel discorso altamente coerente e inderogabilmente radicale perseguito dall’artista in oltre due decenni di attività”.
Così nell’enucleare gli elementi portanti della sua ricerca prosegue: “Adottando una prospettiva totale d’interpretazione del suo lavoro, emerge infatti un elemento fondamentale che lo caratterizza, che è possibile definire nei termini di una dialettica continua tra progressione e ciclicità. Un ritornare su se stesso, ossessivamente, non come ripetizione di immagine, ma come variazione continua:percorso non lineare, eppure conseguente, di una idea creativa, che si ritrova tesa all’esplorazione delle proprie molteplici possibilità di espressione.
Nella “ riconquista della pregnanza significante dell’immagine, del suo valore per il singolo e la collettività, del suo parlare un linguaggio ‘umano’” – riscopre “la luce, sorgente e origine del vedere, intesa come energia fisica e poetica dell’essere” capace di dare vita “a un universo di immagini che continuamente torna sui suoi presupposti, per rendere presenti espressioni sempre nuove di una figuralità che coniuga “astrazione” ed “empatia”, distacco e partecipazione, assoluto e relativo” e già dagli esordi alla metà degli anni Ottanta l’artista riduce la propria tavolozza ai due non – colori del bianco e del nero, che lo accompagneranno senza soluzione di continuità lungo l’intero suo percorso creativo successivo”.
Anche nelle ultime opere esposte, di cui alcune, per la prima volta, su carta persegue nell’idea di cogliere, tramite tale binomio inscindibile, l’essenza, così che il contrasto simultaneo non diventa l’emblema di un’opposizione, ma di una congiunzione globale, tanto che ogni dimensione, ogni piano o sezione giungono ad annullarsi nella totalità dello spazio.
L’artista tenta di rendere, nel dialogo continuo tra rigore e lirismo, questa continuità, di captare l’assoluto riducendo al minimo gli elementi compositivi; sia la traccia di una linea, sia un riquadro di superficie diventano soli frammenti di un campo illimitato, rarefatto, come infinitesimale impronta visibile dell’invisibile.
Senza alcuna intenzione riduttiva a suo tempo Filiberto Menna ha proposto a questo riguardo nel versante dell’arte analitica la denominazione “astrazione povera” come nucleo di ricerche orientate verso una pittura astratta radicale basata sull’azzeramento totale ed assoluto.
Dice l’artista: ““Nel mio lavoro l’azzeramento cromatico, l’uso del bianco – nero, non sono elementi d’arrivo né evidenza di una forzatura stilistica, ma sono componenti primarie alla necessità fisiologica, al mio irriducibile modo di concepire l’opera.[…] Io lavoro sul limite, nella ricerca di afferrare l’infinito, di dare forma a questo esistere che sempre scappa eppure sempre presente nello spazio innescando così in me la necessità – creazione. Necessità di figurare la sua sostanza, la sua energia. Io da parte mia posso solo aspettarlo sul bordo.[…] Usando il bianco – nero avrò anche il superamento della materia – colore, entrerò in una materia sconosciuta dove esisterà la rigenerazione a nuove immagini, scaturite nella superficie – soglia dove la mia tela sarà il filtro, il campo d’azione delle immagini scaturite nell’involontarietà e nell’imprevedibilità del risultato” (op.cit., pp.52 – 55, Prato 2004).
Querci “è pittore rigoroso dell’assoluto” - scrive Mauro Panzera riguardo alla mostra Partitura per quartetto inaugurata nel 2008 a San Donato Val di Comino – “Poiché il suo sistema formale conosce due soli elementi, la luce e la forma, mette in scena puramente il contrasto di bianco e nero, ovvero il corpo che si fa forma e la luce che ne consente la visione.[…] Quando tutto è in tensione il corpo si rivela: l’esperienza universale della creazione. Conosco Querci da anni e mi commuove questa sua dedizione, che partecipa di un’aspirazione mistica, ma che intende portare conoscenza sul mondo, cercato nella sua struttura essenziale, mentale e visionaria”.
Inaugurazione sabato 17 gennaio 2009, ore 18
Sincresis Associazione culturale per le arti contemporanee
Via della Repubblica nn. 52/54 Empoli
Orari: da mercoledì a venerdì ore 17,30 - 19,30; sabato visite per appuntamento
ingresso libero