Giacomo Balla
Umberto Brunelleschi
Guido Cadorin
Duilio Cambellotti
Felice Casorati
Galileo Chini
Fortunato Depero
Feruccio Ferrazzi
Cornelio Geranzani
Alberto Martini
Gio' Ponti
Giulio Aristide Sartorio
Mario Sironi
Ernesto Thayaht
Vittorio Zecchin
Dario Matteoni
Francesca Cagianell
La mostra articolata in 11 sezioni intende documentare lo svolgersi in Italia di quel periodo artistico che dal decorativismo derivato dall'esperienza liberty passa ad utilizzare le idee formali del Futurismo. L'esposizione inoltre documenta alcuni aspetti esemplari connessi alle arti decorative al fine di offrire tutte le possibili sfaccettature con le quali il gusto deco si presenta in Italia: dalla cartellonistica di Gio' Ponti per le ceramiche di Richard Ginori all'attivita' di Vittorio Zecchin in bilico tra decorazione pittorica e raffinate produzioni vetrarie.
a cura di Dario Matteoni e Francesca Cagianelli
Dal 31 gennaio 2009, Palazzo Roverella riproporrà il suo annuale appuntamento con le grandi esposizioni d’arte. Il filone sarà, ancora una volta, quello dell’arte in Italia tra fine Ottocento e primi decenni del Novecento. Dopo aver, con successo, indagato gli anni della Belle Epoque (1880 – 1915), è la volta del Déco, un termine che indica uno stile, un gusto che segnò nelle diverse arti il periodo compreso tra i due conflitti mondiali. Déco esprime la ricerca di una modernità che intendeva superare la mera funzionalità delle forme aggiungendo ad esse eleganza e persuasività.
Il termine Art Déco o più brevemente Déco fu coniato negli anni ’60 come ricapitolazione critica condotta dagli storici di uno stile o, più correttamente possiamo dire di un gusto che aveva segnato nelle diverse arti il periodo compreso tra i due conflitti mondiali. Come sovente accade per la storia dell’arte fu il riconoscimento a-posteriori di temi e di formule figurative riconducibili ad un comune denominatore. E’ possibile definire il Déco come manifestazione di un gusto non fondato su precise teorizzazioni - in questo si è voluto vedere la discontinuità con l’Art Nouveau - ma assai diffuso in tutte le manifestazioni artistiche rivolte, come si diceva, alla ricerca di una modernità che intendeva superare la mera funzionalità delle forme aggiungendo ad esse eleganza e persuasività. Possiamo quindi accettare il termine Déco come sinonimo di un’idea di moderno, non di modernista. L’Art Déco, affermatasi negli anni Venti e Trenta e caratterizzata da numerose sfaccettature, si ispira alle geometrie dell’universo della macchina, alle forme prismatiche delle costruzioni metropolitane e a modelli di una classicità altrettanto persuasiva nei propri canoni di eleganza. Il termine Art Déco era facilmente passato dal ristretto mondo degli specialisti al largo pubblico che rapidamente si è impadronito di questa etichetta evocativa di una moda.
Fino ad oggi il tema dell’Art Déco indagato è presentato al grande pubblico prevalentemente per gli aspetti connessi alle arti decorative, agli interni e all’architettura. Solo di recente si è cercato di verificare anche nelle altri arti le possibili consonanze con il gusto déco. L’intento della mostra che si aprirà nelle sale del Palazzo Roverella di Rovigo intende offrire al pubblico un possibile filo di lettura con uno sguardo che privilegia la produzione pittorica (senza tralasciare la scultura cui è dedicata una sezione) nell’assunto che un filo di coerenza percorra tali ricerche proprio nel riferirsi alla comune problematica della decorazione e della modernità.
La critica aveva potuto cogliere un possibile avvio della stagione dell’Art Déco nell’Exposition Internationale Arts Décoratifs et Industriels des Modernes che si era tenuta a Parigi nel 1925, sottolineando, quindi, un primato della Francia.
Anche l’Italia partecipa con una posizione affatto originale all’affermarsi di tale gusto: non possiamo dimenticare che a partire dal 1923 si tengono a Monza mostre biennali di arti decorative seppure ancora legate all’idea di un artigianato regionale. La mostra articolata in undici sezioni intende documentare lo svolgersi in Italia di questa temperie artistica che dal decorativismo derivato ancora dall’esperienza liberty di Galileo Chini di Umberto Brunellechi o di Duilio Cambellotti passa ad utilizzare le idee formali del Futurismo come dimostrano le opere di Giacomo Balla, di Fortunato Depero, di Diulgheroff, Fillia. E’ quindi vero che nel Déco in Italia possiamo trovare ad un tempo sollecitazioni classiciste e rappresentazioni del mondo meccanico, attenzione alla sinuosità offerta dai ritmi della danza e ancora la modellazione plastica degli sports. Rientrano, quindi a pieno titolo in una declinazione di questo gusto anche le opere di Mario Sironi, Achille Funi, Ubaldo Oppi, Gino Severini, Felice Casorati.
La mostra intende poi documentare alcuni aspetti esemplari connessi alle arti decorative al fine proprio di offrire le possibili sfaccettature con le quali il gusto déco si presenta in Italia: così accanto alla cartellonistica si è voluto in particolare presentare la produzione che l'architetto milanese Giò Ponti realizza per l'industria ceramica Richard Ginori, produzione significativamente premiata all’Esposizione di Parigi del 1925 e ancora l’attività di Vittorio Zecchin in bilico tra decorazione pittorica e raffinate produzioni vetrarie.
La mostra si articola in 11 sezioni così intitolate: Inflessioni decorative del Déco; Verso nuove sintesi; Orizzonti esotici; Vittorio Zecchin e Murano: Déco tra vetri e dipinti; Divagazioni futuriste; Geometrie del Futurismo; La severità del Déco; Il sogno dell’antico; Giò Ponti: intorno alla Richard-Ginori; Déco scolpito; Il Déco nella grafica.
Giò Ponti in casa Palladio
Nella autobiografia Ponti rievocando gli anni della prima guerra mondiale ricorda “l'enorme impressione che ebbi vivendo ... nei periodi riposo dal fronte, in edifici del Palladio con la possibilità di vederne più che potevo”
Nulla di strano, quindi, se la mostra DÉCO. Arte in Italia 1919 – 1939 si apra anche al grande architetto e designer, riservandogli una sezione speciale allestita nella Palladiana Villa Badoera a Fratta Polesine.
Tra la mostra di Palazzo Roverella e questa sezione monografica ci sarà quasi un “passaggio di testimone”. A Palazzo Roverella di Giò Ponti sarà infatti presente una raffinatissima, elegante serie di ceramiche realizzate per la Richard Ginori.
A Fratta Polesine, invece, sia pure per “appunti”, sarà ricordata la sua intensa attività di designer che trova il massimo sviluppo esattamente nel periodo storico preso in esame dalla mostra del Decò.
Tra il 1923 e il 1930 il giovane Ponti assume la direzione artistica della Manifattura Richard Ginori: i grandi e i piccoli pezzi prodotti in questo periodo hanno in comune la qualità più calata nella produzione di serie. A Parigi con le ceramiche vince il “Gran Prix.
Ma Ponti non firma solo le porcellane della Richard Ginori: nel 1927 spinge La Rinascente a diffondere i mobili in serie che disegna per “Domus nova”. Con questa produzione, ma anche “i mobili d'eccezione” sarà presente alle Biennali e alle Triennali di Monza dal 1923 al 1930. Industria, serie, diffusione sono espressione della versatilità di Ponti, non è un caso che nel 1928 egli fondi la rivista “Domus” una delle voci della “modernità” nell’Italia tra le due guerre.
Mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo in collaborazione con Accademia dei Concordi e Comune di Rovigo. A cura di Dario Matteoni e Francesca Cagianelli; direzione della mostra: Alessia Vedova.
Per informazioni: Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo
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Vernice per la Stampa Sabato 31 gennaio 2009 ore 12
Palazzo Roverella
Villa Badoer - Sezione Giò Ponti
Via Tasso, 1, Fratta Polesine (RO)
Feriali: 10.00-13.00; 14.00-18.00
Sabato e festivi: 10.00-13.00; 14.00-19.00
Biglietto per la sezione Giò Ponti a Villa Badoer: € 5
Biglietto integrato per la sezione di Giò Ponti di Villa Badoer e mostra Déco a Palazzo Roverella: € 10
Biglietto per la mostra Déco a Palazzo Roverella acquistato in un secondo momento rispetto alla visita alla sezione Giò Ponti di Villa Badoer, con esibizione del biglietto: € 7
Visite guidate per gruppi (massimo 25 persone): adulti € 60, scuole € 25.
Palazzo Roverella
Via Laurenti - Rovigo
feriali 9.00-19.00; sabato 9.00-21.00;festivi 9.00-20.00.
Chiuso i lunedì non festivi
Biglietti intero € 9, ridotto € 7
(dai 6 ai 18 anni, over 65, studenti universitari, categorie convenzionate);
gratuito (bambini fino ai 6 anni, portatori di handicap con un accompagnatore, giornalisti con tesserino, militari in divisa);
gruppi (almeno 20 persone) € 7 (gratuito per un accompagnatore);
gruppi scolastici € 5 (gratuito per due accompagnatori);
promozione € 5 (martedì e mercoledì 9.00-13.00)