Il Good Design tra storia e futuro. Il percorso espositivo propone pannelli fotografici e testuali, interviste e installazioni video, ma soprattutto mostra pezzi emblematici che hanno rivoluzionato il mondo del design. Una sezione della mostra dedica un omaggio a Marco Zanuso, mentre un'altra e' incentrata sulla figura di Dieter Rams.
Design, forma e funzione, lusso e semplicità, durata e effimero, moda e classicità. In questo anno di crisi, si cerca l'essenzialità e si elimina il superfluo o si sceglie l'eccesso per allontanare le paure? Come risponde il design? Con quali scelte creative e produttive?
Ultrafragola (http://www.ultrafragola.com) propone una mostra sul buon design, anzi sul Good Design (l'espressione è nata in America negli anni '50) e si interroga sulla ”importanza del good design oggi come forza economica, morale e sociale nata dalla consapevolezza di ciò, a tutti i livelli della produzione industriale.”
La mostra conduce il visitatore attraverso un percorso che alterna presente, passato e futuro, ma soprattutto cerca di distinguere tra buono, brutto e cattivo design. Ma come si può distinguere oggi tra buon design e cattivo design? E in base a cosa un oggetto si definisce brutto? È solo una questione di... gusto? Abbiamo invitato alcuni noti designer e architetti a rispondere alla seguente domanda: INDICARE 3 OGGETTI CHE CORRISPONDONO ALLA PROPRIA IDEA DI BUONO, BRUTTO E CATTIVO DESIGN E DARE UNA BREVE DEFINIZIONE DEI TRE CONCETTI. In mostra saranno esposti i risultati di queste scelte, dando la possibilità ai visitatori di esprimere, attraverso bollini adesivi, consenso e contrarietà alla selezione degli esperti.
La mostra realizza un percorso didattico che ricostruisce le tappe della nascita del Good Design. Quando il concetto di Good Design non era ancora nato troviamo il movimento inglese Arts & Crafts e quello tedesco del Deutscher Werkbund nei primi anni del '900. Passando dalla Scuola del Bauhaus alle sperimentazioni di Charles e Ray Eames negli Stati Uniti, da Bruno Munari a Dieter Rams si arriva a coniare l'espressione “Good Design” dopo le omonime mostre promosse tra il 1950 e il 1955 dal MOMA di New York e dal Merchandise Mart di Chicago. Ma Good Design è anche il titolo di un libro di Bruno Munari, pubblicato da Scheiwiller nel 1963. Il percorso espositivo propone pannelli fotografici e testuali, interviste e installazioni video, postazioni di computer per una visita interattiva, ma soprattutto mostra pezzi emblematici che hanno rivoluzionato il mondo del design.
A Bruno Munari è dedicato un video che gioca 'alla maniera di Munari' con un oggetto, l'arancia, “dove si riscontra l'assoluta coerenza tra forma, funzione, consumo. Persino il colore è esatto, in blu sarebbe sbagliato.” Una sezione della mostra è dedicata a Dieter Rams. Il capo progetto del Dipartimento di Design della Braun, tra il 1955 e la fine degli anni '90 aveva fissato dieci comandamenti del buon design, ovvero le qualità che un oggetto di buon design deve possedere. Una collezione dei prodotti storici della Braun e della Apple (esempi di good design) sono presentati in una sezione della mostra allestita tra gli scaffali della 606, la famosa libreria disegnata da Rams negli anni '60.
La Braun, così come l'Olivetti, fu tra le prime aziende a creare negli anni '50 un dipartimento di design interno. I prodotti disegnati da Rams (e anche da altri designers) negli anni ‘50 e ‘60, se confrontati con quelli di Jonathan Ive, designer della Apple, contengono tutte le tracce estetiche dei prodotti Apple del passato, presente e forse anche del futuro.
Un'azienda italiana che, fin dalla fondazione, ha scelto sempre di investire nel Good Design è Brionvega. Prodotti affidabili, facili, in cui bellezza e tecnologia hanno sempre trovato la sintesi perfetta, ma soprattutto il design oltre le mode, attuale ma durevole, tanto da creare diversi prodotti icone, oggi rivisitati e attualizzati solo nelle parti tecnologiche. Parliamo dell’Algol, della Ts522, di Cuboglass, di Doney, della rr226, della rr227. E parliamo di designer come Mario Bellini, Richard Sapper, Marco Zanuso, i fratelli Achille e Piergiacomo Castiglioni, Hannes Wettstein, Ettore Sottsass. Anche l’ultima nata, la tv Alpha, è già un’icona.
Quando il design è… good, dura nel tempo. E' il caso di alcuni oggetti che Brionvega ha riproposto al mercato mezzo secolo dopo la loro creazione. La mostra presenta, affiancati, il pezzo originale e il nuovo apparecchio, affinché se ne possano ricercare le differenze, come in un gioco della settimana enigmistica. E se il segreto dell’immortalità delle icone fosse il Good Design? Una sezione della mostra dedica un piccolo omaggio a Marco Zanuso, tra i primi designer della Brionvega, uno dei maestri italiani del good design.
Rimane aperta la domanda sul brutto design. Dice Umberto Eco: «C'è il brutto naturale e il brutto artistico dove il brutto viene redento dalla sua rappresentazione, il brutto bellamente descritto. Dunque sono tre i fenomeni: il brutto in sé, il brutto formale e la rappresentazione artistica di entrambi». E nel design degli oggetti?
Ultrafragola non crede alla bruttezza. O meglio, crede, con un po' di ironia, che anche alla bruttezza finisci per affezionarti, forse più che alla bellezza. Per dirla con Guido Gozzano nella sua “Signorina Felicita” : Sei quasi brutta, priva di lusinga nelle tue vesti quasi campagnole, ma la tua faccia buona e casalinga, ma i bei capelli di color di sole, attorti in minutissime trecciuole, ti fanno un tipo di beltà fiamminga.
L'ultima sezione della mostra vuole giocare ad accostare per analogia, in una installazione multimediale, “le buone cose di pessimo gusto” (da L'amica di Nonna Speranza, poesia di Guido Gozzano del 1850) agli oggetti del design contemporaneo.
Villa Sartirana
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