Gli scatti di Manta offrono una partecipe testimonianza sul carcere di Djunami in Uganda dove ergastolani e condannati a morte scontano la loro detenzione con i lavori forzati.
Gli scatti di Antonio Manta offrono una partecipe testimonianza sul carcere di Djunami in Uganda dove ergastolani e condannati a morte scontano la loro detenzione con i lavori forzati, sotto iperarmata scorta. Le immagini, impreziosite da giusto taglio e parchi effetti estetici, rivelano la sua non comune sensibilità nel reportage sociale, focalizzando l’attenzione sulle persone e sul loro mondo senza perdere di naturalezza pur con soggetti in posa.
La vicenda umana nel gran nitore di dettagli ma anche nella sapiente sfocatura, esplode da un nero assoluto, simbolo del buio fisico e della paura della morte che ovunque aleggia. Il vibrante bianco-nero sottolinea, quasi ossessivamente, sguardi intensi, espressioni dei prigionieri per evidenziarne la drammaticità esistenziale.
Dalle situazioni colte nelle strutture carcerarie all’imponenza statuaria di soggetti inquadrati con rigore ed immediatezza, percezioni emotive animano un reportage sentito e vissuto, capace di far vibrare le corde più intime dell’animo del lettore. Efficace è il linguaggio nella resa degli ambienti e nell’interpretazione dei protagonisti, ben condotta l’indagine in una struttura narrativa dai valori tonali ben dosati, capaci di far superare l’osservato per giungere all’osservatore.
Le scelte fotografiche rivelano un elemento forte che spiazza: il punctum di Barthes scardina la visione e fa slittare ogni possibile significante per rivelare un significato nuovo e inaspettato. Con la fotografia forse non si risolvono i problemi del mondo, però lì si può far arrivare alla condivisione a società lontane nello spazio e nella conoscenza.
Nella cultura africana per la quale i proverbi sono pilastri di saggezza e conferma di valori, c’è il detto: “Per quanto duri la notte, il sole finirà per alzarsi”. A chi ancora vive una lunga notte di dolori e angosce, questo lavoro, unitamente a tutte le nostre speranze, porti l’auspicio dell’alba vicina.
Testo a cura di Giancarlo Torresani (Direttore del Dipartimento Attvità Culturali FIAF)
Antonio Manta è nato ad Empoli nel 1966.
Stampatore per importanti fotografi quali Pepi Merisio e Nino Migliori, propone una serie di servizi per la stampa Fine Art digitale rivolti sia agli appassionati che ai professionisti. Inizia la sua avventura fotografica all'età di quattordici anni frequentando lo studio di un importante fotografo della città che gli insegna i segreti e le alchimie della camera oscura. Nel 1998 fonda "M.I.P" (Multimedia Information Projet) che si occupa di comunicazioni multimediali e stampe fotografiche professionali.
Nel 1999 vince il primo premio ex-equo con Rai Educational al festival "100 città d'arte” di Ferrara. Da questa importante esperienza nasce l'idea di utilizzare la tecnologia digitale quale nuovo e alternativo approccio alla camera oscura tradizionale. Partecipa così a numerosi corsi di aggiornamento professionali con l'obiettivo di raggiungere livelli di eccellenza. Dal 2001 inizia una nuova fase tesa alla continua ricerca di innovativi supporti tecnologici e materiali atti a realizzare fotografie di altissima qualità. In parallelo svolge una sua ricerca fotografica e numerose sono le mostre personali che gli hanno dedicato.
La mostra, alla presenza dell'Autore, sarà presentata da Giuseppe Fichera (Presidente del G. F. Le Gru), da Enzo Gabriele Leanza (Consigliere Nazionale FIAF) e da Santo Mongioì (Delegato Regionale FIAF)
Inaugurazione Venerdì 27 febbraio 2009 alle ore 20
Galleria FIAF - Le Gru
corso Vitt. Emanuele, 214 - Valverde (CT)
tutti i venerdì e lunedì fino al 16 marzo 2009 dalle ore 20,00 alle ore 21,30
ingresso libero