Mostra promozionale (valida fino al 22 marzo). Come una testimonial ammiccante e complice, l'artista fa della sua immagine il luogo dell'inesorabile soggiacere a modelli di bellezza con il codice a barre.
a cura di Simonetta Angelini
Deliri acquistabili di un consumista consumato e viziato; paradisi artificiali da centro commerciale.
Come su uno scaffale di supermercato in cui tutto diventa essenziale, desiderabile; in sovrabbondante ostensione, barocco, accattivante, debordante. L’apoteosi pop del prodotto commerciale noto affetto da un virus che ne corrode la riconoscibilità e contamina, ricontestualizza, smaterializza, edulcora: con il cartoon, con il pop anni 60 e 70, con le minuscole nevrosi contemporanee indotte subdolamente per cui la cura è il consumo.
L’ironia verbale ed espressiva diventa innocente e cattiva contraffazione di resistenza nel lavoro di Francesca Pierelli (Ancona, 1982). L’effigie dell’artista si rende parte del meccanismo ostensorio della logica e della manipolazione pubblicitaria. Come una testimonial ammiccante e complice, l’artista fa della sua immagine il luogo dell’inesorabile soggiacere a modelli di bellezza con il codice a barre, indotti e standardizzati, plastificati, siliconati e omologanti, a minuscoli desideri acquistabili a caro prezzo, a soluzioni in svendita totale per casalinghe disperate e vacue con minime nevrosi da salotto, ad una sessualità anestetizzata, anabolizzata, consumabile. L’autostima si somministra in compresse effervescenti, la ricchezza, il solo valore e unica aspirazione, si impara in un manuale. Facile, rassicurante, già digerito per cervelli inscatolati. È tutto in vendita.
Nell’ultimo atto la vita diviene prodotto da catena di montaggio. Marchio registrato, sul mercato. Da consumarsi preferibilmente entro.
Il corto circuito avviene nel linguaggio espressivo demistificante in cui è manifesto un gusto da hand made per la concretezza della pittura: l’ironia, il gioco con le parole, le connessioni tra gli immaginari, manomettono, corrodono, inducendo al pensiero attraverso la dislocazione e l’invenzione, l’ imperfezione ostentata, la linea piatta, l’eccedenza grafica, la deformazione, l’ alterazione di personaggi e contesti, la libera associazione. E se anche il pensiero critico dovesse diventare prodotto per avere un luogo nelle nostre menti?
Francesca Pierelli (Ancona 1982) si è diplomata all’accademia di Belle Arti frequentando i corsi di pittura dapprima a Macerata poi a Roma. Il suo lavoro di ricerca artistica è orientato sul rapporto tra la contemporaneità e l’immaginario pubblicitario attraverso l’ironia delle sue o-piere d’arte. Ha esposto nel 2006 con una personale all’ Atelier dell'Arco amoroso di Ancona e nel 2005 al Linux Club di Roma con una mostra dal titolo Paghi 2 prendi 3.
Inaugurazione: 27 febbraio 2009 ore 19:00
Caffe' del viale
viale don Bosco, 6 - Macerata
Orari: tutti i giorni 07.00 – 22.00 (chiuso domenica)
Ingresso libero