Galleria Varart
Firenze
via dell'Oriuolo, 47/49r
055 284265 FAX 055 213827
WEB
Enzo Cacciola
dal 12/3/2009 al 29/4/2009
10-12.30 e 16-19.30, chiuso lunedi' e festivi

Segnalato da

Varart



 
calendario eventi  :: 




12/3/2009

Enzo Cacciola

Galleria Varart, Firenze

Lavori 2008-1976. Dapprima l'olio, poi il cemento, l'amianto, il vinile, oggi il multigum: questi sono i materiali che ricoprono la tela che acquista una forza ed un equilibrio, potenti da un lato e lirici da un altro. In mostra lavori degli anni passati e recentissimi, per un totale di 20 opere.


comunicato stampa

a cura di Vanna Razzolini Vichi

Enzo Cacciola (Arenzano- Genova 1945) è stato uno dei protagonisti, negli anni Settanta, della Pittura Analitica, partecipando a moltissime importanti mostre in Italia e in Europa, fino alla Documenta di Kassel nel 1977. Successivamente si prende una sorta di periodo “sabbatico” dedicandosi attivamente all’amministrazione di un piccolo centro dell’Alto Monferrato, Rocca Grimalda, che diviene esempio internazionale per la ristrutturazione ambientale e culturale.

Da un decennio ha ripreso la pratica pittorica con immutato entusiasmo, vivendo l’attuale rinnovato interesse per la Pittura Analitica.
Cacciola ha sempre lavorato con le “sovrapposizioni” di colore, sempre monocromo, anche se non rigidamente assoluto. Dapprima l’olio, poi il cemento, l’amianto, il vinile, oggi il multigum: questi sono i materiali che ricoprono la tela che acquista una forza ed un equilibrio, potenti da un lato e lirici da un altro.

Oggi Cacciola predilige la struttura a dittico o trittico, “stringendo” la tela con bulloni di ferro, lasciati in evidenza, ad indicare la forza della coesione e dell’unione le quali, a loro volta, sono marcate da una sottile linea irregolare di resina vinilica: così la composizione risulta ben percepibile nelle sue partiture.

In questa esposizione alla galleria Varart di Firenze, Cacciola presenta lavori degli anni passati e recentissimi, per un totale di circa venti opere, che vanno a collocarsi tra i bianchi e i grigi della rinascimentale galleria fiorentina, creando un effetto cromatico assai suggestivo.

La mostra è accompagnata da un catalogo con un testo di Giorgio Bonomi.

IL MATERIALISMO PITTORICO DI ENZO CACCIOLA
di Giorgio Bonomi

La pittura di Enzo Cacciola è rigidamente “materialista”. L’artista, infatti, crea una realtà, l’opera, – ex nihilo, essendo “opera d’arte” – e questa non è niente di più né niente di meno che “se stessa”, nella sua materialità, matericità, fisicità, senza rimandi simbolici, metaforici, ideali.
Già nel fatto di non assegnare i titoli alle opere, come ha notato Claudio Cerritelli, vediamo il materialismo di Cacciola, dato che lo spettatore così non è indotto a pensieri, sensazioni o fantasie dalle locuzioni verbali delle eventuali didascalie, al contrario resta solo con davanti quello “oggetto” dipinto che vuole essere guardato per quello che è non per quello a cui potrebbe rimandare.
La struttura del lavoro di Cacciola è “semplice”: una tela, sola negli anni Settanta, due o tre legate insieme oggi. Il “legame” viene lasciato bene in vista, cioè vediamo quattro o sei bulloni (viti e dadi) di ferro – in alto e in basso se l’opera si costruisce orizzontalmente, ai lati se verticalmente – che non si celano ma si offrono nella loro “ferrosità” e “tecnicità”, cioè nella loro “materialità”.
L’unione delle tele è marcata, inoltre, da un sottile filo di resina vinilica che scorre non regolare, un po’ slabbrato, lungo la linea di congiunzione. Ecco, questo è forse l’unico punto in cui la “fisicità”, la nuda e cruda “datità”, lascia spazio alla “idea”, alla simbolicità, infatti la resina non ha la funzione reale di attaccare le tele ma solo quella di “rimarcare” che c’è una dualità o una pluralità composta, oltre quella di evidenziare questa unità sulla quale l’occhio non può non essere attratto, come fosse il centro dell’opera che, nella realtà, quasi sempre è asimmetrica, composta cioè da tele di misure diverse.
Qui Cacciola – ancora per le “ragioni dell’Idea” – sembra compiere un’operazione inversa a quella di Fontana. Questo “tagliava” la tela per “vedere quello che c’era dietro” e per creare uno “spazio all’infinito”, Cacciola invece cela quella possibile fessura che potrebbe far pensare proprio ad uno spazio “al di là della tela”, dichiarando così l’impossibilità dell’infinito, concetto incomprensibile con le categorie umane, quindi non “reale”, non fisicamente “materiale”.
Anche nel colore – non dimentichiamo che deve usare il colore, essendo pittore, e lui stesso lo ribadisce usando sempre il supporto princeps della pittura, la tela – il suo realismo materialistico si manifesta in tutta la sua evidenza. Negli anni Settanta usava il cemento come colore, in omaggio al “poverismo” concettuale e politico, che portava molti intellettuali e artisti a “proletarizzarsi”, talvolta realmente a causa delle trasformazioni sociali, altre idealmente per le scelte politiche in
favore di formazioni “rivoluzionarie” di sinistra più o meno estrema (siamo intorno al ’68). Allora Cacciola prendeva un materiale da operaio (muratore), il cemento, e – come alcuni anni prima, nella scultura, aveva fatto Uncini – lo trasforma in strumento estetico, in materiale pittorico, anche qui derogando un po’ al materialismo assoluto.
Anche nei tempi recenti, in cui non usa più il cemento, gli impasti cromatici sono sempre di derivazione industriale, a ribadire l’attaccamento al reale quotidiano. Una “quotidianità” nobile che Cacciola ha voluto vivere anche nella sua concreta esistenza, prendendosi una sorta di lunga pausa “sabbatica” in cui si è dedicato, con successi internazionali, all’amministrazione di un piccolo paese dell’Alto Monferrato.
Quindi il colore che ora supera l’unicità del grigio, per assumere le differenze – dai rossi e grigi prevalenti ai gialli, ai blu, ai marroni – rimane sempre di tono “monocromo”. Il singolo quadro può, infatti, presentarsi effettivamente con un solo colore oppure con le sue componenti cromaticamente diversificate, ma si tratta di una differenza di toni non di colori che non inficia la sostanziale monocromaticità. Anche questa prassi rafforza l’attaccamento al dato, al reale, poiché una pittura con colori molteplici e contrastanti, stesi per velature e sfumature o con strati spessi di pigmento, induce subito ad un pensiero altro, fuori dalla “nudità” dell’opera.
Per lo stesso motivo il colore è sempre “opaco”, capace di catturare, e di smorzare, la luce ed anche lo sguardo e trattenerlo sulla tela, senza permettergli di vedere (immaginare) altro.
È una pittura rigorosa, eticamente oltre che esteticamente, che ricorda il rigore calvinista, nella sua austera semplicità e severa sobrietà.
Abbiamo un’opera che si dà come opera e non vuole avere significati altri; qui il significante coincide con il significato; “è ciò che è”, assumendo quindi, proprio per il e nel suo materialismo, la massima assolutizzazione, ed anche autonomia ed autoreferenzialità, di sé.
Si badi, non siamo ai “giochi” linguistici, cari allo strutturalismo che tanto influenzò quella pittura chiamata “analitica” negli anni Settanta ed allora per Cacciola non si tratta di “tautologia”, anche se per alcuni aspetti può esserlo, ma di qualche cosa di più: non a caso ci piace ricordare, non tanto de Saussurre o Lévi-Strauss, quanto Bridgman, il teorico dell’“operazionismo”, fisico, e premio Nobel, prima che filosofo, che voleva definire i concetti e quindi la relativa realtà con le operazioni necessarie per definirli e accertarli (misurarli).
Crediamo che, anche dopo più di trenta anni, alcuni concetti della pittura “analitica” possano avere validità e verificabilità nella pittura di oggi che, depurata dagli aspetti più “dissezionatori” e algidi da laboratorio medico, rimane nella sua pura e forte materialità ad affermare, oltre i suoi diritti, la sua realtà e il suo esserci.

Inaugurazione: Venerdì 13 Marzo 2009, ore 18.00

Galleria Varart
via dell'Oriuolo, 47/49r - Firenze
Orari: 10.00/12.30 e 16.00/19.30, lunedì e festivi chiuso

IN ARCHIVIO [31]
Pretiosa
dal 17/11/2011 al 27/1/2012

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede