Monstrum ironicum. Le tele proposte nella mostra mettono in luce la complessa personalita' dell'artista, influenzata da un'evidente matrice informale e da una particolare vena naturalistica, specifica dell'Europa del Nord.
a cura di Leonardo Conti
…sorprendere lo spettatore, perturbarlo sino a risvegliarlo, mostrandogli che ci sono altri uomini che immaginano mondi sconosciuti e tuttavia necessari all’uomo, per sfuggire questa triste vita materiale che egli stesso ha creato…
Bengt Lindström
Con il Patrocinio dell’Ambasciata di Svezia in Italia, la Galleria PoliArt dedica a Bengt Lindström la grande esposizione personale MONSTRUM IRONICUM. Le tele proposte nella mostra mettono in luce la complessa personalità di questo grande artista, influenzata da una evidente matrice informale e da una particolare vena naturalistica, specifica dell’Europa del Nord, sua terra natale. D’altra parte l’influenza di Asger Jorn e Karel Appel, àncora la sua opera ad un filone di ricerche tipicamente nord-europee, e che vede nel gruppo Cobra esponenti di grande rilievo. Ma nell’opera di Lindström (che non aderirà mai a Cobra), si può riscontrare una particolare carica ironica assolutamente originale nel vasto movimento dell’espressionismo internazionale. “Ironia e natura – come scrive il curatore della mostra Leonardo Conti - sono proprio due tra i contrassegni tipici della pittura di Lindström. Una ribollente naturalità, nella quale prendono forma e si dissolvono miti mostri.
Ecco perché nelle opere di Lindström, o almeno nelle sue migliori, l’apparire-svanire dei personaggi, delle maschere, dei volti, è sì mostruoso, come ogni cosa, del resto, che percepiamo per la prima volta, ma contiene sempre una mitezza ironica, che immersa nel flusso incessante della vita-materia-colore, ne disegna un significato profondo, invitandoci a sporcarci le mani di colore”. Del resto, la caratteristica matericità delle opere di Lindström sono un evidente richiamo a ciò che avveniva oltreoceano attorno agli anni Cinquanta; ma allo stesso tempo si insinua nel suo colore spesso il sapore di una tradizione d’altri tempi, che racconta di riti ancestrali e di uno speciale legame con la propria terra d’origine, che non viene meno neanche davanti alle sconvolgenti novità che il panorama artistico propone in quegli anni. Questo nesso indissolubile tra l’artista e il “suo” Grande Nord si traduce in un informale di chiara matrice naturalista, in cui non viene mai abbandonata un’evidente figuratività, e l’automatismo del gesto non diventa mai il soggetto ultimo della tela. Al contrario, la figura umana, nella sua opera, assume un ruolo centrale e diventa il mezzo attraverso cui si palesa la vera essenza della sua opera, l’espressione pura, in “una sorta di tensione alchemica, che va ben oltre il puro sfogo dell’inconscio”, come scrive Maria Chiara Ferrari nell’altro testo in catalogo.
Attraverso pesanti pennellate di materia e la scelta di colori puri e violenti l’artista propone un’esperienza plurisensoriale, che quasi chiama lo spettatore a toccare con mano ciò che si sporge al di là dei confini della cornice del quadro.
Il catalogo, a cura di Leonardo Conti, contiene tutte le opere esposte in mostra, con testi di Leonardo Conti, Elisabetta Gennasi e Maria Chiara Ferrari. Per l’inaugurazione è stata preparata una performance, nella quale la musica della compositrice Paola Samoggia, la voce dell’attore Fabio Bezzi e la danza di Serena Zardini s’incontrano in un particolare dialogo dedicato alla mostra.
Inaugurazione 26 marzo 2009
Galleria PoliArt
viale Gran Sasso, 35 - Milano
orario: mercoledì e giovedì ore 16 -20 venerdì e sabato ore 10,30- 13 e 16-20
Ingresso libero