La forma da dentro. L'esposizione si compone di una selezione di tele recenti, per lo piu' di grande formato. I 30 quadri in mostra hanno come soggetto ritratti e autoritratti; un ciclo in particolare e' dedicato a Giovanni Paolo II.
Giovedì 16 aprile, il Museo Fondazione Matalon inaugura la mostra Ennio Calabria. La forma da
dentro.
L’artista, considerato fin dagli anni sessanta uno dei maggiori protagonisti della pittura d’immagine
italiana, non ha mai smesso di credere nell’atto del dipingere quale strumento insostituibile per
conoscere la realtà esterna e nel contempo interna dello stesso artista, ed è testimone con forza oggi
dell’attualità e della necessità profonda di questo gesto.
L’esposizione, documentata da un pregevole catalogo e presentata da un saggio critico di Floriano De
Santi, propone un’emblematica selezione di oltre trenta dipinti, tra cui alcuni degli intensi ritratti e
autoritratti degli ultimi anni – produzione alla quale è tornato mirabilmente con il ciclo dedicato a
Giovanni Paolo II e con la serie “Un volto e il tempo” – ed un nucleo significativo di tele recenti, per lo
più di grande formato. In queste opere ogni intenzione progettuale, anche se in passato simbiotica al
processo stesso del dipingere, ora cede alla pura trasposizione sulla tela, dell’intima, oscura sensibilità
associativa che, da dentro, identifica il mondo esterno. È come sdraiarsi sullo schermo bianco della tela
attendendo, nel farsi della pittura, le ombre della direzione e dell'immagine come destino.
In una simile poiesis scrive De Santi: ''Si direbbe che nella produzione figurativa degli ultimi quattrocinque
anni di Calabria il fantasma dell'immagine sgorga sulla soglia della forma spinta all'estremo, fino
al privarsi del reale nelle sue molecole che un vortice spesso solleva a mulinello dalle apparenze
incantevoli. Un tale linguaggio è fatto fondamentalmente per correggere, per scoprire, con quello che
vede, proprio ciò che appartiene alla piccola, caduca sapienza di ogni comunicazione: il suo tempo di
apparizione nella couche della propria distanza e della propria precarietà. Qui la probabilità
immaginativa si sviluppa in termini inversamente proporzionali alla probabilità linguistica: dove termina
la probabilità nella figura raggiunta da tutte le sue combinazioni, si apre una probabilità inventiva di
significati che non è più linguistica, ma simbolica.
Catalogo Vallecchi
Immagine: Il sogno del pescatore, 2009, acrilico su tela, 180x120 cm
Inaugurazione Giovedi' 16 aprile ore 18.30
Fondazione Luciana Matalon
Foro Buonaparte, 67 Milano
Orari: dal lunedì al sabato dalle ore 15 alle 19, mattine su appuntamento
Ingresso libero