L'enigma dell'identita' e della differenza, della verita' e dell'illusione, e' superato dalla bellezza femminile che, ritratta dal fotografo con naturalezza di luce, prende il sopravvento su ogni tematica filosofica.
Mario De Biasi è un grande maestro della fotografia italiana con una copiosa ed infinita produzione. Non appartiene a nessuna scuola o gruppo teorico concettuale eppure il suo lavoro è così fortemente caratterizzato. Molti riconosceranno le immagini di alcune sue foto famose come “Gli italiani si voltano” (Milano, 1954) in cui la sconosciuta modella Moira Orfei, presa di spalle mentre si avvia all’ingresso della galleria, viene ritratta sotto gli sguardi attoniti e ammutoliti di uomini di fronte alla sensuale bellezza che avanza. E’ l’immagine/metafora per eccellenza dell’Italia, poco prima del boom, che sta cambiando gli stili di vita e muta i suoi valori, è l’immagine del passaggio di un’epoca all’altra, che ben sintetizza, in un solo scatto, eccellenze italiane fatte di cinema, moda e design, è la foto utilizzata come manifesto/emblema della mostra del 1994 “The Italian Metamorphosis, 1943 – 1968” al Guggenheim Museum di New York.
Mario De Biasi scatta in giro per il mondo, in oltre 30 anni di attività, come fotoreporter al servizio della rivista Epoca (allora diretta da Enzo Biagi), straordinari reportage dalle più svariate tematiche, che ben rappresentano il suo istintivo eclettismo e il suo non comune punto di vista che rende unico tutta la sua produzione.
Ha immortalato il mondo nei suoi molteplici aspetti, senza mai risparmiarsi in coraggio e inventiva. Detiene un archivio così vasto e variegato di tutta la sua produzione che forse una mostra retrospettiva non basterebbe, se non parzialmente, ad illustrarne la sua sontuosa interezza e le meraviglie del mondo da lui rese immortali. Per ogni foto De Biasi ha una storia da raccontare: un patrimonio da salvare!
Celebri sono i servizi da Budapest (1956) durante l’invasione dei carri armati russi, le strade di New York, la Russia, paesaggi e grandi città, la natura ritratta negli aspetti più insoliti e poi innumerevoli ritratti, specialmente di donne, dive dell’epoca o semplici sconosciute, ma anche uomini, poeti, artisti, attori, autorità dell’epoca, muratori o braccianti, figure immortalate in posa o colti in momenti quotidiani, sulla strada o in ambito privato.
Gli sguardi dei ritratti sono immagini intense, ammiccanti, di sorrisi generosi o accennati, di gesti timidi, casuali o inconsapevoli, o immagini riflesse allo specchio come in questa mostra. Lo specchio è lo strumento necessario per accertarsi della bellezza: accessorio professionale in una Beauty Farm del Texas o nei camerini della Scala dove la Fracci perfeziona il suo trucco di scena, amico fedele custodito preziosamente nella borsetta per controlli improvvisi dopo un pasto o durante un viaggio, fidato compagno di confidenze di camera, improvvisato e preso a prestito da una superficie riflettente incontrata casualmente (o cercata disperatamente), oggetto di arredo in salotti di case in più parti del mondo, o semplicemente riflesso di pareti occasionalmente specchianti.
In queste foto la simmetria geometrica, la specularità del soggetto che diviene conoscitore di se stesso (ed anche il proprio carnefice, citando Nietzsche) interrogandosi su se, mettono lo spettatore nella posizione di stupore, a volte soggezione, come in un dialogo senza parole fatto di intensi rimandi di sguardi.
L'enigma dell'identità e della differenza, della verità e dell'illusione è superato dalla bellezza femminile che, ritratta da De Biasi con naturalezza di luce, prende il sopravvento su ogni tematica filosofica. Sofia Loren, Claudia Cardinale, Marlene Dietrich, Lea Massari, Franca Rame, Giulietta Masina, Belinda Lee, sono donne allo specchio, icone di bellezza di un mondo che fa pensare al nostro presente attraverso un passato che non c’è più, dove la donna era essenza pura, scevra di artifici contemporanei, non solo chirurgici.
Questi scatti ritraggono le bellezze dell’epoca e racchiudono in essi sia la qualità di sintesi narrativa (necessaria al fotoreporter) sia la perfezione architettonica del grande artista. Non sono una semplice raccolta cronologica di belle immagini di belle donne allo specchio ma sono anche un racconto di come costruiamo il nostro passato, un’indagine della nostra cultura nelle sue espressioni e nell’ambito della bellezza femminile. Vanessa Beecroft ritratta al Pac nel febbraio 2009, in dolce attesa del secondo figlio, suggella tutta l’opera di bellezze allo specchio.
Passati gli anni dei viaggi in ogni parte del mondo, oggi De Biasi ha cambiato la sua percezione posizionando l’obiettivo su altre, più domestiche, direzioni, fotografando il più accessibile e consono mondo di un uomo infaticabile, così insaziabile di emozioni, da inventarsi sempre stimoli fatti di ricerca sui colori e sulla deformazione, o reinterpretazione, di oggetti occasionali di uso privato. Bellissime sono le fotografie a colori del nuovo ciclo creativo che Mario De Biasi sviluppa dal suo immaginario artistico, foto eseguite su composizioni da lui stesso eseguite attraverso il gioco delle sovrapposizioni cromatiche.
De Biasi è felice quando realizza qualcosa dal niente utilizzando piccoli oggetti occasionali ed abbandonati o di riciclo urbano. Lamiere arrugginite, carta sgualcita, pezzi di cartone, cortecce o rami di legno, avanzi di frutta, vecchi calendari, plastica abbandonata, utensili dismessi, fondi di barattoli di vernice, sono i nuovi soggetti della sua attuale creazione, intimistica e sconosciuta. Questa nuova informalità, eseguita senza filtri o artifici fotografici, assolutamente priva di tecnologia informatica, sono frutto di pura invenzione, istinto naturale nel meravigliare e sorprendere.
Queste foto, sua ultima frontiera di ricerca, esaltano la resa fotografica del grande Maestro che oggi, come allora, non risparmia energie nel creare con entusiasmo fanciullesco un mondo che non cè. Sono immagini che creano immaginazioni. Il messaggio ai nuovi fotografi è che si può trovare sempre qualcosa di interessante da fotografare, anche attraverso la creazione manuale eseguita sulla scrivania o sulla finestra di casa. Parola del giovane artista Mario De Biasi. C’è da credergli!
Disegnatore infallibile dall’insaziabile vena creativa si diletta inoltre a creare disegni a mano libera (e ferma). Sono più di 3.000 i disegni del sole da lui disegnati. Gatti, pesci, ritratti o composizioni informali riempiono le sue infaticabili giornate che De Biasi vorrebbe siano sempre più lunghe.
In questo specifico momento storico in cui non ci sono certezze nel mondo dell’arte ma proliferano gli artisti, come mai in precedenza, rivalutare e scoprire i grandi maestri della fotografia italiana, categoria alla quale Mario De Biasi appartiene insieme a pochi altri, è un percorso obbligato per capire chi siamo e dove stiamo andando, come in un indagine di fronte allo specchio.
MARIO De BIASI (1923, Sois, Belluno), è l’uomo giusto al posto giusto, definito dai colleghi stranieri “l’italiano pazzo” per audacia e caparbietà (vedi Budapest 1956), inizia a fotografare nel 1945 con un apparecchio rinvenuto tra le macerie di Norimberga, dove si trova deportato. A Milano (dove vive e lavora) ha la sua prima mostra personale nel 1948, nel 1953 entra a far parte della redazione di Epoca, con cui realizza, in più di trent’anni, 132 copertine ed innumerevoli reportages da tutto il mondo a dimostrazione del poliedrico e versatile punto di vista che ha toccato più temi con formidabile resa narrativa. Fittissima la sua carriera espositiva, tra cui la partecipazione alla rassegna “Gli Universalisti” alla Photokina di Colonia nel 1972, la mostra del 1994 “The Italian Metamorphosis, 1943 – 1968” al Solomon Guggenheim Museum di New York, nel 2000 la grande retrospettiva all'Arengario di Milano, nel 2007 al Paris Photo e nel 2008 alla mostra sul “Neorealismo Italiano” di Madrid. E' presente nel volume The Faces of Photography: Encounters with 50 Master Photographers of the 20th Century. Quando non fotografa, disegna e colora.
Premi: Erich Salomon Preis, Colonia,1964,
Premio Saint Vincent per il giornalismo 1982,
Festival di Arles, alla carriera, 1994
Maestro della Fotografia Italiana dalla FIAF, 2003
Ambrogino d’oro, Milano, 2006.
Ha pubblicato – fino ad ora - oltre 90 libri fotografici.
“E’ uno dei più promettenti fra i nuovi fotografi italiani, l’ottantaquattrenne Mario De Biasi”.
Vittorio Sgarbi, in Metamorfosi, 2006.
Inaugurazione 28 maggio
One Piece Contemporary Art
Vicolo Orto di Napoli, 5 - Roma
Orari: dal martedì al sabato, ore 15:30 – 19:30
Ingresso libero