Ex Chiesa di San Pietro in Atrio
Como
via Odescalchi, 3
031 252472 FAX
WEB
Gianfranco Sergio
dal 2/6/2009 al 28/6/2009
mart-dom 11 - 19

Segnalato da

Edoardo Di Mauro




 
calendario eventi  :: 




2/6/2009

Gianfranco Sergio

Ex Chiesa di San Pietro in Atrio, Como

Tra terra e cielo: il volo della memoria. L'antologica, a cura di Edoardo di Mauro, presenta una serie di opere realizzate tra il 1982 e il 2009.


comunicato stampa

a cura di Edoardo Di Mauro

Un’opera in questa fase caratterizzata dall’uso dello strumento pittorico come quella di Gianfranco Sergio trova il suo esatto inquadramento nella stagione presente, all’interno di cui è in grado di offrire un contributo di non trascurabile originalità. Tuttavia l’attuale condizione è semplicemente l’approdo di un itinerario di cui costituisce la sintesi per gettare i presupposti di una futura ulteriore evoluzione di cui si intravedono consistenti indizi. Va precisato come Sergio, seguendo un percorso rigorosamente coerente a partire dal prestigioso esordio di giovanissimo autore datato inizio anni ’80 presso la galleria genovese di Rinaldo Rotta, si sia lecitamente avvalso, in sintonia con quell’eclettismo stilistico che indubbiamente caratterizza la scena artistica italiana ed internazionale dalla seconda metà degli anni ’80, di numerose varianti formali. Infatti i suoi lavori si sono nei primi anni, compresi quelli del nostro incontro e conseguente collaborazione, attorno alla metà degli anni ’90, orientati prevalentemente in una dimensione installativa, caratterizzata da un minimalismo formale arricchito dal calore espressivo di una sensibilità tipicamente mediterranea. Quest’ultimo vide la prevalenza di due linee ; la prima centrata sull’installazione parietale, con una serie di regolari strutture ad incastro evocanti l’archetipo della casa o del rifugio, comunque del luogo dove dare spazio e sfogo alla propria dimensione intima ed ai sentimenti riposti. La seconda invece prediligente il dialogo con l’esterno e con lo spazio urbano, come nel caso della importante struttura allestita nel 1995 presso i Giardini di Piazza d’Armi a Torino nell’ambito della manifestazione “Giardino dell’Arte”. La scultura era composta da una serie di componenti metalliche irsute e minacciose ma, al tempo stesso, agili e svettanti, ad indicare una tensione all’ascesa spirituale.

Quest’opera, e soprattutto quelle successive, già viranti nella dimensione bidimensionale della tela, si caratterizzavano per l’ evidenza di un linguaggio aniconico, fondato sulla presenza di elementi piramidali disposti in sequenze regolari e spesso avviluppati in torsioni spiraliformi. La fase recente si connota per l’impiego evidente e gioiosamente creativo della pittura, strumento duttile per eccellenza, aperto ad una serie inesauribile di applicazioni ed in grado di assecondare la meglio la sensibilità e l’intuizione dell’artista. Dalla sua antica vocazione alla rappresentazione mimetica della realtà naturale la pittura è stata in grado, di recente, di mutare la sua veste narrando con grande capacità poetica ed evocativa le inquietudini di un mondo in rapida mutazione, caratterizzato dall’ossessione feticistica per gli oggetti ed i beni di consumo, alla ricerca di certezze e di grandi narrazioni venute meno e sostituite da un incessante incedere di simulacri d’ogni sorta. L’invasività della tecnologia all’interno delle nostre esistenze quotidiane è spesso stata dai pittori dell’ultima generazione esorcizzata col tramite di una capacità narrativa fortemente allegorica, in grado di impadronirsi degli effetti formali ottenibili con l’uso dei procedimenti digitali sostituendoli con un uso consapevole della propria capacità manuale. La prolifica produzione pittorica dell’ultima stagione di Gianfranco Sergio percorre questa direzione di marcia. Le immagini hanno mantenuto l’andamento vorticista e spiraliforme che ha da sempre connotato il suo progetto visivo, ma l’aniconicità è stata sostituita da una figurazione densa di richiami surreali. Citazioni tratte dalla banca dati della storia dell’arte si abbinano ad altre ispirate dalla nostra dispersiva contemporaneità, mantenendo un tono che comunque si sforza, riuscendoci, di non essere pretesto per l’ennesima formulazione di un neo pop ormai stanco. Sergio dà corpo ad uno stile consapevole di sé al punto di non esitare a cimentarsi in una sfida ad armi pari con i territori ostici della decorazione e del kitsch.
Questa importante ed ampia antologica organizzata in collaborazione con il Comune di Como, pur giustamente centrata sull’ultima fase pittorica di cui prima trattavo, offre la possibilità di analizzare il percorso artistico ormai venticinquennale di Gianfranco Sergio nei minimi dettagli, permettendo una completa analisi di un lavoro che in questa fase, come avviene del resto per molti protagonisti della fase artistica italiana collocata tra gli anni ’80 ed i ’90, sta conoscendo una meritata rilettura e valutazione. Si parte con i lavori dei primi anni ’80 di cui si ravvede l’evidente sintonia, espressa in anticipo anche sugli umori della generazione a lui coeva, con la fase del ritorno alla manualità ed alla pittura che caratterizzò la fase del post concettuale tra la seconda metà degli anni ‘70 ed i primi anni del decennio successivo con analogie stilistiche rinvenibili con alcuni autori del gruppo dei Nuovi Nuovi teorizzato da Renato Barilli. Si tratta di opere dove, partendo da una prima serie caratterizzata da una sorta di astrazione organicista a campitura larga si approda ad icone dove vengono tratteggiate sintetiche sagome umane od animali, con una tecnica puntinista dalla forte valenza decorativa che pare volere emulare manualmente i pixel dell’immagine digitale. La fase successiva del percorso di Sergio vira in una direzione concettuale intrisa di malinconico lirismo scaricato da qualsiasi senso del tragico con l’immissione di dosi di sottile ironia.

Sergio racchiude all’interno di contenitori che assumono la forma prevalente di scrigni della memoria reperti fotografici del passato e del suo vissuto personale, esaltando la funzione linguistica di questo mezzo in grado di preservare persone e cose dall’oblio, aggiungendo oggetti d’uso comune disparati, tra cui vecchi dischi , tema questo che si relaziona alla memoria del suono ed è ricorrente anche nell’attuale fase figurativa. L’artista interviene poi con azione primaria su questi reperti portandoli oltre il puro valore di secondarietà. Il periodo successivo documentato in mostra è quello dell’installazione e dell’oggetto. Oltre alle strutture di cui ho fatto menzione prima, in mostra sarà possibile ammirare un’opera di assoluto interesse realizzata nella seconda metà degli anni ’90 e sintonica con le prove migliori dell’arte italiana legata allo stereotipo oggettuale attiva in quegli anni, in vero assai poco felici per il nostro sistema artistico . Si tratta di una struttura metallica ad incastri regolari evocanti la forme di un aeroplano di pionieristica fattura, come a voler indicare la sofferta pratica artigianale che sta dietro anche alle invenzioni più ardite e rivoluzionarie. Un lavoro denso di adesione alla storia ma legato all’immanenza del qui ed ora, che può far ricordare per taluni aspetti i prototipi di Gianni Piacentino o le macchine inutili del più giovane e coetaneo di Sergio Umberto Cavenago. Inizia poi il periodo in cui l’artista, dopo queste interessanti avventure tridimensionali rientra nell’ambito della tela. Dapprima con composizioni aniconiche dove su sfondo materico compaiono ritmiche serie di coni rovesciati, ad indicare il moto della spirale, vera ossessione visiva di Sergio e simbolo polisignificante, opere il cui rigore formale è pari alle migliori prove della nuova astrazione italiana che proprio in quel periodo esprimerà la parte più efficace della sua produzione. Seguendo un percorso spontaneo ma la cui regolarità è tale da apparire prestabilita, Sergio contestualizza gli elementi che caratterizzano da sempre la sua arte, cunei, vortici e spirali all’interno di una figurazione gioiosa e neo barocca perché caratterizzata dall’ipotassi dei piani, quella che ha siglato quest’ultimo periodo con esiti senza dubbio lusinghieri, un vero e proprio inventario umano e culturale dotato comunque di una precisa nervatura concettuale. Nell’antologica saranno presentate anche le pitture ultime, estremamente interessanti perché in esse si verifica una attenuazione del ritmo visivo a favore di un più regolare inquadramento prospettico adoperato per la raffigurazione di interni dal sapore metafisico.

Patrocinio : Comune di Como Assessorato alla Cultura

Coordinamento : Luigi De Vincenti
Allestimento : Sante Blasi, Vittorio Figurato

Catalogo : Edizioni Bertani Cavriago (RE), testi : Edoardo Di Mauro, Gian Ruggero Manzoni, Barbara Martusciello, Alberto
Figliuzzi, Gianfranco Sergio.

Inaugurazione Venerdì 3 giugno 2009 alle 18.30

San Pietro in Atrio
Via Odescalchi - Como
Orari: dal martedì alla domenica ore 11 - 19
Ingresso libero

IN ARCHIVIO [41]
L'uomo nel paesaggio
dal 22/10/2015 al 21/11/2015

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede