Un lavoro realizzato con installazioni, video e performance. L'artista cattura l'elemento poetico, spesso triste o ironico, nascosto nella vita quotidiana; le sue opere, in conflitto tra romanticismo e pragmatismo, presentano un equilibrio tra evasione e impegno, tra realta' e immaginazione.
La galleria Federica Schiavo è lieta di annunciare la prima personale italiana di Ariel Orozco.
Nato a Sancti Spiritus (Cuba) nel 1979 Ariel Orozco vive e lavora in Mexico City. Dopo aver frequentato la Escuela Profesional de
Artes Plasticas a Trinidad, si è diplomato presso l’Instituto Superior de Arte di Havana.
Lavorando con i media dell’installazione, video e performance, con una rigorosa documentazione intrinseca al suo lavoro, Ariel Orozco
ha la capacità di catturare deliberatamente l’elemento poetico, spesso triste o ironico, nascosto tra le pieghe della vita quotidiana.
Le sue opere, nutrendosi del conflitto tra sentito romanticismo e necessario pragmatismo dell’esperienza di vita dell’artista stesso, presentano un delicato equilibrio tra peso e leggerezza, evasione e impegno, realtà e immaginazione, caos e ordine.
Un semplice gesto crea uno slittamento di significato delicato ma potente o l’inserimento di un elemento di finzione in una situazione
reale produce molteplici significati che creano nel fruitore nuovi e inaspettati conflitti. Come nel caso di Perro Balón, immagine usata per
l’invito della mostra. Perro Balón è un cane randagio, ignorato e maltrattato dalle persone, trasformato da un semplice intervento
dell’artista in un pallone da calcio concedendogli cinque minuti di gloria come readymade ambulante.
Qual è l’elemento più importante in quest’opera dove la crudeltà dell’abbandono si presta a un prodotto estetico di consumo?
“Guardo allo spazio pubblico come un’arena umana piena di enigmi e significati e alla vita di tutti i giorni come un complesso sistema di
rapporti tra gli individui e il loro contesto politico e sociale. Cerco di produrre un’alterazione minima a luoghi, ordini e comportamenti quotidiani
per intaccarne essenze, significati, gesti e meccanismi sociali che non sono immediatamente percettibili o evidenti a un primo sguardo.
Molte delle azioni che creo sono il risultato di osservazioni accidentali e analisi di eventi quotidiani in costante ricerca di quei codici capaci di rispondere a conflitti personali, politici e sociali. L’obiettivo è quello di creare delle opere capaci di portare spontaneamente lo spettatore alla rottura dei codici di conoscenza convenzionali per portarli a un livello più intimo.
Ogni oggetto o documentazione che ho prodotto deriva da un’azione o dalla sua nozione. Ogni intervento spaziale, performance, installazione o scultura è sostenuta sempre da un gesto che è sempre la sostanza del mio lavoro” (A.O.)
Per gli spazi della galleria Ariel Orozco ha prodotto 3 installazioni dal titolo Déjà Vu, Whip, Big Bang e un video dal titolo 1 km, 322
metros de tolerancia. La collocazione di ogni singolo lavoro è tale da sbilanciare l’orientamento spaziale e intuitivo dello spettatore che
viene sottoposto a un gioco di rimandi mnemonici. Gli oggetti che compongono le opere sono privati della loro funzione di partenza
per rivelare qualcosa di diverso da sé che comprende però la natura dell’oggetto stesso necessaria per il significato di cui è portatore.
Inaugurazione 30 settembre 2009, ore 18-21
Federica Schiavo Gallery
Piazza Montevecchio 16, Roma
Orari: da martedì a sabato, ore 12-19
Ingresso libero