Presenze e prospettive sul filo dell'immaginario. I suoi oli e tecniche miste rappresentano spazio e tempo, catturati nell'istante e proiettati in una dimensione astratta.
Ha scelto un titolo evocativo per la sua nuova mostra: ''Presenze e prospettive sul filo dell'immaginario''. Di recente pubblicazione la monografia ''Franca Batich, Inseguendo il Vento'' (Franco Rosso Editore, Libri d'Arte; prefazione di Claudio Magris) che raccoglie numerosi testi critici e immagini tratte dalle principali mostre personali tenutesi dal 1993 ad oggi.
Batich non ama i riflettori, non ama mettersi in vista. Ama vedere, pensare, fare, e lo si capisce subito dalle sue opere, che vivono di aria e spazio: geometrie dell'anima, metafisici scenari teatrali. Se da un lato il suo naturalismo astratto si spinge verso la contemplazione dell'infinito, dall'altro Batich osserva i segreti di una scenografia permanente, teatri popolati di maschere che non sono quelle della Commedia dell'Arte ma qualcosa di molto più moderno e certe volte sofferto, figure in equilibrio nel Vuoto.
Il suo originale percorso inizia da giovanissima, allieva di Giovanni Giordani, Frida de Reya, Alice Psaconopulo. Con le prime mostre in ambito universitario negli anni Sessanta comincia la sua partecipazione attiva alla vita culturale e artistica della sua città, Trieste. Dopo numerose collettive in Italia e all'estero (New York, Austria, Germania), a partire dal 1993 sviluppa una serie di mostre personali, in cui si delineano sempre più i contenuti formali ed esistenziali che costituiscono il filo conduttore e la base della sua ricerca.
I suoi oli e tecniche miste rappresentano spazio e tempo, catturati nell’istante e proiettati in una dimensione astratta, con grandi campiture di colore e pennellate materiche che creano luoghi irreali, in un insieme di colori accesi e tinte più sobrie, che a seconda della densità possono creare movimento e consistenza fisica o fissità contemplativa. In questo mondo, l'artista ha recentemente introdotto ''i teatri'', scenari popolati di ''marionette emancipate'', assemblate in caotici equilibri in cui i fili conservano una loro autonomia geometrica.
Il successo di pubblico e di critica non è di maniera. Batich è una donna artista che conquista con il suo porsi al di sopra di mode ed etichette. E' se stessa, e mai uguale a se stessa, con spiazzante sincerità, generosa nel suo uso sapiente del colore, e nella vita.
Dicono di lei:
''Franca Batich è una delle artiste più significative del secondo Novecento triestino, poiché attraverso un'inesausta ricerca ha saputo interpretare con nitida delicatezza e intensità, con tecnica ineccepibile e raffinata originalità le pulsioni di un'epoca, i suoi problemi e le sue emozioni.'' (Marianna Accerboni)
''Un naturalismo astratto che non è rappresentazione del mondo esteriore ma solamente di quello intimo attraverso la visualizzazione di forme, linee e colori. Le grandi e dense distese di colore sono attraversate da linee che si intersecano, conducono a un punto focale che sta al di là del quadro, appunto altrove. Questi sottili fili si perdono nella lontananza, ma contemporaneamente danno il senso dell’orizzonte''. (Barbara Romani)
Inaugurazione 3 ottobre ore 18.30
Giudecca 795
Giudecca, Fondamenta S.Biagio 795 - Venezia
Orario: 10-18, lunedi chiuso
Ingresso libero