Emmeotto
Roma
via Margutta, 8
06 3216540 FAX 06 3217155
WEB
Matteo Peretti
dal 20/10/2009 al 20/11/2009
mart-sab 11-14 e 15-20

Segnalato da

Scarlett Matassi




 
calendario eventi  :: 




20/10/2009

Matteo Peretti

Emmeotto, Roma

Stories. La galleria espone circa 40 opere scelte tra i 'ritratti' ed una serie di sculture monocrome realizzate, a partire dal 2007, assemblando giocattoli usati. La sua opera "costruita come un gioco e resa tagliente dall'ironia e da una denuncia sussurrante, e' un sottotesto della realta'". (Martina Cavallarin).


comunicato stampa

a cura di Martina Cavallarin

Dal 21 ottobre Emmeotto presenta una selezione della produzione più recente di Matteo Peretti: circa quaranta opere scelte tra i “ritratti” ed una serie di sculture monocrome realizzate, a partire dal 2007, assemblando giocattoli usati.

Osservando gli assemblaggi di oggetti di Matteo Peretti, opere in cui l'eleganza formale si sposa all'ironia, ci si domanda se il giovane artista sia in debito d'ispirazione con il mondo di Arcimboldo o con le dissacranti provocazioni novecentesche che, partendo da Duchamp e passando per l'arte povera, hanno imposto gli umili oggetti del vivere quotidiano al centro della ribalta artistica. In verità la storia familiare ed il percorso di formazione del giovane artista romano fanno di lui il fertile terreno di convergenza di mondi e tradizioni artistiche in apparenza assai lontani. Figlio di antiquari, Peretti si è confrontato dalla nascita con l'arte della grande tradizione italiana, compiendo però il suo percorso di formazione lontano dal nostro paese in contesti vocati alla contemporaneità. Dopo la laurea in arti visive conseguita nel 1995 all'Oberline College - una delle strutture universitarie più rigorose e, al contempo, anticonformiste degli Stati Uniti - l'artista si è specializzato presso la Central Saint Martins School of Art di Londra, la città che, insieme a New York, ha ospitato le sue prime mostre personali.

Accade così che - quando l'artista dichiara di essere interessato ad analizzare e raccontare la condizione esistenziale dell'uomo contemporaneo utilizzando gli oggetti di scarto della sua quotidianità - non si possano nutrire dubbi sulla sua appartenenza a quel filone di artisti in posizione di continuità con certe ricerche delle avanguardie del '900, Arte Povera e Pop Art comprese. Ma accade altresì che in Peretti l'operazione di riciclaggio artistico sia condotta con modalità e spirito del tutto originali rispetto a quelle stesse esperienze. Lo ha rilevato uno storico dell'arte colto e sensibile, Francesco Petrucci, sottolineando come “mentre nell'arte povera l'assemblaggio di oggetti usati in nuovi contesti formali avviene nell'ottica, esplicitamente provocatoria, della creazione di un'estetica del brutto e del casuale, in Peretti abbiamo esattamente il contrario” . Le sculture a tutto tondo e i bassorilievi di giocattoli che Emmeotto e Martina Cavallarin, curatrice della rassegna, hanno selezionato parlano chiaro a questo proposito. Il loro autore è impegnato nella ricerca di un alto livello di esteticità che induce Petrucci a coniare per lui l'azzeccata definizione di pauperismo ludico e formalista. Peretti conduce ad unità l'infinita varietà di forme, dimensioni, consistenze e tinte della materia di cui si serve - i giochi tratti dalla collezione che oramai invade il suo studio - applicando nel montaggio criteri di equilibrio ed armonia tra le parti ed uniformando ulteriormente il tutto con una patina monocroma che predilige la vivacità dei colori primari: il giallo senape, il rosso lacca, il blu oltremare, il bianco e il nero.

Avvicinandosi alla nuova preziosa materia sorta dal caos, lo spettatore scopre al suo interno la presenza di piccoli mondi organizzati. Certe volte Peretti narra storie, altre costruisce complesse planimetrie di città fantastiche o compone metafore da decifrare e sorprende sentire il demiurgo di tali fantasiosi artifici raccontarsi come “uno che fa arte per rappresentare la realtà”. In effetti, dietro all'estenuata ricerca di perfezione formale, si cela la densa sostanza di una costante riflessione sulla vita, di cui si analizzano sia gli eterni temi esistenziali che i disagi del contemporaneo. Scrive Martina Cavallarin: “L'opera di Peretti, costruita come un gioco e resa tagliente dall'ironia e da una denuncia sussurrante, è un sottotesto della realtà”.

In Point of View la vicenda universale del rapporto tra i sessi viene commentata costruendo su una batteria giocattolo il mondo dell'uomo e quello della donna come diversi e contigui ma non comunicanti. I rispettivi monarchi si osservano con curiosità dall'interno di confini che non tenteranno di varcare. Si chiamano Synthetic Brain le carcasse di vecchi televisori catodici che Peretti trasforma in affollati teatrini. Va in scena il bombardamento di parole, suoni e immagini del mondo della comunicazione di massa. Un mondo creato ma non governato da un'umanità che spesso perde il controllo delle sue sofisticate creature. “Un'umanità” - spiega l'artista - “stranamente ingenua e bambina di fronte alle impreviste insidie dell'era tecnologica. Un'umanità da educare. Uso i giocattoli come veicolo di una riflessione sul nostro quotidiano proprio pensando alla funzione educativa che essi assolvono nella formazione del bambino.”

Capita poi che spunti e temi desunti dalle frequentazioni di famiglia con l'arte antica si affaccino con ironica puntualità nelle sue opere. Si spiega così il vezzo di non firmare, ma rappresentarsi piccolino all'interno delle sue affollate scenografie. Oppure quello di trattare temi di scottante attualità affidandosi a soggetti della grande tradizione iconografica occidentale. E' il caso della Strage degli innocenti “un tema classico che utilizzo per parlare della condizione giovanile”.

Anche nei Ritratti Peretti applica un modo di procedere tipico della ritrattistica cinquecentesca, dove il soggetto ritratto è circondato da oggetti e inserito in ambienti che alludono alla sua condizione sociale, alla sua storia e al suo carattere. Senonché la prevalente tendenza all'ironia suggerisce qui all'artista di esasperare l'ingegnoso e collaudato escamotage sovvertendo le dimensioni dei rappresentati, per cui gli oggetti simbolici diventano enormi rispetto alla persona ritratta ridotta a minuscola figurina antropomorfa.

A partire dal 21 ottobre, da Emmeotto giocando si impara.

Inaugurazione: marcoledì 21 ottobre dalle ore 18,00

Emmeotto
Via Margutta 8 - Roma
Orario: da martedì a sabato 11,00-14,00 15,00-20,00. Chiuso lunedì, domenica e nei giorni festivi
Ingresso libero

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