La Maison Rouge
Paris
10 Bd de la Bastille (Fondation Antoine de Galbert)
+33 0140010881 FAX +33 0140010883
WEB
Renata Lucas
dal 25/11/2009 al 25/11/2009
ore 18.30
+33 (0)144549867
WEB
Segnalato da

Marion Prouteau



 
calendario eventi  :: 




25/11/2009

Renata Lucas

La Maison Rouge, Paris

Conferenza sul lavoro dell'artista premiata per l'edizione 2009 del Dena Foundation Art Award per l'opera Matematica rapida (Quick mathematics). Utilizzando materiali di costruzione, come compensato, mattoni e cemento, Lucas manipola gli spazi urbani e l'architettura, intensificando la tensione tra interno ed esterno, pubblico e privato, passato e presente. Partecipano all'incontro Christov-Bakargiev e Natasa Petresin-Bachelez.


comunicato stampa

Per l’edizione 2009 del Dena Foundation Art Award, è stata premiata per l’opera Matemática rápida (Quick mathematics), l’artista brasiliana Renata Lucas, presentata da Carolyn Christov-Bakargiev, direttrice ad interim del Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea e direttrice di Documenta 13 (Kassel, 2012).

Il lavoro, già presentato alla Biennale di San Paolo nel 2006, consiste in un intervento sulla configurazione esistente del quartiere Barra Funda, dove l’artista crea, con un gesto sottile ma concreto di raddoppio, un secondo marciapiede ed immette sul transito dei pedoni ostacoli imprevisti, coincidenze e piaceri inaspettati.

In occasione della consegna del premio, giovedì 26 novembre 2009 a la maison rouge - fondation antoine de galbert, si terrà une conferenza sul lavoro dell’artista, alla quale parteciperanno Carolyn Christov-Bakargiev e Nataša Petrešin-Bachelez. Nel corso della serata, sarà presentato il libro d’artista Postpone the end concepito da Renata Lucas, edito dalla Dena Foundation for Contemporary Art e pubblicato da SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo – Milano.

Il Dena Foundation Art Award

La Dena Foundation for Contemporary Art ha istituito nel 2001 un premio internazionale, il Dena Foundation Art Award, destinato a giovani artisti che abbiano realizzato un’installazione dal forte contenuto sociale in spazi pubblici. Il premio ed il processo di selezione attuato in collaborazione con i membri del comitato scientifico della fondazione, permettono, a quest’ultima di osservare in modo constante l’evoluzione della produzione artistica attuale, nonchè le problematiche legate alle strutture sociali e architettoniche. Il premio è accompagnato dalla pubblicazione di un libro concepito dall’artista secondo la propria ispirazione e sensibilità.

Gli artisti che a tutt’oggi hanno ricevuto il premio sono: Fabien Verschaere (Francia) presentato da Hans Ulrich Obrist, Luca Vitone (Italia) presentato da Roberto Pinto, Michael Rakowitz (Stati Uniti) presentato da Carolyn Christov-Bakargiev, Michael Sailstorfer (Germania) presentato da Helmut Friedel e Ryan Gander (Gran Bretagna) presentato da Hans Ulrich Obrist. Renata Lucas, lavoro e ricerca

Le possibili e inaspettate interazioni tra arte, architettura, spazio e movimento urbano muovono la ricerca di Renata Lucas. In una logica non invasiva, l'artista interviene con discrezione e poesia, modificando la percezione dello spazio che abitualmente viviamo. Il suo lavoro ha infatti inizio dall'analisi del sito commissionato, dal reperimento delle informazioni sociali che tale sito contiene e dall' osservazione dettagliata dei suoi confini. Messe così in risalto quelle specificità che sfuggono allo sguardo immediato o si danno invece per scontate, l'intervento finale tende ad annullare la retorica dominante dell'edificio.

Utilizzando materiali di costruzione, come compensato, mattoni e cemento, Lucas manipola gli spazi urbani e l'architettura, intensificando la tensione tra interno ed esterno, pubblico e privato, passato e presente. Tale pratica artistica muove da un’interpretazione critica dell'ambiente che ci circonda e che determina specifiche azioni, comportamenti e relazioni sociali e di conseguenza la dipendenza della società dalle definizioni di spazio, proprietà, ordine. Con i suoi lavori Renata Lucas offre un'alternativa all'immaginazione spaziale, portando avanti concetti come la malleabilità, la manipolazione e il gioco. L'artista scopre così all'interno del nostro ambiente definito la possibilità di una nuova soggettività e di un impegno collettivo.

Matemática rápida (Quick mathematics), 2007, Renata Lucas
Il luogo di Matemática rápida (Quick mathematics)
“La decisione di installare Matemática rápida (Quick mathematics) nel quartiere di Barra Funda risale al mio interesse per questo luogo, al quale mi sono riferita in molti dei miei progetti. Ho vissuto nei pressi di questo quartiere per diversi anni, nel distretto di Campos Elíseos, e più particolarmente sulla strada Brigadeiro Galvão, dove si trova il Bar CB. Questo era un locale che frequentavo spesso, come lo frequentavano anche altri artisti della mia generazione, ed altri visitatori, al di fuori del mondo dell’arte, chi per vedere una mostra, chi per divertirsi, bere una birra con gli amici e chiacchierare.

Nonostante esistessero lunghe procedure burocratiche necessarie al compimento di un lavoro in un luogo pubblico, ci vollero solo diciotto mesi perché ricevessimo il permesso di costruire, cosa che non ero riuscita a ottenere in mesi di richieste ai responsabili alla gestione dei parchi e degli immobili. In questo lavoro, ho superimposto due immagini discrepanti nello stesso spazio. Questo era il risultato di un veloce esercizio di somme e sottrazioni, alle quali avevo lavorato sin dalla progettazione del mio intervento alla biennale. Ne risultò un marciapiede superimposto ad un altro lungo tutto un isolato, ma leggermente spostato in diagonale. E su questo installai nuovi passaggi, fiori, alberi e lampioni, che emettevano però una luce un po’ sbiadita, più gialla di quella originale. L’effetto era di un marciapiede che camminava su un altro marciapiede.

La percorrenza, vagamente ‘scomoda’, inadatta, di questo nuovo marciapiede – definito da tutti i suoi attributi urbani – al di sopra di uno già esistente provocava la duplicazione di alcuni elementi e la superimposizione di altri – lampioni che incontravano altri lampioni preesistenti, il posizionamento di un’aiuola sopra un’altra, o la creazione di nuovi punti, come di lampioni ed aiuole dove non ve ne erano mai esistiti prima. Su questo tratto di Rua Brigadeiro Galvão, lungo 150 metri, il paesaggio che ne risultava appariva talvolta come un’accumulazione di elementi, come un addensarsi di lampioni. Talvolta, invece, definiva un’area desolata, segnata da un albero solitario nel mezzo del marciapiede. L’azione era come quella di ‘piegare un angolo’, un’espressione che in portoghese significa sia ‘piegare’ sia ‘duplicare’.

A proposito del distretto di Barra Funda
La tipologia architettonica di Barra Funda consiste sopratutto di palazzi basso-alti, di due piani al massimo. Stilisticamente, le costruzioni variano, da blocchi continui di case gemelle con strette facciate e che si allungano all’interno dell’isolato, aprendone quindi molti spazi interni, a capannoni nei quali risiedono piccole industrie, carpenterie e officine meccaniche. Alcuni di questi capannoni sono eretti su isolati che erano residenziali, nei quali le case sono state parzialmente demolite per lasciarvi spazio. Eppure alcuni dettagli architettonici rimangono, come la facciata originale, parti di muri di mattoni e paglie, un vecchio cancello o una vecchia porta, un lampione antico. Per aumentarne la capacità e ospitarne il più persone possibili sotto lo stesso tetto, molte di queste case furono suddivise in case più piccole. Questo palinsesto architettonico rivela la stratificazione intensa che dà origine al quartiere. Una stratificazione temporale, ma anche definita dalla diversità degli usi dello stesso spazio. Il distretto di Barra Funda emerse negli ultimi decenni del diciannovesimo secolo. Originariamente, fu occupato da immigranti italiani, e più tardi da operai.

La maggiorparte di essi lavoravano nelle fabbriche del gruppo Matarazzo, costruite nel quartiere attiguo di Áqua Funda. Barra Funda, che tradizionalmente era quindi occupata da classi operaie, ha recentemente stimolato l’interesse di imprenditori immobiliari, che ne vedono un luogo per una possibile estensione di quartieri vicini di più alto calibro, come Higienópolis, Santa Cecilia e Perdizes. Recentemente, c’è stata anche una gara che invitava architetti a sviluppare un progetto immaginario per un nuovo quartiere che potesse occupare l’attuale Barra Funda. Questi progetti non sono mai stati realizzati. Nel frattempo, le maggiori imprese di costruzione hanno guidato l’occupazione della zona, sostituendo le antiche case con nuovi condomini in edifici alti, gli stessi che sono ora riconosciuti come il simbolo della speculazione edilizia a San Paolo. Questo nuovo interesse nella costruzione di torri condominiali, l’una adiacente all’altra, si è sviluppata in modo sorprendentemente rapido negli ultimi anni. Ne risulta una trasformazione del centro in aree residenziali borghesi, che non trova resistenza né nelle autorità pubbliche né negli urbanisti. Le antiche, silenziose strade secolari fanno fronte ad una politica immobiliare aggressiva, che tenta di sostituire nel centro città uno dei pochi paesaggi orizzontali di case popolari rimanesti, con un paesaggio di torri recintate, a basso costo di produzione. Si potrebbe quindi considerare questo come un paesaggio di mezzo, interstiziale.”

La reazione del pubblico di fronte all'opera
“L’opera Matemática rápida (Quick mathematics), più che una scultura a sé stante nello spazio pubblico, mirava ad essere inserita nella trama stessa della città, tentando di comprenderne i meccanismi operativi. Per la sua realizzazione, avevo chiesto l’approvazione dei residenti e dei commercianti che vivono e lavorano nell’isolato ed anche l’autorizzazione del Comune per poter operare nello spazio pubblico. La collaborazione di Eletropaulo, la società elettrica della città di San Paolo, è stata determinante per lavorare su una tale scala: furono installati undici nuovi lampioni, che funzionavano contemporaneamente all'illuminazione originaria dei marciapiedi, oltre ad un nuovo rivestimento stradale, aiuole ed alberi. Eletropaulo ci fornì tutto l'equipaggiamento elettrico (pali, cavi, trasformatori, lampade e lampadine), chiedendo alla biennale il solo pagamento del lavoro di venti tecnici addetti all'installazione elettrica, realizzata nella sola mattina di un sabato.

Questo sostegno ha reso possibile l’opera, seppure con un budget limitato. Il rivestimento del marciapiede e gli altri elementi urbani furono installati dalla squadra dell'architetto Paulo Masson. Come ho indicato prima, avevo scelto quale zona per la mia istallazione la strada di un bar, il CB Bar frequentato spesso da artisti, laddove c’era già un flusso naturale di persone. La duplicazione degli elementi urbani e delle luci provocò una diffusa fascinazione. L'isolato ne risultò più luminoso e più accogliente, più giallo e intenso seppur al contempo discreto. I nuovi alberi e il marciapiede completavano l'effetto straniante del paesaggio, così comune eppure così diverso dagli altri laddove si poteva ad esempio vedere un'aiuola scorrere su un'altra, in un altro posto un insieme di pali simile ad una 'foresta urbana'.

Alcuni residenti richiesero che l'installazione rimanesse in permanenza, considerando che la strada aveva un aspetto più sicuro, più illuminato e quindi più transitabile a tarda ora. Bisogna infatti ricordare che Barra Funda è un quartiere abbastanza pericoloso di notte – non è consigliabile camminarvi da soli. Ciò nonostante, grazie a questa istallazione fu possibile passeggiare tranquillamente. Il marciapiede è il luogo dove accadono le cose, i fatti della vita. In questo spazio si dispongono le sedie per prolungare il contatto tra il salotto e la strada, come faceva il bar dell'angolo che, disponendo sedie e tavoli all'esterno, offriva ai suoi clienti un barbecue all'aria aperta e che a sorpresa vi trovò un nuovo ospite: uno degli alberi dell'istallazione in mezzo al passaggio, tra i clienti. Il marciapiede è anche zona di scambio tra l’intimità della vita privata e la dimensione pubblica, sociale; tra l'individuo e il cittadino, tra l’aspetto individuale della facciata e il potere pubblico che invece rappresenta l'eredità culturale di tutti. Il lavoro si collocava felicemente ‘a metà, all’interno di questo contesto. Quest’opera è stata fatta con gli stessi materiali con cui è fabbricata la città: lo stesso cemento resistente del marciapiede e dei piloni, gli stessi cavi, le stesse luci, e così via. E furono impiegate le stesse procedure richieste all'edilizia urbana, tramite le stesse società che operano in città. Ciononostante il risultato non è stato comune, bensì straordinario.

Ma anche fugace. L'installazione fu smantellata un mese dopo la fine della mostra. Durò quindi solo tre mesi. Alcuni residenti richiesero che non fosse rimossa, vi si erano abituati. Avevano spontaneamente incorporato nella vita quotidiana i nuovi lampioni depositando ai loro piedi i sacchi d’immondizia raddoppiati, destinati a essere rimossi dai netturbini. Ciò rese il lavoro molto più interessante: il fatto di essere integrato e di divenire parte del paesagio senza di fatto esserlo. Altri abitanti, invece, non l’hanno apprezzato: una o due volte qualcuno sradicò un albero... la responsabile di una concessionaria della Mercedes-Benz mi chiamò due volte per reclamare che il nuovo marciapiede danneggiava l'immagine della sua società. Lei stessa lamentava il fatto che i cani lasciassero il doppio di escrementi a causa dei due marciapiedi.

Ma credo che in fondo questa sia stata una delle esperienze più belle che io abbia mai vissuto, poiché sono penetrata nel funzionamento ordinario del mondo, cercando di pensare a suo modo, entrando nella realtà di un intero quartiere e delle sue relazioni interne, oltre che nella dimensione pubblica che controlla i flussi invisibili di elettricità, acqua, gas, fognature per poter constatare come essa è solo una parte del flusso che si riversa continuamente sulle transazioni quotidiane della realtà della città. Per confermare che la realtà del mondo opera ‘in mezzo’, come scrisse Guimarães Rosa nel suo capolavoro Grande Sertão: Veredas : ‘la realtà della vita non si trova nel suo principio, né nella sua fine. Essa si prende cura di noi nel mezzo del cammino.’”

Renata Lucas, biografia
Renata Lucas, nata nel 1971 a Ribeirão Preto in Brasile, vive e lavora attualmente a San Paolo. La sua formazione avviene nel paese d'origine, dove nel 1993 ottiene la Graduation in Fine Arts presso l’Università Statale di Campinas, conseguendo nella medesima università il Master in Fine Arts nel 1999 e nel 2008 il PHD in Fine Arts presso la Università Statale di San Paolo. La sua attività espositiva ha inizio nel 2001 nella Galeria 10,20x3,60 di San Paolo e nel Salão de Arte de Ribeirão Preto. Da allora partecipa a numerose mostre collettive nelle più importanti istituzioni pubbliche e private, in Brasile, quali: la 27a Biennale di San Paolo, il Museo Nazionale di Belle Arti di Rio de Janeiro, la Galleria Antonio Milan di San Paolo, 2006; l'Istituto Tomie Ohtake di San Paolo, 2005; la Galeria Luisa Strina di San Paolo, 2004; il Palazzo delle Arti di San Paolo, 2003; il Museo d'Arte di Pampulha, Belo Horizonte, 2002. All'estero: la 53a Esposizione Internazionale d’Arte - Biennale di Venezia, il MACBA - Museo d'Arte Contemporanea di Barcellona, la Biennale Cuveé di Linz (Austria), 2009; la Biennale di Sydney, 2008; la Tate Modern di Londra, lo Studio Guenzani di Milano, 2007. Fra le principali mostre personali quella al Gasworks di Londra e al Redcat di Los Angeles nel 2007. Molte sue opere sono entrate a far parte di prestigiose collezioni pubbliche e private internazionali. Renata Lucas nel corso della sua pur giovane carriera si è segnalata per la qualità della ricerca artistica ed ha vinto diversi premi, borse di studio e residenze, fra essi il SESI-CNI Marcantonio Vilaça Award, in Brasile nel 2004-2005, il CIFO (Cisneros Fontanals Foundation) Grant, negli Stati Uniti nel 2006-2007, il Marcelino Botín Grant, Santander- Espanha per la residenza al Gasworks di Londra nel 2007-2008, la CNPQ Research Scholarship for Phd in Fine Arts, all’Università di San Paolo nel 2004/2008. Nel 2009 riceve il Dena Foundation Art Award della Dena Foundation for Contemporary Art.

Carolyn Christov-Bakargiev
Carolyn Christov-Bakargiev è curatrice e scrittrice, vive fra Roma, Torino e New York. Rappresentante di una nuova generazione la cui pratica travalica le frontiere tradizionali tra critico e conservatore, curatore indipendentente e responsabile di istituzioni, il suo lavoro nel mondo delle esposizioni ha segnato la scena artistica internazionale. Ad oggi è direttrice ad interim del Castello di Rivoli – Museo d'arte Moderna di Torino e di Documenta 13 (Kassel 2012). Nel 2008 è direttrice artistica della 16° Biennale di Sydney e nel 2005 è curatrice della prima Triennale di Torino. Dal 1999 al 2001 è curatore al P.S.1 Contemporary Art Center di New York. Mentre dal 1998 al 2000 ha presentato a Villa Medici con Laurence Bossé e Hans Ulrich Obrist, la triologia: La Città, il Giardino, la Memoria. Riconosciuta specialista dell'arte italiana della fine del XX secolo a livello intrenazionale, si è sempre interessata alle relazioni che intercorrono tra le avanguardie storiche e l'arte contemporanea. Carolyn Christov-Bakargiev ha scritto molto sul movimento dell'Arte Povera, e pubbblicato numerosi testi e interviste su artisti come Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto, Mario Merz, Luciano Fabro e Janis Kounellis.

Nataša Petrešin-Bachelez
Nata nel 1976 a Lubiana (Slovenia), Nataša Petrešin-Bachelez è curatrice indipendente e critica d’arte. Diplomata in letteratura comparata e storia dell’arte all’Università di Lubiana, ottiene nel 2006 un Master a l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi dove continua attualmente la sua tesi. Insieme con Patricia Falguières, Elisabeth Lebovici e Hans Ulrich Obrist co-dirige dal 2006 il seminario Something You should know: artistes et producteurs aujourd’hui all’EHESS. Lavora dal 2008 al Centre Pompidou come curatrice associata per la mostra Les promesses du passé (co-curatela di Christine Macel e Joanna Mytkowska, 2010, Centre Pompidou). Nel 2007 ha ideato a Parigi insieme con François Piron e Thomas Boutoux il progetto Société anonyme al Plateau-FRAC-Ile-de-France. Ha organizzato dei simposi al Museo d’Arte Moderna di Lubiana, alla Biennale di Berlino, e anche al Jeu de Paume e all’INHA di Parigi. Suoi testi sono pubblicati in cataloghi e riviste d’arte contemporanea internazionali. Fa parte dei gruppi editoriali delle riviste ARTMargins. Contemporary Central and Eastern European Visual Culture (UC Santa Barbara) e Maska (Lubiana).

Prenotazione obbligatoria nel limite dei posti disponibili contattando la Dena Foundation
Marion Prouteau
2 quai des Célestins, 75004 Paris - France
Tel +33 (0)1 44 54 98 67
info@denafoundation.com
http://www.denafoundation.com

Giovedì 26 novembre 2009, ore 18:30

La maison rouge – fondation antoine de galbert, Parigi
10 boulevard de la Bastille, 75012 Paris – France

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