Nel lavoro dell'artista il dono diventa metafora dell'esistenza umana, intesa come grazia, come tributo e consacrazione. In questo modo la simbologia e la cultura del dono si lega a quella del Credo e svela un fitto intreccio di corrispondenze.
a cura di Živa Kraus
Dono, vale a dire gādā,
dāšan, heka, onkei,
gebō....
Le variabili semantiche di
questa parola sono
innumerevoli,
direttamente collegate alla
sua storia: infatti dono è
una parola le cui radici si
collocano nella notte dei
tempi.
Propria nella
ricerca di questa matrice
comune, panica e
sottocutanea, si situa il lungo viaggio di Giorgia Fiorio: nove anni in 38 missioni in tutto il
mondo, attraverso l’esperienza diretta, senza intenzioni enciclopediche, alla ricerca del
fondamento comune: donare, infatti accoglie una duplice accezione, vale a dire l’offerta e la
ricezione. Il dono diventa perciò metafora dell’esistenza umana, intesa come grazia, come
tributo e consacrazione. In questo modo, la simbologia e la cultura del dono si lega a quella del
Credo, a svelare un fitto intreccio di corrispondenze: gestualità, ritualità, sonorità, sinergie e
comuni fremiti di fronte all’inspiegabile.
“Il Dono è la vita, e poiché indissolubile da essa, anche la morte. Speranza promessa di altra
vita oltre la vita e ancora altre vite oltre la propria, il cerchio conchiuso della ricevuta grazia-vita
che genera altra vita. Poi è subito resa” (la citazione è tratta da “Giorgia Fiorio. Il Dono”).
Inaugurazione 27 Novembre 2009, ore 18
Ikona Photo Gallery
Campo del Ghetto Nuovo, Cannaregio 2909
dalle 11.00 alle 19.00 – chiuso il sabato
ingresso libero