Piano pianissimo. La mostra raccoglie una ventina di opere realizzate dall'artista appositamente per l'occasione. "Sono lavori che odorano di vecchia reliquia, di attimi eterni, parlano di abbandoni e ritrovamenti".
Quando si guarda un’opera di Marchelli è un po’ come entrare a casa sua. Gli oggetti celati dietro
la cera polverosa si scoprono poco a poco nella penombra. “piano pianissimo” è solo l’ennesima
variazione di uno stesso spartito musicale, ma rivisto, riascoltato, rimeditato. I lavori nascono
sempre dalla stessa spinta emotiva, dalla stessa pulsione interiore che ha bisogno di scoppiare in
superficie ma che l’artista riesce a contenere tra le griglie di un vecchio telaio, di un materasso, di
un pezzo di passato dimenticato in una vecchia cantina. Ed ogni cosa, magicamente, ad un breve
passo dall’eterno riposo riprende vita. Ma è una vita sonnacchiosa, fatta di superfici dai toni
compassati, da colori quasi sbiaditi.
Le opere in mostra hanno in più la consapevolezza dei colori
tenui, di quel bianco diffuso che vuol dire “ci sono, ma in punta di piedi”, come lo stesso Marchelli
entra nella vita, senza troppo chiasso, senza gridare, come il protagonista rossiniano entra sulla
scena “Piano, pianissimo, senza parlar”. Sono lavori che odorano di vecchia reliquia, di attimi
eterni, parlano di abbandoni e ritrovamenti. “In principio fu il caos” che Marchelli chiama “mancata
idea”. Le sue opere sorgono così: da qualcosa che non c’è, dalla mancata progettualità,
dall’assenza di programma. E’ una spinta emotiva, un bisogno, un desiderio. L’importante è che
venga a galla, non importa come, perché l’artista non usa solo stoffa, cera, frammenti di legno,
ceramica e colore, ma anche il pianoforte e la penna e il taccuino. “La malattia è la stessa –
spiega l’artista – comporre musica, scrivere un testo, realizzare un’opera e arredare casa.
Non c’è
differenza, l’ispirazione è sempre e solo dentro di me”. Allora cosa sono le opere di Mirco
Marchelli? “Se dico che sono una necessità, dico una cosa banale – prosegue - in fondo, sono solo
uno che racconta bugie, uno che di pratico non sa fare nulla, che si è inventato un mestiere, ma
chissà se avessi saputo fare l’idraulico...”. Ma l’animo dell’artigiano, sotto sotto, c’è. Dietro il
passato che diventa presente eterno, c’è ancora l’oggetto lavorato e trasformato dalle mani ma
che non ha né fine né principio. “Ad un certo punto il lavoro termina ma potrebbe durare
all’infinito, semplicemente dico basta un po’ per sfinimento un po’ - forse - per soddisfazione”.
Mirco Marchelli è nato a Novi Ligure nel 1963; oggi vive e lavora a Ovada. I suoi lavori vengono esposti in
mostre personali e collettive dal 1994: prima a Gavi, Alessandria e Genova, poi nel 1997 a Verona con le mostre La casa
di Mirco e Pause popolari presso la galleria Studio La Città. La sua prima mostra all’estero è nel 1998 presso la Galleria
Sfeir-Semler di Amburgo, seguita nel 2000 dalla collettiva Carte blanche à Hélène de Franchis presso la Galleria Lucien
Durand Le Gaillard di Parigi. L’anno successivo presenta a Regensburg la personale C’era una volta il re alla Galerie Peter
Bäumler e nel 2005 il suo lavoro è esposto a Barcellona dalla Galleria Miquel Alzueta. La galleria Studio La Città di Verona
presenta nel 2003 la mostra Acqua calda acqua fredda. Nel 2004 Marchelli partecipa alla Biennale di Arte Sacra al Museo
Staurós a Isola del Gran Sasso e la Galleria Il Traghetto presenta a Venezia la mostra Quindici diciotto.
L’anno successivo
la Galleria Cardelli e Fontana allestisce Cime, segni e specchi d’acqua a Sarzana. Nel 2006 Marchelli è presente con Via
Crucis al Monastero di Villafranca Piemonte a Torino e alla Galleria San Fedele di Milano nella mostra collettiva Sentire
con gli occhi. Nel 2007 la sede milanese di Spirale Arte allestisce Trombe clarini e genis, a cura di Marco Meneguzzo,
mentre per la galleria Eventinove di Torino Luca Beatrice presenta un’altra personale, intitolata Ma c’è un Ma, che nel
2008 viene proposta anche nella galleria Marcorossi Spiralearte di Pietrasanta. Nello stesso anno, in Spagna, la galleria
Miquel Alzueta di Girona ospita una sua personale e la Galleria Cardelli e Fontana presenta Amata o Tic Tac curata da
Marisa Vescovo. Nel 2009 il nuovo ciclo di opere intitolato Aristocratica viene esposto ad AquiTerme alla Galleria
GlobalArt e a Barcellona alla Galeria Miquel Alzueta, nello stesso anno partecipa alla rassegna L’oronero curata da
Alberto Fiz alla Galleria Marcorossi artecontemporanea di Milano.
Immagine: Aristocratica, 2009. Carta, stoffa, tempera, cera e legno cm 34x 47x5
Inaugurazione sabato 13 Febbraio ore 18.30 – 22
Spirale Arte artecontemporanea
via Giuseppe Garibaldi, 18/a, Verona
Orari da martedì a sabato 10-12.30 e 15-19
ingresso libero