Roberto Saporito ha scelto la via della rinuncia. Ha sacrificato le seduzioni della materia, l'eloquenza della pennellata sensuale, per proporci dei monocromi assoluti, come la vernice di un'automobile, dove la pennellata scompare nell'omogeneita' della superficie.
A cura di Patrizia e Manuela Cucinella
Per Maria Campitelli ''L'antica dicotomia, tra ''caldo'' e ''freddo'', cioè tra espressività umorale e ridondante da una parte, purista e riduttiva dall'altra, è una storia che attraversa tutto il secolo. Oggi in un contesto plurimo e diramato, l'opposizione non è così radicale in quanto non accampa su due postazioni chiaramente antitetiche (neo-espressionismo e neo-geo appartengono già a ieri); ciascun artista, infatti, pratica i sentieri che vuole, in una gamma infinita di possibilità .
Tra il neo-barocco di un Patkin e l'mespressività tecno-industriale di un Taaffe, corrono tutte le varianti e le interferenze che la mente creativa è in grado di immaginare. Con ampi riferimenti al kitsch, al pop, al low. Roberto Saporito ha scelto la via della rinuncia. Ha sacrificato le seduzioni della materia, l'eloquenza della pennellata sensuale, per proporci dei monocromi assoluti, come la vernice di un'automobile, dove la pennellata scompare nell'omogeneità della superficie. L'acrilico fa tutt'uno con la tela e diviene elemento di un'entità che trova le sue ragioni oltre la pittura.
Infatti gli elementi cromatici, non necessariamente freddi nell'intonazione (i rossi, gli aranciati non mancano) si costituiscono come parti di una struttura che aspira alla scansione architettonica. Le tele dipinte, ciascuna col suo colore saturo, generalmente cinque, si assemblano in ritmi che prevedono dei vuoti, delle pause; una costruzione primaria, compostissima e lineare (quasi una rievocazione di de Stijl) in cui si riassume il senso e la qualità dell'architettura urbana: muri, finestre, ma anche pilastri, porticati.
Con i colori dissonanti di una città del nord che deve vincere le brume di un clima uggioso. In tutte queste strutture elementari e insieme dirompenti c'è infatti la risonanza emblematica della città , delle tipologie ideate per la comunità , di un costruire su scala collettiva. ''Tempio urbano'', ''Museo urbano'', ''Neoclassico'' (una sorta di omaggio alla neoclassica Trieste), quest'ultimo stringato capitello di ascendenza industriale che ha inghiottito in sé la storia, facendosi quindi anche segnale della derealizzazione in atto.
La bidimensionalità , sinonimo di appiattimento, e la vivacità della superficie, tra loro coniugate, si lasciano quindi leggere come il vistoso retaggio di uno spessore smarrito. La pitto/architettura di Roberto Saporito contiene pertantol'immagine delle nostre geometrie urbane, votate all'inespressiva anonimia, nonostante l'attraente cosmesi della pelle, e, a volte, la nostalgia del passato sprofondato tra i meandri del postmoderno''.
Pizia Arte
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