Federica Schiavo Gallery
Roma
piazza Montevecchio, 16
06 45432028 FAX 06 45433739
WEB
Rob Sherwood
dal 17/3/2010 al 21/4/2010
mart-sab 12-19

Segnalato da

Federica Schiavo Gallery



approfondimenti

Rob Sherwood



 
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17/3/2010

Rob Sherwood

Federica Schiavo Gallery, Roma

Synthetic symphonies: Where I End and You Begin. Per questa occasione saranno esposti per la prima volta nove dipinti ed una serie di stampe che mostrano la costante indagine dell'artista verso la luce, l'influenza dei media digitali e l'equilibrio tra natura e artificio.


comunicato stampa

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La Galleria Federica Schiavo è lieta di presentare la seconda personale dell’artista inglese Rob Sherwood presso i suoi spazi. Per questa occasione saranno esposti per la prima volta nove dipinti ed una serie di stampe che mostrano la costante indagine dell’artista verso la luce, l’influenza dei media digitali e l’equilibrio tra natura e artificio.

In senso spaziale, la griglia stabilisce l’autonomia del reame dell’arte. Appiattita, geometrizzata, ordinata, essa è antinaturale, antimimentica, antireale. Così appare l’arte quando volta le spalle alla natura. (Rosalind Krauss)

Laddove l’arte digitale è stata ossessivamente protesa verso la struttura espansiva delle culture di rete, il lavoro di Sherwood riflette sul mezzo digitale in sé. Tale ricerca produce di conseguenza un’arte che mira a rappresentare letteralmente o metaforicamente la profondità della percezione in un mondo a schermo piatto. Non accontentandosi di osservare la società attraverso il suo appariscente immaginario pop e dei suoi simulacri, Sherwood scompone la percezione digitale utilizzando come denominatore comune un fattore centrale sia per il mondo reale che per quello virtuale: la luce. L’arista si interroga sulla vita della luce, e su come questa cambi attraverso il tempo.

Oggi, dice Sherwood: “le impostazioni di contrasto e luminosità sugli schermi dei televisori e dei computer hanno per me un grande significato. Principalmente per il bizzarro duplice senso che questi termini possono assumere. Per ciò che mi riguarda essi rappresentano il contrasto tra luce e ombra, o tra bene e male”. E’ questa abilità della luce artificiale di influenzare emozioni reali che costituisce una parte assai distinguibile della pratica dell’artista.

Ed ancora: con l’avvento di una cultura che ruota attorno alle piattaforme dei social network, gli esseri umani hanno iniziato a naturalizzare consapevolmente la tecnologia. La televisione non rappresenta più un flusso incontrollato d’informazioni, ma le sue immagini possono essere messe in pausa, registrate e riguardate. Analogamente internet offre film, musica, programmi televisivi e radio a discrezione di ogni utente. Lo spazio digitale ibrido dell’era dell’informatizzazione, può essere definito dalla facoltà di arrestare il movimento. A questo particolare concetto sono legate le Screenshot Series di Sherwood, delle serie di fermo-immagini astratti raccolti dai siti che offrono la visione di filmati in streaming. Questo cogliere immagini generate dal casuale malfunzionamento di una tecnologia digitale diventa così una pratica artistica e non una semplice azione passiva di un qualsiasi spettatore che preme play o pause. Allo stesso modo, nei suoi “grid paintings” l’artista sospende il movimento decostruendo la percezione visiva sotto la luce della realtà digitale. Ai contorni, ai colori ed ai segni gestuali sono sovrapposte cellule strutturali di sapore digitale, sospendendo così le tele nell’ambiguità tra costruzione e disintegrazione.

Sherwood è assolutamente consapevole del valore materiale e della qualità dei suoi dipinti, pennelli e tele. Tale abilità artigianale, unita all’uso tradizionale e a volte arcaico della tecnica pittorica conferiscono alle opere un sorprendente contrasto con le suggestioni artificiali dei suoi dipinti. Attraverso l’ultimo baluardo di autonomia dell’avanguardia storica, ovvero la griglia, e ad un uso personale di pittura, film e fotografia, Sherwood coniuga la sua visione soggettiva al documentario sociale. Questa miscela è perfettamente racchiusa nel titolo del suo trittico “Where I end and you Begin” (Dove finisco io e tu cominci)

Immagine: Where I End and You Begin, 2010. Olio su tela, trittico 270 x 435 cm

Inaugurazione 18 marzo ore 18.30

Federica Schiavo Gallery
piazza Montevecchio, 16 - Roma
Orario: mart-sab 12-19
Ingresso libero

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Federica Schiavo is proud to present British artist Rob Sherwood's second exhibition in the gallery. The show will consist of nine new paitings and a series of print works which continue the artist's engagement with the effect of light, the influence of digital media and the balance between nature and artifice.

In the spatial sense, the grid states the autonomy of the realm of art. Flattened, geometricized, ordered, it is antinatural, antimimetic, antireal. It is what art looks like when it turns its back to nature. (Rosalind Krauss)

Whereas digital art has tended to obsess with the expanded facility of networked cultures, Sherwood’s work reflects on digital facility itself. This, accordingly, is art about finding a depth of perception, literally and metaphorically, in a flat-screened world. Rather than being content with seeing society through its effulgence of pop images and simulacra, Sherwood dissects digital perception, using as a common denominator a factor as central to the real as to virtual worlds: light. He marvels at the age of light and the way it changes with time, today, he says, ''The contrast and brightness settings on the T.V. and computer screen mean a lot to me. Mainly for their odd namesake.

As far as I can tell, it’s the contrast of light and dark, or good and evil.'' It is this ability of artificial light to affect natural emotions that is an intriguing part of the artist's contemporary practice. Furthermore, with the advent of a culture circulating around social-networking sites and social-media platforms, humans have begun to consciously naturalise technology. Television is no longer a rolling stream of information but can be paused, restarted, recorded and replayed. The Internet similarly offers film, music, television and radio subject to the users whims. The hybrid space of the digital information-age, then, can be defined by its ability to arrest motion. Sherwood’s Screenshot Series, stills lifted from a stalled online film-streaming site, engages with this concept. The plucking of images produced from a chance malfunction in a digital technology is a way for the artist, no longer the mere operator pressing play and pause, to reinstate his autonomy. Similarly, in his grid paintings, Sherwood suspends motion, deconstructing perception in the light of digital reality. The contours and colours on the canvas, chance gestural marks overlaid by structuring cells, are ambiguously poised between formation and disintegration.

Sherwood is highly aware of the material value and quality of his paints, brushes and canvases. This craftsmen’s awareness, combined with his use of traditional and at times archaic techniques, provides a stimulating contrast to the artificial inspirations for his paintings. Using the historical avant-garde’s old bastion of autonomy, the grid, and sensitively engaging with painting, film and photography, Sherwood offers us an assemblage of the self-expressive alongside social documentary; a concoction perfectly encapsulated in the title of his triptych ‘Where I End and You Begin’.

Image: Where I End and You Begin, 2010, oil on canvas triptych 270 x 435 cm

Opening 18 march 2010, 6 pm

Federica Schiavo Gallery
piazza Montevecchio, 16 - Roma
Tuesday - Saturday 12 - 7 pm
Free admission

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