La manifestazione curata da Zoë Ryan riunisce 53 progetti di designer da tutto il mondo; questo appuntamento culturale genera molteplici sguardi e crea occasioni di confronto con la città di Istanbul ed il suo 'pubblico' - le persone, lo spazio, le dinamiche sociali, politiche e culturali.


Gli ospiti della Biennale di Design sono approdati ad Istanbul in un periodo denso.
Durante le settimane di montaggio il centro della loro vita diurna e notturna è stata la Galata Greek School assieme ai quartieri limitrofi di Galata e Karaköy, mentre i principali spazi pubblici della città erano animati da manifestazioni per la 'questione Kobane' e l'ISIS. Il dibattito tra curdi e turchi ha dominato i salotti privati e i talk show televisivi più popolari, fino all'attenuazione della fiamma con il benestare al passaggio di frontiera dei combattenti curdi dalla Turchia alla Siria.
La città ha uno strano modo di condividere con gli stranieri gli eventi principali della vita sociale e politica che popolano le news locali: a meno che non si venga inghiottiti nella massa umana di una manifestazione in Taksim o Kadıköy, è difficile seguire il rapido flusso di eventi, affermazioni e risposte che indirizzano le azioni dell'opinione pubblica.
L'isolamento iniziale e questa difficoltà di aggiornamento rapido hanno creato differenti derive: da una parte hanno annacquato il contatto dei designer con il nervo popolare e gli eventi locali, dall'altro hanno preservato l'unicità del loro sguardo e senso critico, portando ad interessanti spunti di riflessione rispetto al contesto d'azione.

La distanza dalla dimensione popolare è stata particolarmente evidente il 29 Ottobre, in occasione delle celebrazioni per la dichiarazione della Repubblica. In Istanbul le giornate legate alla storia della nazione rappresentano l'occasione per enfatizzare le qualità scenografiche dei quartieri sul Bosforo: la struttura lineare del ponte Fatih Sultan Mehmet si accende dei brillanti colori e gli effetti ottici creati dai led permanenti. L'evento atteso dalla maggior parte degli stanbulioti quel giorno è stato però sospeso per aderire al lutto delle famiglie di Ermenek, una città nel sud della Turchia afflitta la nottata precedente da un disastro in una miniera.
La mancanza di aggiornamenti rapidi ha portato allo spaesamento dei designer che quel giorno avevano scelto di unirsi alle celebrazioni; il disordine e la frammentazione delle informazioni in lingua straniera sui principali social media non è stato d'aiuto ai gruppi di persone sparse tra Karaköy e il Corno d'Oro in cerca della vista più suggestiva sul ponte.
Questo mancato contatto con gli accadimenti locali ha sorpreso e fatto riflettere rispetto al proprio posizionamento come persone, ma ancora di più come professionisti invitati a prender contatto con il luogo e a plasmare la propria attitudine attraverso le influenze dell'ambiente circostante.

Quale rapporto possono creare dei designer stranieri con un ambiente di difficile accesso? Quale contributo ci si aspetta o si crede di poter portare, sempre ammesso che sia effettivamente richiesto? Quale tipo di azioni possono essere concepite ed attuate senza danni in una condizione di transitorietà?

Queste domande stanno guidando le esplorazioni e la progettazione dei designer più interessati all'inserimento nell'ambiente urbano, di cui vedremo l'esito nelle prossime settimane.

Elena Malara


Le altre Sezioni:

Now happening at the Design Biennale
http://www.undo.net/it/my/TasarimBienali2014/306/833

Interviews
http://www.undo.net/it/my/TasarimBienali2014/305/832

Ulteriori informazioni su Istanbul Design Biennial http://www.undo.net/it/mostra/182795


Fotografie dell'autrice dove non altrimenti specificato.