Zo centro culture contemporanee
Il regista mori' il 19 febbraio del 1994, proprio dieci anni fa, dopo essere stato consumato lentamente dalla malattia che lo accompagno' negli ultimi anni della sua vita: l'AIDS. Qualche mese prima Blue, il suo ultimo film, riceveva una commossa standing ovation al New York Film Festival. Tutti sapevano del suo inesorabile destino. Dalle 20.30 proiezione di alcuni dei suoi lavori cinematografici.
h. 20.30
Fuori Circuito
in collaborazione con Azdak
Derek Jarman morì il 19 febbraio del 1994, proprio dieci anni fa, dopo essere stato consumato lentamente dalla malattia che lo accompagnò negli ultimi anni della sua vita: l'AIDS. Qualche mese prima Blue, il suo ultimo film, riceveva una commossa standing ovation al New York Film Festival. Tutti sapevano del suo inesorabile destino.
In quegli anni l'AIDS era un'ombra lunga e terribile che oscurava la società del benessere e del rampantismo, che s'insinuava tra l'edonismo reaganiano e la "Milano da bere". A differenza del cancro, metafora di un male che si propaga silenzioso dentro il corpo, disgrazia fatale dell'individuo, l'AIDS era la metafora di una società malata, virus che si diffondeva eclatante nel corpo collettivo anziché individuale, punizione per una colpa commessa (più o meno volontariamente) ma non ammissibile. Tanto cresceva la surveillance society, e con essa il perbenismo di natura catto-mediatica, quanto aumentava proporzionalmente la riprovazione e l'accusa nei confronti degli outsider del sesso, del gender e dell'organismo sociale: gay, trans, prostitute, tossici, neri... devianti pericolosi e destabilizzanti. Ricordiamoci che qualcuno plaudeva all'AIDS come "igiene" del mondo (all'inizio del '900 Marinetti utilizzava lo stesso termine indicando la guerra), mentre qualcun'altro sosteneva che il virus fosse stato inventato ad hoc in laboratorio. Jarman era sicuramente un "deviato" (e che Dio, laicamente, lo abbia in gloria!) che aveva tracciato diverse linee centrifughe attraverso i suoi film, i suoi scritti e la sua vita stessa. Parlando della condizione omosessuale, dei movimenti giovanili, della storia, della filosofia, dell'arte, di quei temi, cioè, che vengono affrontati nelle sedi istituzionali della cultura (e quindi normalizzati attraverso il discorso accademico) o che altrimenti vengono ignorati; temi che, peggio ancora, vengono a volte nascosti sotto il tappeto nella fretta dell'eliminazione. Non a caso Jarman, in pieno tatcherismo, era anche attivo nella difesa dei diritti degli omosessuali: divenne una delle icone fondamentali della lotta contro la discriminazione sessuale e per una corretta informazione sull'AIDS. Etica (in senso politico, non morale o normativo) ed estetica erano due aspetti fondamentali del suo vivere.
BIOGRAFIA
Derek Jarman (1942-1994) ha creato undici straordinari lungomatraggi (oltre quelli presenti in questa selezione, vale la pena di ricordare Sebastiane, del 1976, recitato in latino, e Jubilee, del 1978) e circa una quarantina di corti, realizzati in un arco temporale che va dai primi anni '70 fino alla sua morte. Artista talentuoso, influenzato profondamente dalle arti visive quanto dal cinema di Pasolini, Fassbinder, Anger, Cocteau e Godard, Jarman è conosciuto anche per i suoi videoclip (per i Pet Shop Boys e gli Smiths), le sue opere pittoriche, le sue scenografie (per i film di Ken Russel The Devils, del 1971, e Savage Messiah, del 1972), i suoi scritti e il suo attivismo contro la discriminazione sessuale e in favore di una corretta informazione nei confronti dell'AIDS (v. il suo libro A vostro rischio e Pericolo)
Programma delle proiezioni:
Caravaggio
UK, 1986, 35mm, 93'
Aria
UK, 1987, VHS, 12'
The Garden
UK/D,1990, DVD-Video, 92'
Edward II
UK, 1991, 35mm, 90'
Wittgenstein
UK, 1993, 35mm, 75'
Blue
UK, 1993, 35mm, 72',
Glitterbug
UK, 1994, VHS, 54'
L'Amore Vincitore
di Roberto Nanni
I, 1993, VHS, 30'
Zo culture contemporanee
Piazzale Asia 6, Catania
tel 095.533871