Biblioteca dell'Archiginnasio
Bologna
piazza Galvani, 1
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Nati due volte
dal 15/10/2000 al 16/10/2000

Segnalato da

Cristina Mignoli



approfondimenti

Giuseppe Pontiggia



 
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15/10/2000

Nati due volte

Biblioteca dell'Archiginnasio, Bologna

Si inaugura la stagione 2000/01 degli incontri promossi dalla Società lucchese dei lettori, con Andrea Battistini e Sergio Molinari che presentano insieme all'autore l'ultimo libro di Giuseppe Pontiggia "Nati due volte" ed. Mondadori, della selezione del Premio dei Lettori.


comunicato stampa

Nell'ambito delle iniziative di Bologna 2000, lunedì 16 ottobre, alle ore 17,30, nella sala delle Stabat Mater alla Biblioteca dell'Archiginnasio in Piazza Galvani 1, si inaugura la stagione 2000/01 degli incontri promossi dalla Società lucchese dei lettori, con Andrea Battistini e Sergio Molinari che presentano insieme all'autore l'ultimo libro di Giuseppe Pontiggia "Nati due volte" ed. Mondadori, della selezione del Premio dei Lettori.

Giuseppe Pontiggia

Narratore denso e puntuale, vero Maestro di scrittura, Giuseppe Pontiggia è nato a Como il 25 settembre del 1934, ereditando dalla madre, in gioventù attrice dilettante, l'interesse per la recitazione, e dal padre, funzionario di banca, il gene della bibliofilia. Infanzia a Erba, in Brianza, tra i laghi e la campagna; e, dopo la morte prematura del padre nel '43, a Santa Margherita Ligure e Varese. Nel 1948, infine il trasferimento definitivo a Milano.
La scoperta della letteratura e dello stile come felicità del linguaggio è già compiuta, attraverso le prime letture dell'adolescenza e l'amore per Maupassant. Tuttavia, per necessità economica, appena ultimato il liceo classico, a soli diciassette anni si impiega in banca, un contatto che gli risulta per certi versi inquietante con un mondo di adulti che riteneva maturi. Frutto della crisi è un breve romanzo, l'unico autobiografico, "La morte in banca", che gli frutta l'interesse e il deciso incoraggiamento di Vittorini.
Fin dalla sua fondazione nel 1956 ha preso parte alla redazione del "Verri", rivista di avanguardia diretta da Luciano Anceschi, che pubblicherà nei suoi Quaderni, La morte in banca, insieme ad altri cinque racconti. Nel '59 la laurea, alla Cattolica di Milano, con una tesi sulla tecnica narrativa di Italo Svevo, e finalmente nel '61 Pontiggia riesce a lasciare la banca, dedicandosi dapprima all'insegnamento serale che gli lascia tempo libero per letture e approfondimenti in molteplici direzioni. Seguono le collaborazioni con le case editrici, dapprima, a metà degli anni sessanta con Adelphi, quindi con Mondadori, nella quale peraltro dal '61, col primo numero, già partecipava alla cura dell' "Almanacco dello Specchio", intervallando attività saggistica e critica a traduzioni di autori antichi e moderni.
Una vita tranquilla, dunque, dedita alla parola e al linguaggio, i saggi e le collaborazioni pubblicistiche intervallati a radi romanzi, ciascuno definito da uno specifico stile frutto di sperimentazione e per unica cifra comune la tensione morale: "Scrivere bene non basta; occorre che la storia trovi il linguaggio suo proprio." E in questa ricerca Pontiggia è maestro riconosciuto, invitato di frequente a tenere corsi di scrittura creativa: "Anche se, in realtà, non è possibile insegnare a scrivere e si possono tutt'al più dare delle indicazioni che indirizzino a una lettura più attenta e sensibile nei confronti della parola e della frase."
Per lui la scrittura è lavoro tenace, intervallato metodicamente alla lettura. Ciascun romanzo gli richiede l'impegno di anni, ogni pomeriggio alcune ore trascorse davanti alla macchina da scrivere, col telefono staccato, nello studio della sua bella casa borghese, dove imperano i libri e le carte in un ordine sempre cercato, minacciato di continuo, e mai davvero adeguato. Spesso le frasi contemplano delle varianti; tra le righe è lasciato largo spazio per le correzioni a penna, che poi vengono ricopiate con cura, in un umile e paziente lavoro di tessitura, suscettibile sempre d'essere disfatto per effetto d'una critica intelligente. E nemmeno la pubblicazione e il successo editoriale sono sufficienti ad arrestare questa ricerca condotta in gran parte lungo le linee della semplicità e della sottrazione: tant'è che molti dei suoi romanzi sono stati in parte riscritti in successiva edizione.
Al Premio dei lettori partecipa con "Nati due volte" che narra le vicende di un padre e un figlio costretti a convivere con la disabilità, e insieme le trascende, cancellando le definizioni e obbligando a ripensarle attraverso un confronto aperto con le infinite varietà della vita.

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