Fondazione Remotti
Camogli (GE)
via Castagneto, 52
0185 772137
WEB
Fuori cornice
dal 27/3/2009 al 13/6/2009
giov-dom 16-19

Segnalato da

Cristina Pariset




 
calendario eventi  :: 




27/3/2009

Fuori cornice

Fondazione Remotti, Camogli (GE)

Mostra e presentazione libro. Il saggio di Alessandro Dal Lago e Serena Giordano analizza la creativita' che si sviluppa fuori dai confini ufficiali e individua un atteggiamento di parentela con alcune ricerche dell'arte contemporanea. Contemporaneamente, viene proposta una nuova selezione di opere provenienti dalla collezione Remotti. A cura di Francesca Pasini.


comunicato stampa

Il 28 marzo alle ore 18.00 alla Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti verranno presentati il libro Fuori cornice – L’arte oltre l’arte di Alessandro Dal Lago e Serena Giordano e una nuova selezione di opere provenienti dalla collezione Remotti. Il saggio di Alessandro Dal Lago e Serena Giordano analizza la creatività che si sviluppa fuori dai confini ufficiali e individua un atteggiamento di parentela con alcune ricerche dell’arte contemporanea. Le aree espressive prese in esame riguardano gli ex voto, la street art e l’episodio clamoroso delle Watts Towers di Los Angeles.

Il filo rosso di questo libro prospetta una analogia concettuale con alcune opere d’arte e individua nell’arte popolare e spontanea un background comune che non solo rappresenta una interpretazione del mondo, ma entra in contatto con sintesi figurative che appartengono alla storia dell’arte contemporanea. Una proposta critica che fa discutere e che “attraverso un viaggio tra santuari mariani e periferie delle grandi città americane ed europee, offre una cartografia delle arti al di là dell’arte: opere di devoti pieni di immaginazione, di postini e manovali che realizzano torri e di giovani che disegnano scenari urbani e virtuali”.

Dialogheranno con gli autori Francesca Pasini e l’artista Cesare Viel. Il titolo Fuori cornice si intreccia anche con una nuova selezione di opere della collezione Remotti che la direttrice della Fondazione, Francesca Pasini, ha scelto non su basi tematiche e storiche, ma seguendo un criterio di dialogo con le opere permanenti con le quali si è realizzato il restauro della Fondazione.

Un dialogo che, per una coincidenza significativa, si estende anche al libro di Dal Lago e Giordano, dove viene rilevata un’analogia tra il clamore mediatico dei funerali di Giovanni Paolo II e l’installazione Buddha, 1985, di Nam June Paik, in cui una statua del Buddha si autocontempla davanti a un televisore. Quest’opera fa parte della collezione Remotti ed era presente nella mostra inaugurale dello spazio: Nam June Paik rimane anche in questa selezione e dialoga sia con il libro, sia con Mona Hatoum, l’artista libanese che vive a Londra e Berlino. Sul pavimento del secondo piano è installata la sua opera Drowning Sorrow, 2004, formata da una serie di bottiglie di vino spezzate che affiorano formando una circonferenza, metafora della drammaticità del quotidiano e della sua estensione, la figura circolare evoca infatti l’idea del globo terrestre.

Sempre al secondo piano, sulla parete di fondo, il disegno a colori di una chiesa rovesciata, Church, 1995, di Dennis Oppenheim, entra in sintonia con l’ex chiesa delle Gianelline, sede della Fondazione: anche la sua funzione è stata infatti “rovesciata”. Questa immagine evoca inoltre il sommovimento delle religioni e la spinta a mettere sottosopra il mondo con edifici, case, fabbriche, strade, ponti...
Alle pareti, le immagini di Cindy Sherman, Untitled, 1987/91, e Pipilotti Rist Mythenquai 5, 2000, spostano radicalmente l’accento sulla soggettività e i suoi complessi percorsi di elaborazione. Mentre Nico Vascellari con un tableau di fotografie, Untitled (Michele), 2007, stabilisce un legame tra concerti musicali e formazione dell’immagine. Matt Collishaw ibrida una fotografia di uno strano paesaggio, Icicles, 2002, con una cornice luminosa che ha l’effetto di mettere in tensione l’immagine interna, come se cornice e quadro, pur restando in relazione, avessero vite autonome.

Al pian terreno, sulla parete frontale, le tre tele fotografiche di Urs Luthi, The Champion, 1976, che si autorappresenta al centro in veste androgina, mentre nelle due tele ai lati domina il monocromo nero che evoca gli spazi della soggettività, il vuoto e il buio che spesso la accompagnano.
Sulle pareti laterali la grande foto in bianco e nero di Thomas Ruff , 16h 28m / - 60°, 1992, mostra un cielo illuminato da milioni di stelle, la profondità magmatica dello spazio siderale entra in dialogo con quello umano tracciato da Luthi. E ancora con Luthi dialoga Alighiero e Boetti con la serigrafia del volto della Jacqueline di Warhol, alla quale ha aggiunto i baffi (citazione da Duchamp), Kennedy, 1967.
Robert Longo con la sua straordinaria onda disegnata a grafite, Untitled (Backdoor-Pipeline, Hawaii-spring ‘99), 2000, mostra la potenza e la drammaticità della natura. Infine Nathalie Djurberg, con il video The Secret Handshake, 2006, riprende una specie di crudele fiaba di personaggi plasmati in plastilina, dove ironicamente prende di mira l’erotismo e la sessualità di uomini e donne.

Ufficio stampa
Cristina Parise +39 02 4812584 cristina.pariset@libero.it

Inaugurazione 28 marzo alle ore 18

Fondazione Remotti
via Castagneto, 52 - Camogli (GE
da giovedì a domenica 16.00 - 19.00 e su appuntamento

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