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Arte contemporanea Anno 4 Numero 18 maggio-luglio 2009



53° Esposizione Internazionale d'arte
La Biennale di Venezia

Maurizio Cesarini



bimestrale di informazione
e critica d'arte


SOMMARIO

53° Esposizione
internazionale d’arte
La biennale di Venezia


Détournement Venise 2009

Pensare Pittura
Una linea internazionale di ricerca negli anni settanta

VB65: Intervista a
Vanessa Beecroft

Emilio Isgrò
Fratelli d’Italia

Mille miglia... d’Arte

Soly Cissé
Essere per divenire

Omaggio a Lotta Poetica
74 artisti e una rivista

Cy Twombly

Francesco Guerrieri
Intervista

Beppe Bonetti
Metarazionalità

Speciale fotografia

Giuseppe Desiato
Il teatro dell’effimero

Fuori cornice

Maria Cristina Carlini
Madrid opera Ambiente

Gianfranco De Palos
Il farsi luce

Anna Seccia
Intervista

Piero Boni
Mondi partecipativi

Libera Carraro
Intervista

Gigi Rigamonti
Cross Stories

Libri d’arte

Eventi Flash

Risultati d’asta 2008/2009

Mostre in Italia
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Maurizio Cesarini
Katiuscia Biondi Giacomelli
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Yoko Ono
Cut piece, 1964
performance
Carnegie Recital Hall, New York, USA

Yoko Ono
Fly, 1970
video
Courtesy of Lenono Photo Archive

Yoko Ono
Film No. 4 (Bottoms), 1966
video

Il direttore di questa edizione della Biennale è Daniel Birnbaum, rettore della Staedelschule di Francoforte sul Meno, una accademia che unisce la pratica e l’insegnamento dell’arte contemporanea attraverso la sperimentazione e la ricerca intesa come momento ampio di creatività.
Lo stesso titolo Fare Mondi allude ad una idea della pratica dell’arte che utilizza tutte le coniugazioni e le modalità operative, infatti gli artisti presenti utilizzano come possibilità espressive le forme artistiche più varie, come l’installazione, il video, la performance, la pittura e il disegno.
Altresì la definizione allude anche ad una idea dell’arte fortemente creativa, intesa nel senso proprio di questo termine, assumendo la capacità direinventare e creare nuovi mondi, mostrando contemporneamnte anche il farsi di questa creazione, i mezzi con cui si attua e le idee che sono alla base dell’operatività artistica.

In questa edizione sono presenti più di 90 artisti provenienti da tutto il mondo, attraverso i loro lavori che si pongono sia come esempi di possibilità ideative, sia come presenze oggettive di opere, si indaga il senso di un’arte che non si pone confini sia geografici, che teorici ed operativi, arrivando ad utilizzare tutti i mezzi per esprimere una idea e creare così nuovi mondi.
Nel particolare, i vari padiglioni nazionali presentano una nutrita scelta di artisti assai significativi e sicuramente rappresentativi del concept stesso di tutta la rassegna, attraversando tutte la modalità operative attuate nell’ambito dell’arte contemporanea, con uno sguardo obliquo anche sul recente passato riscritto e reinventato attraverso le loro opere.
Il padiglione Italia presenta la mostra COLLAUDI, omaggio a F:T: Marinetti, sulla scia delle numerose iniziative espositive nate in questi ultimi tempi legate ad una rivisitazione storica e documentale del Futurismo, ma l’idea è anche quella di evidenziare la trasversalità delle invenzioni teoriche ed espressive di questa avanguardia attraverso uno sguardo legato alla stretta attualità artistica, presentando un gruppo diversificato di artisti come Matteo Basilè, Manfredi Bennati, Valerio Berruti, Bertozzi&Casoni, Nicola Bolla, Sandro Chia, Marco Cingolati, Giacomo Costa, Aron Demetz, Roberto Floreali, Daniele Galliano, Marco Lodola, MASBEDO, Gian Marco Montesano, Davide Nido, Luca Pignatelli, Elisa Sighicelli, Sissi, Nicola Verlato e Silvio Wolf.
Alcuni padiglioni si rivelano assai interessanti per la proposta di artisti che comunque hanno caratterizzato la ricerca di questi ultimi anni, con una incidenza internazionale ed una operatività assai significativa.
Possiamo citare l’Austria che ha tra gli altri una artista come Elke Krystufek, che da anni adotta una trasversalità dell’operare artistico tra una ostensione corporea, traccia di un vissuto esperito e ostentato e una pratica dei mezzi più vari tra cui anche la pittura che diviene preciso corollario di una descrizione e definizione di sè.

La Danimarca e i paesi nordici, tra cui spuntano anche nomi di italiani dall’identità internazionale come Maurizio Cattelan; autori che hanno privilegiato il mezzo installativo come una ironica rilettura del concetto di ready-made, come Guillaume Bijl, oppue il duo Elmgreen&Dragset autori di installazioni ambientali e cittadine che divaricano il senso della percezione e del pensiero di spazio urbano e naturale.
La Germania presenta l’opera di Liam Gillick, autore che spesso ha posto una sua riflessione sui modi e le forme in cui la società di massa viene mediata attraverso il linguaggio delle immagini e delle forme di espressione e di comunicazione artistica ed informativa.
Interessante la presenza di un autore come Steve McQueen nel padiglione della Gran Bretagna, artista che ha fatto della trasversalità della sua ricerca un elemento significativo, dai suoi video essenziali nella forma e nella resa, sino alle sculture ed alle fotografie; come non ricordare il suo lavoro più famoso Deadpan, in cui riutilizza una gag di Buster Keaton, rimanendo illeso mentre gli precipita addosso la facciata di una casa, perché si trova in corrispondenza della finestra.
Nel padiglione della Grecia troviamo un artista che ha attraversato gli ultimi decenni: Lucas Samaras che già dai primi anni settanta indaga il senso di una corporeità esibita e autoreferenziale per attraversare poi diversi registri espressivi e di ricerca.
Interessante la presenza di una artista come Fiona Tan nel padiglione dell’Olanda, che ha lavorato spesso con il video e con filmati inseriti in ampie ed articolate video installazioni, già presente nel 2001 alla Biennale di Venezia e nel 2003 alla Biennale di Istanbul.
La presenza di un pittore, se così vogliamo riduttivamente definirlo, come Miquel Barcelò, nel padiglione Spagnolo, rivela l’ampiezza delle proposte e la trasversalità delle metodologie operative.
L’artista lavora da sempre su di una idea di metamorfosi organica attraverso impasti sulla tela che vengono esposti all’aria rivelando forme inattese ed inusuali, utilizza poi materiali organici e pigmenti naturali a definire forme di tipo quasi zoomorfico ampliando successivamente la gamma di materiali naturali nel suo lavoro.

Importantissima la presenza nel Padiglione americano di un artista che ha segnato con la sua ricerca gran parte dell’arte degli ultimi decenni, Bruce Nauman.
La sua capacità di usare tutti i mezzi, dal corpo al video, all’installazione, al neon, unita ad una sottile e lucida capacità teorica e critica, hanno fatto di lui un artista che ha segnato in maniera decisa le ricerche degli ultimi decenni, anticipando forme e modalità operative e ponendo le basi di tante esperienze e ricerche contemporanee.
La giuria presieduta da Angela Vettese e composta da Jack Bankowsky, Homi K. Bhaba, Sarat Maharaj, Julia Voss, assegnerà i premi stabiliti per questa edizione:
Leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale.
Leone d’oro per il migliore artista della mostra Fare Mondi.
Leone d’oro per il più promettente giovane artista della mostra Fare Mondi, inoltre i Leoni d’oro alla carriera sono stati attribuiti, su proposta del direttore Daniel Birnbaum, a YOKO ONO e a JOHN BALDESSARI.

Baldessari sin dall’inizio si pone nell’ambito dell’operatività concettuale, basti ricordare la mostra Art by Telephone, del 1969, le cui opere semplicemente sono le telefonate di vari artisti in galleria che danno indicazioni verbali su come realizzare i pezzi di una mostra mai realizzata, il catalogo è costituito dalle registrazioni.
Il legame tra testo e immagine porta l’artista successivamente nell’ambito più definito della narrative art, creando integrazioni tra scrittura ed immagine, ed ancor oggi è il versante della fotografia che l’autore persegue come ricerca personale.
Parlare di Yoko Ono significa attraversare gran parte delle ricerche e delle esperienze artistiche della seconda metà del novecento, anzitutto la sua presenza significativa e determinante nel gruppo Fluxus, dove adotta diverse possibilità operative e mezzi, forte di una formazione datale dagli studi di filosofia e dalle lezioni di composizione musicale tenute da John Cage.
Sin dalle prime opere, oggetti presentati nell’ambito delle azioni di Fluxus, propone un rapporto di interazione che esorta ad una partecipazione del pubblico in forma immaginaria o reale al fine della realizzazione dell’opera stessa.
Il suo intento dichiarato è un allargamento della coscienza non solo percettiva, attraverso l’ampliamento delle modalità operative dell’arte, in cui permane comunque un profondo senso poetico desumibile da operazioni dove l’artista propone istruzioni immaginarie e a volte impossibili da eseguire, giocando sul rapporto fra immagine, linguaggio ed oggetto.
Inoltre utilizza il corpo evidenziando il doppio statuto marginale di donna e straniera, offrendosi come nella performance Cut Piece, come una sorta di vittima sacrificale attraverso il taglio dei vestiti che mettono letteralmente a nudo la fragilità dell’individuo.
L’attenzione per il corpo è documentata dalle varie esperienze filmiche in cui questo viene presentato in modo coatto, basti pensare a Film n°4 bottoms dove si vedono dei glutei che si muovono ritmicamente, sollecitati da un camminare che diviene azione ossessiva.
Oppure la contaminazione operata tra suono ed immagine come nel caso di Fly dove appare un corpo di donna su cui si muovono incessantemente nugoli di mosche emettendo apparentemente un ronzio incessante che è invece prodotto dalla voce stessa dell’artista.
A tal proposito è interessante segnalare, per un approfondimento dell’opera di questa artista, una mostra che si volge contemporaneamente alla Biennale, negli spazi della Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia, dal 28 maggio sino al 20 settembre dove si tiene la personale di Yoko Ono dal titolo Anton’s Memory.
La mostra si articola attraverso l’esposizione di nuovi lavori tra cui composizioni sonore, film, dipinti, sculture, disegni, e alcune installazioni che richiedono una interazione diretta con il pubblico.
In questa sede l’artista presenta il video della sua famosa performance Cut Piece, oltre a vari oggetti che evidenziano le tematiche legate al corpo ed in particolare al ruolo femminile, come una scultura che contiene chiusi e compressi in cassetti, frammenti di un corpo femminile.
Inoltre risulta assai interessante un aspetto come la scrittura che ha segnato da sempre la ricerca di Yoko Ono, l’artista scriverà sui muri frammenti, poesie e parole che come sempre tendono ad evocare e a spostare l’attenzione sensibile dello spettatore verso situazioni mentali e poetiche.
Importante quindi la presenza di questa mostra in concomitanza con il premio assegnato dalla Biennale, perché ripercorre tutta la ricerca dell’artista degli ultimi quarant’anni evidenziando la continuità tra gli attuali e i precedenti lavori.