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Segno Anno 34 Numero 229 aprile-maggio 2010



Il segno di Zaha

Ilaria Piccioni

Intervista a Anna Mattirolo



Attualità internazionali d'arte contemporanea


2/19 74/76 Anteprima Mostre&Musei
a cura di Lucia Spadano e Lisa D’Emidio

20/25 In copertina
Maxxi Roma
Intervista ad Anna Mattirolo a cura di Ilaria Piccioni, foto di Iwan Baan e Nico Marziali (courtesy Maxxi, Roma)

26/71 Attività espositive / recensioni & documentazioni

Speciale Musei (1a parte)

Rivoli, Bologna, Genova

Programmi e interviste ai direttori
a cura di Gabriella Serusi, Francesca Nicoli, Marco Poggi

Interviste agli artisti:

Jan Fabre (Francesca Nicoli),

Alfredo Pirri (Luciano Marucci)

Elena Monzo (Rebecca Delmenico)

Le mostre nei Musei, Istituzioni, Fondazioni e Gallerie

Enzo Cucchi, Daniel Buren (Ilaria Piccioni), Berlinde De Bruyckere, Luca Pancrazzi,

Arcangelo Sassolino, Nedko Solakov, Chen Zen (Stefano Taccone),

Alberto Di Fabio (Federica Forti), Vanessa Beecroft (Stefano Taccone)

Giuseppe Uncini (Ilaria Piccioni), Mario Nigro (Matteo Galbiati)

Alan Charlton (Paolo Aita), Masbedo (Luca Morosi), Oleg Kulik (Rebecca Delmenico)

Il trucco e le maschere (Veronica Caciolli), Stefano Abbiati (Lucia Spadano)

Kazumasa (da un testo di Ivan Quaroni), Davide Bramante (Stefania Russo)

Ann Veronica Janssens (Antonello Tolve), Danilo De Mitri (Marina Pizzarelli)

Antonio Paradiso (Roberto Borghi), Colazione ad arte (Tiziana Altomare)

Antoni Tàpies (Simona Caramia), FRP2 (Gabriele Sassone)

Ulrich Erben, Sudarshan Shetty (Lucia Spadano)

Fiumara d’Arte: Mauro Staccioli, Mimmo Cuticchio,

Antonio Presti (Intervista a cura di Lucia Spadano)

Andrea Branzi (Antonella Marino), Carlo Golia (a cura di Lucia Spadano)

Arrivi e partenze (L.S.), Gaetano Zampogna (dal testo in catalogo di Gabriele Perretta)

Fiere d’Arte (a cura di Lucia Spadano) Marina Abramovic al Moma (Matteo Galbiati)

Tesi Europee sperimentali (Valentina Ricciuti), Nuove Chiese italiane (a cura di Eloisa Saldari)

Album della memoria

35 anni dello Studio Trisorio a Napoli (a cura di Stefano Taccone)

92/97 Libri e cataloghi
a cura di Lucia Spadano, Gabriele Perretta, Antonello Tolve
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n. 235 marzo-aprile 2011

Oliviero Toscani
Luciano Marucci
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Anna Mattirolo
foto di Iwan Baan e Nico Marziali
(courtesy Maxxi, Roma)

Con l’apertura del MAXXI Roma ha una grande opportunità nel contemporaneo. Come può cambiare lo scenario romano e italiano sul piano internazionale, in vista anche della coincidente apertura del MACRO?
Sono entrambi eventi molto importanti che concorrono a rendere Roma una città ancora più competitiva nel settore del contemporaneo. Il MAXXI, dopo anni di cantiere, si insedia su una base culturale solida e ben strutturata. Ritengo che sia importante per Roma avere più luoghi dedicati alla contemporaneità perchè più è forte l’offerta e più si è in grado di confrontarsi con la cultura del passato, proiettandosi nel contempo verso la creatività futura.

Recentemente si è parlato della composizione di una fondazione che unisca i quattro poli museali romani dedicati all’arte moderna e contemporanea: Gnam, Macro, MAXXI e Palexpo. Cosa ne pensa?
In realtà faccio fatica ad immaginare un’unione tra entità di origine così diverse tra loro. Credo comunque che sia necessario mettere a sistema tutte queste istituzioni, penso alla comunicazione o a i servizi di biglietteria comuni, perché così facendo si arricchirebbe il servizio fornito alla città.

Come verrà strutturata la programmazione del MAXXI, ci sarà una giusta attenzione alle realtà ed espressioni nazionali per consentire e impostare un nuovo dialogo internazionale?
Sarebbe antistorico non muoversi in ambito internazionale. L’attenzione all’Italia sarà comunque molto forte perché ritengo che le sue espressioni (penso sia alle figure storicizzate che alle realtà più attuali) siano tali da rendere molto facile un dialogo internazionale.

Il MAXXI potrà diventare un incubatore artistico?
Lavoreremo con artisti italiani la cui portata storica internazionale non è ancora sufficientemente conosciuta. Su questa scia ci occuperemo anche di figure più giovani con progetti specifici promossi e prodotti dal MAXXI; il museo intende essere un centro di produzione e un laboratorio per artisti, giovani curatori e studiosi. Il MAXXI avrà una forte attenzione anche alla ricerca scientifica per riportare all’attenzione di studiosi internazionali alcuni temi e aspetti della cultura italiana che riteniamo degni di riflessione. Lavoreremo anche, viste le caratteristiche del museo, sul concetto di interdisciplinarietà per farne una delle peculiarità del MAXXI.

Quale museo internazionale considera come fratello maggiore del MAXXI, da cui sarà interessante trarre spunti e stimoli per il nuovo percorso?
I punti di riferimento sono tanti, sono quei musei che vengono in mente a noi< tutti e che in questi anni di costruzione del MAXXI sono stati utili per capire quale poteva essere l’elemento da inserire in un nuovo contesto sia nazionale che internazionale. Tuttavia la stessa Hadid, con la sua costruzione e il suo segno architettonico, ci costringe con entusiasmo a voltare pagina. Con una tale architettura si ha uno stimolo che non si può non considerare con la giusta attenzione e che noi non intendiamo ignorare.

La crisi economica attuale può condizionare l’evoluzione del percorso del MAXXI? Quale sarebbe stata la strada percorsa se non avessimo attraversato un periodo così delicato, nonostante i dati attuali dicano che la cultura in genere non ha risentito profondamente di questa situazione?
Paradossalmente la crisi economica può essere uno stimolo per agire in modo diverso. D’altra parte noi viviamo da tempo in una crisi perenne e mai sono stati stanziati fiumi di denaro per il nostro settore.

Quindi attualmente non ci sono limitazioni o tagli ai finanziamenti?
Ci sono, compatibilmente all’andamento economico del paese.

Per quanto riguarda il budget rivolto alla collezione è possibile proseguire con il lavoro svolto finora, avete intenzione di diversificare le scelte?
Abbiamo intenzione di produrre dei progetti specifici, lavoreremo di più su questo fronte per generare proposte mirate alla valorizzazione della collezione.

Quindi anche per la valorizzazione di lavori dei giovani artisti?
Sì, certo.

L’inaugurazione del MAXXI, prevista per maggio, ha in programma cinque mostre d’apertura, lo conferma?
Il MAXXI, la cui apertura al pubblico è prevista alla fine di maggio, ha due musei distinti: MAXXI arte e MAXXI architettura. Tuttavia, il cuore pulsante dell’inaugurazione sarà la mostra Spazio, che interpreta appieno il carattere di interdisciplinarità proprio del museo, Spazio è infatti un unico percorso attraverso le collezioni del MAXXI arte e del MAXXI architettura e la produzione dei più importanti artisti e architetti contemporanei. Sarà una grande mostra che occuperà tutto il primo piano, indistintamente dalla suddivisione spaziale delle due sezioni del museo. Per quanto riguarda in modo più specifico il MAXXI architettura, la mostra principale è dedicata a Luigi Moretti, dato che il museo si occuperà anche del secolo scorso e quindi della progettazione moderna e contemporanea. Ci sarà anche un lavoro site specific di Studio Azzurro che costituirà una sorta di panorama sull’architettura contemporanea in modo meno tradizionale. Per il MAXXI arte, stiamo organizzando una monografica dedicata a Gino De Dominicis, figura imprescindibile per l’arte italiana contemporanea e punto di riferimento per le successive generazioni. La curatela è di Achille Bonito Oliva. Saranno esposte circa 145 opere che andranno a occupare più spazi del museo, per indagare tutti i maggiori nodi tematici e iconografici affrontati dall’artista. La pubblicazione che accompagnerà la retrospettiva non sarà solo il catalogo della mostra, ma una vera e propria monografia di riferimento. Sarà una grande novità perché è la prima retrospettiva scientificamente completa dedicata a uno degli artisti italiani più influenti in Italia tra il 1960 e 1990. La contemporaneità più stringente, sarà rappresentata da Mesopotamian Dramaturgies di Kutlug Ataman. Questo progetto – che verrà esposto nella sua interezza – si articola intorno al rapporto tra Oriente e Occidente, tra modernizzazione e tradizione, globalizzazione e persistenza delle culture locali ed è composto da otto opere video in gran parte girate nei villaggi della Turchia, Il progetto interpreta appieno alcune delle linee guida che il MAXXI intende portare avanti, ovvero l’interdisciplinarità e la confluenza di temi e di culture.

Ci sarà l’opportunità di dialogare con altri musei, avete avviato un comunicazione diretta per future collaborazioni?
Sì sicuramente in una fase successiva realizzeremo i progetti già in cantiere.

Pensa che il pubblico romano e italiano sia pronto a recepire la novità? Finora sembra si sia dimostrato interessato e curioso.
Sì per ora ha risposto molto positivamente. La qualità è sempre un valore.

È facilmente riconoscibile e assimilabile?
Sì e in particolare ritengo che quest’edificio possa davvero dialogare con la grande architettura romana anche del passato.

Effettivamente dalla risposta che il pubblico ha dato per tutte le attività organizzate dal MAXXI si evince che si sia creata una forte attesa, dettata dal desiderio di novità?
Il pubblico è in attesa di qualcosa di nuovo ed è quello che si merita. Stiamo lavorando sulla qualità e finalmente si presenta l’occasione per noi, per la città e per l’Italia di proporsi in ambito internazionale con un nostro punto di vista, con qualcosa che possa essere recepito sia qui che nel resto del mondo.

Può darci un giudizio sul lavoro di Zaha Hadid e sulla realizzazione finale della struttura museale?
Credo che questo museo sia effettivamente un’eccellenza nell’architettura internazionale.

Corrisponderà alle aspettative?
Attualmente è sicuramente così, per noi che abbiamo seguito il cantiere dall’inizio e per chi l’ha potuto vedere fino ad ora. Non dimentichiamo che il cantiere è stato oggetto di studio e che in questi anni abbiamo avviato un’attività didattica molto convincente con una forte richiesta internazionale. Non faccio fatica a dire che è un’eccellenza grazie anche a tante capacità italiane che hanno lavorato e tradotto in architettura il progetto di Zaha Hadid.