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Flash Art Italia (1999 - 2001) Anno 33 Numero 220 Febbraio - Marzo 2000



Ann-Sofi Sidén

Maria Lind

Regina di fango



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Due parole descrivono al meglio il lavoro di Ann-Sofi Sidén: intensità ed esistenza. Intensità perché le sue opere attraggono lo spettatore, a volte sovrastandolo, coinvolgendolo, minacciandolo. L'esistenza, invece, è un tema ricorrente nei video e nelle installazioni dell'artista, che si confronta con le immagini della vita e della morte. In questa complessità di rimandi il lavoro di Ann-Sofi Sidén si snoda tra empatia e repulsione, mettendo a nudo gli snodi più essenziali e dolorosi dell'esperienza umana, sempre in bilico tra follia e devozione,
vulnerabilità ed esibizionismo, controllo e casualità.
Nell'installazione Who Told the Chambermaid? (1998) alcuni monitor di sorveglianza sono allineati su una serie di mensole, accanto a lenzuola e asciugami. Nei video scorrono varie immagini degli
interni di un albergo: clienti che attraversano la hall, una donna a letto, due uomini che si incontrano in sala riunioni... Qua e là, nelle altre sale della mostra, si incontrano diversi monitor, disseminati quasi a caso, che presentano immagini rubate in altre stanze dell'albergo.
Lo scenario è completo: nell'albergo si nasconde una voyeur che, impegnata nella routine quotidiana, non perde mai di vista il proprio micromondo, sorvegliandolo meticolosamente.
La sensazione di assistere a rituali privati e segreti è ancora più forte nel film in 35 mm QM, I Think I Call Her QM (1997) nel quale una psichiatra paranoica scopre sotto il proprio letto, nella sua casa new yorkese, il corpo di una donna coperta di fango. Il film ci mostra le indagini della psichiatra che cerca di scoprire l'origine e la natura della misteriosa creatura battezzata Queen of Mud, regina del fango, in un intreccio che spazia dal genere poliziesco al thriller,
passando attraverso il classico rapporto drammatico tra madre e figlia, riversandolo però in
un'atmosfera cupa e misteriosa dove la regina di fango assume le caratteristiche di un catalizzatore di culture, una sorta di versione femminile di Mowgli del Libro della giungla o del Marlow di Cuore di Tenebra.
Ma ricondurre il lavoro di Ann-Sofi Sidén a categorie e riferimenti precisi è quasi impossibile: l'artista infatti mescola elementi primordiali e fantascienza, potere e paranoia, realismo e fiction. Tuttavia lo spunto è quasi sempre una sorta di documentario: Codex (1993), ad esempio, si basa su una serie di informazioni d'archivio sulle donne svedesi punite e condannate tra il medioevo e il XIX secolo.
Ciascun caso è stato trasformato in una biografia romanzata, raccontata da fotografie e video
contraddistinti da un'accurata messa in scena. Al documentario si può ricondurre anche l'ultima
videoinstallazione Wart Mal!, ambientata nella piccola città di Dubi sul confine tra Germania e Repubblica Ceca: combinando proiezioni e interviste, assemblate in un collage di materiali grezzi
come gli schizzi per un story board o una sceneggiatura, Ann-Sofi Sidén scrive il diario di un viaggio in un microcosmo desolato, popolato da prostitute, protettori e clienti che affollano le strade, gli alberghi e i bar. Wart Mal! è il canto delle sirene delle adescatrici: "Aspetta un
attimo" ripetono le voci ai bordi delle strade e nei locali ambigui. Un richiamo di seduzione, ma anche un invito rivolto agli spettatori, come a pretendere più attenzione nei confronti di un
mondo che insegue troppo in fretta i miti della società affluente.
Come quasi tutte le opere di Ann-Sofi Sidén anche Wart Mal! si sofferma sul dramma della donna intrappolata sul discrimine sottile che separa l'ordinario dalla follia. In QM, I Think I Call Her QM si assiste al dramma psicologico di una donna che lotta con l'oscurità, metaforica e reale, che l'avvolge. In Who Told the Chambermaid? ci si ritrova direttamente immersi in una
situazione psicotica. L'artista si addentra nei territori della psicoanalisi, ma evita qualsiasi citazione letterale o accademica; agisce piuttosto come un inquietante chirurgo che manipola il cervello degli spettatori, ambientando drammi e violenze direttamente nella nostra sfera emotiva. Così Ann-Sofi Sidén punta il dito sulle piaghe della società e su quelle più dolorose del nostro
inconscio.

(Traduzione dall'inglese di Massimiliano Gioni)

Maria Lind è critica e curatrice. Vive e lavora a Stoccolma.
Ann-Sofi Sidén è nata a Stoccolma nel 1962. Vive e lavora a Stoccolma e New York.
Principali mostre personali:
1995: Lucas & Hoffman, Colonia;
1999: Nordenhake, Stoccolma; Wiener Secession, Vienna.

Principali mostre collettive:
1998: Biennale di San Paolo; Invisible Light, Moderna Museet, Stoccolma; Nuits Blanches, ARC, Parigi; Manifesta, Lussemburgo;
1999: Dial M for..., Kunstverein, Monaco; Biennale di Venezia; Two Doors-True Value, Mai 36, Zurigo.