L'edicola digitale delle riviste italiane di arte e cultura contemporanea

::   stampa  

Cut up (2001-2004) Anno 2 Numero 1 nuova serie



Sinatra

Andrea Campanella

Intervista ad Igort



ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI

Dum dum girls
Andrea Campanella
n. 0 aprile 2004

Orange Crash
Andrea Campanella
n. 0 agosto 2003

L’ultimo treno della notte
Andrea Campanella - Pako
n. 5 ottobre 2003

Intervista a Garbo
di Andrea Campanella
n. 4 estate 2003

Cinema di genere, fiction e soap
Andrea Campanella
n. 6 novembre 2002

No-Body
Anna Maria Monteverdi
n. 5 gennaio 2002




Sinatra (Coconino editore) è il nuovo lavoro di Igort, firma storica del fumetto indipendente italiano ed è una storia intensa, narrata in nero bianco e blu, i colori della notte, scandita dalla voce inconfondibile di The Voice. L'ineluttabilità del male che perpetra il suo rito senza grandi giustificazioni. Questa storia vi lascerà un segno, ne sono sicuro. Ed ora la parola all'autore:

Caro Igort, sarebbe veramente interessante sapere come è nato Sinatra...

Bene, ti racconto brevemente, la storia nasce a Tokyo, ero lì da quattro mesi e avevo finito una storia lunga. Si trattava di yuri, del primo libro a colori pubblicato su rivista e poi in volume per la kodansha. Così mi misi a pensare una storia che nasceva in maniera diversa. In genere il lavoro sulla struttura è molto forte nel mio approccio. A volte quasi censorio. insomma i dialoghi vengono scritti e riscritti. Poi si lavora sulla struttura, lo storyboard, e anche questo ha diverse versioni prima di arrivare al ritmo definitivo. Questo per dire che il fumetto, per me, è un linguaggio che utilizza la tecnica del filtraggio, sino a giungere alle suggestioni più pure, più intime insomma. Sinatra era una storia che cominciai pensando ai silenzi, semplicemente non c'era testo. Si sviluppava seguendo un ritmo che era, per me, nelle mie intenzioni, una specie di scrittura del fumetto. Una sintesi del linguaggio, vignetta dopo vignetta, dettata dal ritmo del racconto pensando a un mio ritorno in Europa. Naturalmente non sto dando giudizi di valore, ti parlo delle intenzioni. Se poi riesco a raggiungere queste intenzioni o meno, questo è un altro paio di maniche. Editorialmente parlando era immaginata per il mercato francese: volevo fare qualcosa di radicalmente diverso da quello che avevo appena terminato di disegnare. Se analizziamo il lavoro di tutti questi anni balzerà all'occhio come per me ogni storia abbia una sua tecnica specifica. Tanto che tra Brillo, Amore o Sinatra ci sono elementi esteriori, tecniche di realizzazione, approcci insomma, radicalmente diversi. Le tavole che sarebbero poi diventate il cuore di questo libro, di Sinatra, furono l'inizio di una storia nera, che andavo scoprendo mentre disegnavo. Il motto era: "Non stare a cesellare" e il tono quasi disperato, in cui si confondevano le vicende di diversi personaggi prendeva forma nelle notti passate in bianco con la musica in cuffia a tutto volume. La storia aveva una struttura diversa, più articolata, in principio, solo dopo mi resi conto che mi interessava uno sguardo ingrandito. Una storia piccola, un frammento quasi. Ancora non sapevo come la sua forma definitiva si sarebbe rivelata. Sinatra (che si chiamava con altri titoli in un primo momento) è venuta fuori per brandelli, visioni vere e proprie. Anni dopo, in Sardegno, riprendendo quei disegni, quelle tavole. Baru, che era con me mi esortava. Lui amava lo stile selvaggio e pieno di ombre di quelle prime tavole disegnate anni fa (sei anni fa). Insomma da quelle atmosfere, da quello stesso lavoro dopo tutto, prese il volo "Cinque è il numero perfetto", che sto terminando ora. Era come un nucleo in cui si concentrava un approccio che filtrava le tecniche che venivano assorbite stando in Giappone,lavorando da anni con la kodansha e pensando alla cultura italiana. E alle cose che avevo letto e visto e rivisto della cultura americana. Sopratutto quella cinematografica.

intervista di Andrea Campanella tratta da Cut up #1(nuova serie)