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Cut up (2001-2004) Anno 2 Numero 1 nuova serie



Noir - K.W. Jeter

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"In quel momento, mentre la scintilla azzurra del sesso accendeva un filo ardente lungo la sua lingua, dal cielo pioveva fuoco. In quel momento, tutti gli altri momenti affluirono precipitosi nella sua testa. Si scostò dal bacio che gli riempiva la bocca, dal caldo sapore di rame della carne codificata, e cadde contro il vetro della finestra; la finestra rabbrividì di paura, rimandandogli l'immagine del suo volto spettrale"
K. W. Jeter

"Noir" è l'ultimo romanzo di Jeter, uscito in lingua originale nel 1998 e tradotto in italiano da Fanucci nel gennio del 2000. E' un testo che, nel bene e nel male, rende esattamente il tipo di scrittura che Jeter sta coltivando da oltre trent'anni. Dal tempo almeno in cui scriveva Dr Adder (1971-1972): una scrittura barocca, visionaria, densa di immagini sanguigne e apocalittiche, popolare e letteraria insieme.
Valga per tutto l'inizio di "Noir" riportato sopra.
Chi non ama questo modo di scrivere (e sono in tanti....) si divertirà a individuare senza troppa fatica i molti difetti di questo "Noir": dall'eccesso verbale allo scarso controllo degli elementi della narrazione, dall'incontrollato sviluppo di spunti che avrebbero benissimo potuto rimanere secondari (tutta la parte sui violatori del copyright, per fare un esempio). Si tratta di limiti reali, che però non intaccano - almeno a mio giudizio - la forza espressiva della scrittura di Jeter.
La strategia di denunciare già nel titolo il modello narrativo di riferimento esaspera il gusto per la citazione; in un certo senso, incorpora il modello nella narrazione stessa. E' un gioco ironico che richiama quello condotto da Quentin Tarantino in Pulp Fiction.
Nell'ultimo romanzo di Jeter l'armamentario noir viene messo in scena con una puntualità ossessiva: c'è un protagonista (McNihil: un nome che dice molto sul personaggio!) - un perfetto looser, investigatore solitario con troppo passato alle spalle - che viene incaricato di svolgere un'inchiesta su un omicidio dai risvolti molto poco chiari. Siamo già nettamente immersi nelle atmosfere di un certo cinema degli anni '30-'40 trasposte in un prossimo futuro.
Ma c'è di più: McNihil è un appassionato di cinema noir e per vivere fino in fondo nell'universo della sua passione si è fatto installare un tipo di visione monocromatica che gli restituisce la realtà come se fosse un film in bianco e nero. Anche gli oggetti che cadono sotto i suoi occhi vengono tradotti dal programma nei loro analoghi della metà del XX secolo. A tutti gli effetti, McNihil vive dentro un film noir, in una finzione a metà che secondo l'autore è una metafora della condizione dell'America di oggi.
"McNihil - scrive Jeter nella postfazione dell'edizione italiana - è un autoritratto psicologico. Lui 'vede' le cose come me. Se non vede più quello che vedono gli altri, ed è in una certa misura cieco, poco gli importa; è lo stesso per me. McNihil sbatte gli stinchi contro cose che per lui non invisibili...voi no? La differenza sta nel fatto che lui vede altre cose, e le vede in modo più chiaro e veritiero e così risolve da bravi detective il mistero di Noir. Ma per farlo, MCNihil deve frugare alla cieca in un territorio cosparso di rottami che a me, e probabilmente anche a voi, è fin troppo familiare. In quel territorio sono cresciuto: mi ci sento a casa. La cosa non mi disturba come non disturba granché McNihil. Quello che disturba entrambi è la perdita di qualcosa che nessuno dei due ha mai avuto, che neppure è mai esistita".
Sembra che lo sforzo principale di Jeter come scrittore sia quello di gettare un po' di luce su quel territorio fatto di scarti dell'immaginazione, di detriti letterari e cinematografici, di rottami virtuali che è il paesaggio americano (o mondiale?) odierno. Un lavorio che lo accumuna, certamente, all'amico P.K.Dick; ma anche a James Ballard, a Thomas Pynchon, a William Burroughs (il Cuneo, una delle unvenzioni più affascinanti di Noir, richiama direttamente l'Interzona di Burroughs e c'è perfino nel romanzo un richiamo quasi letterale alla burroghsiana "algebra del bisogno").

(1998 - 1999 Fanucci editore, Solaria, pg. 249, £ 6900)