Ospiti di Nosadella.due
Siamo nel centro di Bologna in una residenza per artisti e critici che ha
gia' ospitato diverse iniziative pur avendo dato il via alla sua attivita'
poco piu' di un anno fa. Elisa Del Prete, che ha fatto nascere e
dirige Nosadella.due, spiega come una situazione "domestica" possa
diventare catalizzatrice di esperienze sia internazionali che locali
Intervista a cura di Michela Gulia
Una domanda per presentare il tuo progetto: che cos'è e come nasce Nosadella.due?
Elisa Del Prete: Nosadella.due nasce nel gennaio del 2007 come residenza per artisti e curatori stranieri. Nasce da una grande opportunità che mi si è presentata: una bellissima casa in centro a Bologna, di proprietà privata della mia famiglia, cui bisognava trovare una destinazione.
L'idea di avviare una residenza a Bologna mi è venuta pensando che, se ci sono tante realtà che producono 'eventì, poche invece prestano attenzione alla ricerca, che continua allora a rimanere poco accessibile al pubblico. Riflettendo sulle residenze come momento di grande crescita all'interno di un percorso di formazione per artisti e curatori grazie al confronto con nuove realtà geografiche e umane, ho pensato a come la zona di Bologna, ma anche l'Italia stessa, ne fosse carente.
Da qui l'idea di una struttura che potesse identificarsi come sede di uno scambio reale tra diversi Paesi e l'Italia, una struttura formativa che la mia città, Bologna, avrebbe potuto offrire. Ho deciso di investire in questo sforzo per verificare se poteva esserci in qualche anno da parte delle istituzioni, ma anche della scena italiana tutta, l'interesse ad appoggiare e legittimare una struttura privata che si ponesse a servizio pubblico. E fino ad ora sono molto soddisfatta.
Quali sono i criteri in base ai quali selezioni artisti e curatori per ogni residenza?
Solo di rado seleziono artisti per progetti speciali. Di norma seleziono curatori invitandoli ad indicarci gli artisti. Ci sono due binari: possono essere invitati curatori italiani o stranieri. Nel caso di curatori italiani l'idea è quella di scegliere persone che conoscano il progetto, che abbiano visto lo spazio o che conoscano la situazione bolognese, perchè si tratta nell'insieme di una situazione particolare, di un appartamento a Bologna, una città con tutti i suoi limiti ma anche tutte le sue peculiarità .
La residenza poi presuppone che ci siano degli spazi condivisi, per cui l'artista, oltre a trovarsi a vivere nella stessa casa con altri, lavora in studi che nascono per essere comuni, stanze di una casa appunto, che, sebbene di ben 250 mq, non è uno spazio immenso da condividere. La situazione è molto domestica, gli artisti hanno a disposizione certi strumenti ma non altri. Su questo binario, l'ultima residenza ha visto ospiti Nico Dockx e Andreas Golinski, selezionati rispettivamente da Andrea Viliani e Daniela Cascella, il primo come rappresentante del MAMbo e dunque attivo su Bologna, Daniela perchè già conoscitrice del background bolognese.
Per i curatori stranieri invece, l'invito si orienta su chi puo' presentare un progetto che ben si inserisca all'interno della città o sul territorio. Oltre che selezionatori, i curatori stranieri sono "curatori in residenza" in quanto viene chiesto loro di passare qui un periodo di due/tre settimane, durante il quale si lavora ad un'ipotesi di progetto da sviluppare in collaborazione con altre forze culturali di Bologna. Il periodo di residenza li mette quindi nella condizione di poter selezionare gli artisti più idonei a questo tipo di esperienza e al tempo stesso permette loro di venire in contatto con la scena artistica italiana a cui vengono introdotti attraverso incontri, studio visit, viaggi.
Annamari Vanska e Magdalena Ujma, una curatrice finlandese ed una polacca, sono state le ultime curatrici in residenza, fino al 10 febbraio, e con loro ho lavorato alla selezione dei due artisti (uno finlandese e uno polacco) che saranno parte di una sezione speciale curata da Nosadella.due per il Festival bolognese Gender Bender.
La presenza di queste due curatrici, che hanno tra i propri campi di ricerca quello degli women's studies e gender studies, è molto interessante. Cecilia Canziani, una delle curatrici di 1:1 projects mi ha parlato poco tempo fa di un incontro dell'Affinity Group Meeting - uno degli eventi organizzati all'interno dell'European Femminist Forum - che è stato ospitato nel loro spazio. Mi interessa sapere le "ragioni" che hanno determinato il tuo incontro con Annamari Vanska e Magdalena Ujma.
Magdalena sta portando avanti un interessante approfondimento sulla mascolinità, sulla "caduta dell'eroe" e sul cambiamento sociale da cui esso deriva. Annamari, d'altra parte, indaga non solo lo sviluppo di immaginari lesbici nelle pubblicità, ma anche di quelli adolescenti, ha scritto saggi degni di nota sull'evoluzione moderna della pornografia, nell'informazione mediatica come nell'arte, sui suoi limiti e le sue convenzioni.
La scelta di queste due curatrici è stata dettata dunque certamente da affinità di ricerca dichiarate, che le vedono partire entrambe da studi femministi, e nasce dall'idea di realizzare una produzione speciale in collaborazione con Gender Bender e il Cassero di Bologna, per il Festival che c'è in città ogni anno a novembre.
Quindi è fondamentale all'interno del progetto di Nosadella.due il rapporto con il territorio in cui operate...
Assolutamente. L'idea è quella che Nosadella.due sia uno spazio di lavoro, di produzione, di ricerca, e non uno spazio espositivo. Lo spazio espositivo deve rimanere la città, nel senso che l'idea è quella di ospitare degli artisti all'interno di un luogo di discussione e confronto con altri artisti, curatori, progetti, ricerche, identità, costumi, etc...locali e non, qui deve realizzarsi la produzione di qualcosa che sia l'esito di questo incontro.
Parlami del vostro ultimo progetto, 'Blackout'.
'Blackout' è un momento in cui Nosadella.due diventa anche sede espositiva, per mostrare al pubblico i progetti realizzati da Nico Dockx e Andreas Golinski, i due artisti in residenza lo scorso autunno. In particolare questa mostra si inserisce come evento collaterale del percorso Arte Fiera Off.
Devo ricordare inoltre che 'Blackout' si è arricchito della collaborazione di MAMbo e neon>campobase, altre due realtà cittadine che sono state coinvolte nel progetto a partire dall'invito che Andrea Viliani ha rivolto a Nico Dockx per la residenza. L'artista belga infatti aveva già in programma un progetto da neon>campobase, storica piattaforma/galleria bolognese, e questo invito ha innescato l'articolazione del progetto su tre realtà complementari in città: neon, uno spazio espositivo aperto alla sperimentazione, Nosadella.due, una residenza, e MAMbo, l'istituzione cittadina per l'arte contemporanea. Un bellissimo esito di questa collaborazione è stata la pubblicazione realizzata da Nico ed Helena Sidiropoulos, artista con la quale ha lavorato durante il periodo di ricerca a Nosadella.due.
Il libro, insieme ad una doppia selezione di immagini e ad un neon esterno (scrittura rossa sull'edificio della residenza), corrispondono infatti alla produzione di Dockx per Nosadella.due. Golinski invece ha lavorato sulla storia locale, creando differenti installazioni all'interno dell'appartamento che rievocano in modo molto suggestivo il dramma cui si ispira il lavoro.
Tutti i lavori che ho menzionato sono stati prodotti da Nosadella.due in collaborazione con alcune aziende locali che ci hanno fatto da sponsor tecnici: Nettuno Neon, Tipografia Irnerio e Ironcup, aziende che si dimostrano particolarmente sensibili all'arte e alla sua diffusione.
Pensi anche a collaborazioni in ambito nazionale? O sei concentrata soprattutto sulla mobilità internazionale?
La mia idea è quella di lavorare a livello internazionale con fondazioni private e istituzioni governative, per inserirsi all'interno di un circuito di scambio che collochi Nosadella.due al pari delle altre residenze straniere. Ma credo che per fare questo sia assolutamente necessario creare, a livello nazionale, una rete di collegamenti tra le residenze italiane, ognuna delle quali ha le sue peculiarità, i suoi limiti e le sue forze.
Rendere visibile questa rete, ovvero l'insieme di "offerte" che il nostro paese puo' proporre ad artisti, ma anche a curatori o istituzioni straniere, potrebbe essere determinante per una visione completa, seria e competente dell'attività che svolgiamo in Italia. È inutile pensare di potercela fare da soli. Secondo me quello che è necessario - visto che stanno nascendo tante belle realtà analoghe a Nosadella.due, e molte già c'erano - è unire le forze per proporsi a livello internazionale come una vera e propria rete di residenze.
Un rapporto coerente con le realtà straniere si rafforza nel momento in cui hai alle spalle anche una legittimazione a livello istituzionale locale.
Cosa vorresti aggiungere che pensi sia importante dire?
Oltre a fare appello alle istituzioni perchè appoggino e diano forza alla creazione di questa rete, perchè l'Italia possa finalmente collocarsi con dignità rispetto alla scena internazionale - visto che ha le forze e le idee per farlo - vorrei sottolineare come ognuno di noi, intendo le singole realtà nascenti, deve impegnarsi comunque a sviluppare un'identità propria, anche attraverso la collaborazione con privati locali, per favorire sempre di più un loro coinvolgimento ramificato e consapevole.
Trovo che questo sia un punto chiave per la produzione e soprattutto la diffusione della cultura contemporanea. Non posso non citare la banca che fin da subito ha creduto nel nostro progetto e con cui stiamo pensando insieme il suo sviluppo, attraverso il confronto di competenze e necessità differenti: Emil Banca, una banca di Credito Cooperativo particolarmente e, anzi direi, eccezionalmente sensibile all'attività culturale del territorio in cui opera e al suo sostegno, come valore aggiunto non solo per l'azienda stessa ma anche per uno sviluppo educato della società di cui fa parte e a cui si rivolge.
So di dire una banalità, ma credo davvero che la collaborazione tra pubblico e privato sia fondamentale in ambito culturale, non soltanto per un vantaggio economico ma per uno sviluppo civile. Le realtà che ho conosciuto che si appoggiano soltanto all'uno o all'altro, riportano guasti e inceppamenti che prima o poi si manifestano dietro ad un'apparenza lineare.
Nosadella.due
Via Nosadella, 2 - Bologna
Tel +39 333 9975595
www.nosadelladue.com
info@nosadelladue.com
Questa intervista in formato PDF da stampare
Michela Gulia è laureata all'Università di Roma "La Sapienza" in semiologia dell'arte contemporanea. Ha lavorato presso la Fondazione Baruchello (Roma), dove ha partecipato a diversi seminari di ricerca , tra cui quello su "Roma '77" con Rogelio Lopez Cuenca, e "Senza titolo per parlarne" con Mauro Folci e Osservatorio Nomade. Attualmente collabora con UnDo.Net
Interviste precedenti:
FormContent: profilo di uno spazio
È la volta di 1:1projects
Immagini:
Nico Dockx & Helena Sidiropoulos, Through Time & Today (ongoing work), neon light, Nosadella.due, 2008
Nico Dockx & Helena Sidiropoulos, Through Time & Today (ongoing work), slides, Nosadella.due, 2008
Nico Dockx & Helena Sidiropoulos, Stickiness (to Francisco J. Varela, Chile 1946-France 2001) , part of an ongoing work 'Through Time & Today', book published by Nosadella.due, edition 1000 copies, 2008
Andreas Golinski, untitled(Ecke-1) , black painted iron and light bulb, 2008
Andreas Golinski, untitled(er/sie/es) , black cradle and light bulb, 2008
Andreas Golinski, untitled(Ecke-2) , black painted iron and light bulb, 2008
Andreas Golinski, untitled(1/4) , carved iron, 2008
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