Attraversare le contingenze allargando le prospettive

17/12/2009
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Da Bologna a Roma passando per Venezia


Sabato 12 dicembre a Bologna si è tenuto l'incontro Numero Uno intorno ai rapporti fra progetti culturali e gestione pubblica. Mercoledì 16 dicembre a Venezia si è parlato di trasparenza e responsabilità. Precedentemente a Torino, nel Numero Zero, ci si è riuniti intorno ad alcune parole chiave raccogliendo posizioni sul bisogno di ideare metodologie e pratiche che evitino una logica localistica, sugli obiettivi e i risultati in merito all'arte e alla cultura contemporanea inserite in processi di marketing o di riqualificazione urbana. E sulla necessità di proporre una piattaforma di riflessione aggiornata e in continuo dialogo con altre esperienze internazionali.
Ogni riunione prende avvio dai temi e dagli argomenti emersi durante le conversazioni già avvenute nelle altre città, quindi tutti i partecipanti si stanno impegnando per rendere condivisibili i contenuti di questi momenti d'incontro nati dopo la risposta della Presidenza della Repubblica all'Appello firmato da un insieme indipendente di esponenti del mondo dell'arte visiva e della cultura.

Il prossimo appuntamento è per lunedì 21 dicembre a Roma dove ci si concentrerà su pratiche e politiche delle iniziative indipendenti.

A gennaio sarà la volta di Milano, Napoli, Genova, Firenze... l'intento è di arrivare ad un incontro nazionale nel corso del 2010.

L'iniziativa è realizzata con il lavoro volontario di alcuni dei firmatari dell'Appello, i quali organizzano le riunioni cercando di focalizzare i discorsi e di analizzare problemi specifici non limitandosi solo a denunciarli.
Questo tentativo può essere più o meno riuscito, ma è comunque importante concentrarsi per andare oltre obiettivi puramente utilitaristici e per resistere all'eterno "Divide et impera".


In questa pagina il video con un estratto della conversazione di Bologna, alcuni discorsi salienti e un report schematico degli argomenti




Un estratto del pomeriggio di discussione per Numero Uno a Bologna il 12 dicembre 2009




via Nosadella, 2 - Bologna




La sede di Nosadella.due - Residenza per artisti e curatori




Roberto Pinto




Elisa Del Prete




Alessandro Finelli




Altre immagini dell'incontro























Roberto Pinto:
Il problema è, riportandolo alla base, che la Biennale di Venezia in Italia la decidono i politici, mentre Documenta a Kassel la decidono delle persone che sono direttori di museo. Il problema è proprio, secondo me, mettere di fronte alle istituzioni, al Capo dello Stato a chiunque altro vogliamo prendere in considerazione, semplicemente l'anomalia italiana, cioè il fatto che nelle altre nazioni c'è un comitato di esperti. La ragione per cui io non ho firmato questo appello e' il fatto che questo è posto in modo troppo generico nella lettera. Perché poi è anche un problema trovare un comitato di esperti in Italia, dove non c'è una tradizione di questo tipo. La risposta più ovvia è che questa situazione dovrebbe essere presa in mano da AMACI e dalla Consulta degli Storici dell'Arte, perché sono le uniche istituzioni che in Italia avrebbero il ruolo giusto - la Consulta è la riunione di tutti i professori di Storia dell'Arte delle università italiane, e AMACI è l'associazione di tutti i musei italiani. Però sappiamo benissimo che questo può essere un passo falso: sul piatto della bilancia c'è un'istituzionalizzazione del ruolo e quindi il riconoscimento che lì c'è una professionalità. Ma quello è l'unico passo che si può fare, dal mio punto di vista, non ne ho visti altri, sono aperto a cambiare idea però non ne ho visti altri. Io non mi posso riconoscere né nelle scelte della consulta né in quelle di AMACI, ma nonostante questo dico: visto che il Padiglione Americano lo decide il MOMA o chi per lui, il Padiglione Inglese il British Council che si rivolge ad un museo, quelle sono le nostre istituzioni, che ci piaccia o no, ma intanto così prevarrebbe la non casualità, anziché il fratello, il cugino, l'amico di partito o l'amico personale dell'assessore. Sarebbe dare la responsabilità alle istituzioni esistenti.

Elisa Del Prete:
Credo che ci sia anche un grosso problema di comunicazione - che era anche una delle parole chiave di questo incontro - sia di cultura pubblica che di comunicazione. Dovremmo interrogarci anche su che cosa significa fare cultura pubblica, e ci vuole una consapevolezza anche da parte nostra affinche' le istituzioni possano proporre qualcosa in grado di comunicare al pubblico, al cittadino e a tutti quelli che a noi interessano. Volevo sollevare una questione che io mi sono posta, ovvero la necessità di iniziare ad usare un linguaggio diverso dal nostro per relazionarci con le istituzioni. Perché non possiamo lamentarci che non ci sponsorizzano un progetto che è un progetto fighissimo però non serve alla città e non serve a nessuno, e invece secondo noi serve; bisogna cercare di capire in che modo un progetto può essere veramente utile, domandiamoci perché la gente non capisce che le cose che facciamo servono...

Alessandro Finelli:
Nel momento in cui si parla di saper comunicare dobbiamo tenere conto che fanno parte dell'arte contemporanea anche una serie di riviste specializzate - che nascono e muoiono, alcune sopravvivono o vivono sempre - il che secondo me spesso finisce per veicolare un po' male il messaggio dell'arte contemporanea, perché si rimane nella polemica all'interno del settore ma molto poco emerge all'esterno, mentre tutto resta nel contenitore interno. C'è un gioco delle parti interno, un gioco a cui stanno tutti: dagli artisti ai curatori, ai direttori delle riviste; molto viene detto - anche perché esiste una vasta gamma di strumenti di comunicazione - ma tutto gira sempre tra gli stessi referenti.


Numero Uno
Clinica aperta sulle politiche di produzione dell'arte italiana da parte della pubblica amministrazione

12 dicembre 2009
Sede: Nosadella.due, Bologna

Partecipanti: Jacopo Addini/Lelio Aiello/Ass. culturale Fosca/Katia Baraldi/Fabrizio Basso/Filippo Berta/Laura Calligari/Giusy Checola/Cristian Chironi/Fabio Ciavarella/Silvia Cini/Francesca Cigardi/Leone Contini/Rita Correddu/Elisa Del Prete/John Duncan/Vincenzo Estremo/Eva Fabbris/Vincenzo Fiore/Elisa Fontana/Gino Gianuizzi/ Leonardo Lenzi/Liquid Cat/Eva Marisaldi/Luca Mazza/Alice Militiello/Elisabetta Mori/Francesco Ozzola/Maria Pecchioli/Alessandro Piergallini/Roberto Pinto/Viola Pinzi/Rocco Poiago/Mili Romano/ Saverio Tonioli/Gabriele Tosi/Anna Vasta/Cosimo Veneziano.

Premessa

La pubblica amministrazione propone sempre più spesso progetti culturali che di culturale hanno poco.
Si assiste sempre di più ad eventi di intrattenimento, a manifestazioni di bella facciata ma di scarso apporto culturale, a progetti che non hanno niente a che fare col contesto culturale che si sta in realtà sviluppando, destinati ad esaurirsi al loro termine, senza alcuna processualità e incapaci di radicarsi in un territorio. La maggior parte dei progetti pubblici accadono senza che se ne possa intuire il processo, mancano di trasparenza e di una progettualità culturale realmente pubblica.
Si tratta spesso di strategie di comunicazione e non di progetti, di opere o di azioni volte allo sviluppo di saperi. E ciò accade per mancanza di competenza e dialogo, perché la pubblica amministrazione non si appoggia a chi la cultura la fa, né dialoga con gli esperti.
Ciò nuoce non solo al nostro contesto ma anche ad un confronto paritario a livello internazionale che conduce l'Italia ad un sempre più forte isolamento e ad uno stato di sprovvedutezza che impedisce al paese di relazionarsi alla pari con il contesto internazionale.

Lo spazio pubblico non parla più culturalmente

Per fare cultura noi esperti ci troviamo sempre più comodi in altri contesti, autonomi, ritirati, autistici: la cultura fugge i luoghi deputati alla cultura, i musei, i teatri, i cinema, gli spazi pubblici, per rintanarsi nelle case, nelle soffitte, nei capannoni abbandonati in campagna, nelle imprese private diventando sempre più nascosta, elitaria, schiva e debole ai fini di uno sviluppo culturale del paese.
In questo modo viene a mancare un dialogo con l'interlocutore primo della cultura che è il pubblico cittadino.
Occorre ricostruire questo dialogo: occorre poter parlare con gli amministratori, restringere il divario tra chi la cultura la fa e chi la "promuove", far sì che la pubblica amministrazione conosca opere e numeri, occorre riattivare un linguaggio comprensibile, confrontarsi sulle progettualità a lungo termine, far sì che venga riconosciuto il patrimonio che la nostra classe professionale è per il paese.

Affinché la cultura ritorni ad essere davvero pubblica occorre condividere un dialogo costante.

Report dell'incontro

Dopo la lettura della lettera inviata al Presidente Napolitano e della sua risposta, e un'introduzione di Cosimo Veneziano sui temi affrontati durante l'incontro numero zero di Torino, è subito emersa una necessità di metodo: rivedere il meccanismo e la struttura degli incontri affinché siano utili ed efficaci, in due punti:

1.la redazione di un protocollo alla fine di ogni incontro, che elenchi una serie di punti-regole che dobbiamo rispettare, che chiediamo di rispettare e di riconoscere ai nostri interlocutori;

2.strutturare ogni incontro in tre parti: una prima dove si affronta l'ordine del giorno in linea generale, la seconda in cui si analizzano e si sviluppano tematiche specifiche attraverso la formazione di 4-5 gruppi di lavoro, nella terza i gruppi si riuniscono per fare il punto della situazione e stilare le proposte concrete.

Punti di discussione affrontati in rapporto al macrotema del giorno: l'amministrazione pubblica nuoce all'arte contemporanea in Italia? Come è possibile ricostruire un dialogo proficuo tra amministratori ed esperti?": il riconoscimento dovuto da parte delle istituzioni del nostro "lavoro" le nostre responsabilità rispetto all'attuale mancanza di dialogo con l'amministrazione pubblica e la nostra professionalità: dove sbagliamo e che cosa potremmo fare per rendere possibile il dialogo con le istituzioni l'ansia dell'apparire di artisti e curatori, importanza della comunicazione e del marketing, la logica dell'evento, la formazione

Il linguaggio

a.non dare per scontato che il nostro linguaggio possa essere compreso, iniziare noi per primi a porci il problema di come descrivere ciò che vediamo e facciamo in modo che il testo e le parole usate – anche rispetto al loro uso e abuso e conseguente svuotamento di significato - non suonino vuote, inutili e non interessanti per il settore pubblico.

b.Tentativo di comprensione del linguaggio politico: considerare la necessità della politica di ottenere risultati in termini di tempo e ambiti molto più ridotti rispetto ai nostri tempi e ambiti ideali: ossia nei tempi di un mandato elettorale, ridurre i tempi e le durate di azioni e progetti proposti alle istituzioni

Responsabilizzare le istituzioni esistenti: la restituzione del "contenitore"

Rispetto ai problemi sollevati nella lettera inviata a Napolitano e in considerazione del sistema in cui viviamo e operiamo, si chiede la restituzione dell' "istituzione" del settore artistico in Italia. Data la situazione disastrosa la priorità è quella di ricreare un contenitore, responsabilizzando le istituzioni che ci sono già, per avere una credibilità di ruolo ma anche per poter avere qualcuno/qualcosa da poter avversare o a cui fare riferimento: l'AMACI per l'Istituzione Museo e la Consulta Nazionale Universitaria per la Storia dell'Arte per l'Istituzione Università.

Collaborazioni prioritarie

a.Gruppi locali. Si propone di creare gruppi locali che si relazionino alle istituzioni locali perché le associazioni e gli artisti difficilmente riescono ad interagire direttamente con i massimi sistemi e con il "contenitore" istituzionale di cui sopra. Inoltre ci sono associazioni e progetti che hanno necessità di relazionarsi anche ad altri ambiti istituzionali, laddove le istituzioni Museo e Università non possono essere gli unici referenti: ad esempio per progetti legati al territorio che fanno riferimento all'ambito delle scuole, del sociale, dell'ambiente, etc.;

b.Network nazionale. Siamo tutti d'accordo sulla necessità di "fare rete" a livello nazionale, ma una cosa è creare un' "identità di rete" (network), altra cosa è fare "azione di rete". Siamo disponibili a creare un network inteso che abbia un' "identità"? Problemi identificati: mancanza di fiducia, che crea collaborazioni "vuote" e poco utili per una strategia a lungo termine, perché nessuno è disposto a dare e a privarsi di qualcosa; le reti sono energivore, all'inizio si lavora sulla scia del grande entusiasmo poi ci si perde (se non si costruisce un'identità forte è facile che succeda), spesso si lavora tanto per non concludere nulla.

c.Altri settori. Allargare il campo d'azione ad altri settori, incluso quello privato, sull'esempio della Provincia di Pesaro/Urbino che promuove progetti annuali di giovani artisti in collaborazione con aziende e industrie locali disponibili al dialogo e interessati alla valorizzazione del territorio.

Formazione addetti pubblici

Chiedere all'amministrazione pubblica di impegnarsi per:

a.la formazione culturale del personale, per promuovere la conoscenza dell'arte contemporanea e del nostro lavoro, per tentare di ridurre la difficoltà di un dialogo con gli interlocutori locali, che non sanno di cosa stiamo parlando, che non conoscendo la complessità del nostro lavoro non si relazionano a noi come a dei professionisti e di conseguenza non ritengono importante rispettare il nostro lavoro;

b.la formazione e l'aggiornamento degli addetti ai lavori: aprire il vaso di Pandora della formazione e dell'insegnamento dell'arte contemporanea presso le Accademie e le Università.

L'arte contemporanea nella legislazione

Richiedere in termini legislativi il riconoscimento e la definizione del ruolo dell'arte contemporanea rispetto alla società, attraverso un testo/modifica delle leggi vigenti.

Il rispetto e la politica

Uscire dalla nostra nicchia e dalla logica delle nostre guerre interne e utilizzare le nostre attività e i nostri mezzi (azioni, progetti, riviste specializzate etc.) per renderci politicamente più temibili, dal punto di vista delle azioni e del nostro potere contrattuale in termini di contenuti e anche come elettorato. Occuparsi di cose che potrebbero "danneggiare" la politica e le sue strategie, i temi e gli ambiti su cui fa leva, su cui sarà costretta a porre attenzione, a temerci di più e quindi a rispettarci di più.

Altro esempio di azione collettiva citato in riunione, in risposta ad una riflessione sul ruolo del GAI: mandare a tutti gli uffici GAI d'Italia lo stesso identico progetto, confrontare e analizzare le risposte per sviluppare azioni successive.

Bologna, 12 dicembre 2009


GLI ALTRI INCONTRI ORGANIZZATI:

Numero Zero - Torino
Sabato 5 dicembre, dalle ore 14.00
Agenzia per lo sviluppo locale di S. Salvario, via san Anselmo 20-c
Report dell'incontro

Numero Due - Venezia
Mercoledì 16 dicembre, alle ore 18.00
Fondazione Bevilacqua La Masa, a Palazzetto Tito, Dorsoduro 2826

Numero Tre - Roma
Lunedì 21 dicembre, dalle 18,30 in poi
1:1projects, piazza Scipone Ammirato 1/C


L'APPELLO

Il testo dell'appello al Presidente Napolitano e l'ambito in cui è nato...

La risposta della Presidenza della Repubblica all'appello

Qui, in ordine alfabetico, tutte le firme ad oggi ricevute:


Se siete interessati a seguire lo sviluppo di questa iniziativa firmate l'appello e iscrivetevi alla newsletter di UnDo.Net - network di cultura contemporanea

Come firmare:
inviate una email a: appelloalPresidente@undo.net con il soggetto: "sottoscrivo"
indicando il vostro nome e cognome, ruolo o carica, eventuale ente di riferimento, città dove vivete.