L'ultimo numero del progetto Artelier, pubblicato dal Museo Nazionale d'Arte Contemporanea di Bucarest, esplora una definizione che negli ultimi due anni si è sentita insistentemente: "arte contemporanea Balkanica". Qui artisti, teorici e curatori mettono in discussione la legittimità di questa visione omegeneizzante basata su principi di geo-estetica.
Una discussione con Ruxandra Balaci, direttrice artistica del MNAC, mette in luce difficoltà e intenti di Paesi dove la politica ha atteggiamenti incursivi nella gestione della cultura e l'Occidente ha modalità predatorie.
Quale intervento 'di coda' del progetto Ţuică, a cura di Eleonora Farina, che ha esplorato la realtà artistica in Romania, il testo che segue è frutto di un'audio intervista realizzata il 27 maggio 2009. Ruxandra Balaci ricostruisce la storia dell'istituzione (nata nel 2002 e dal 2004 all'interno della Casa del Popolo di Nicolae Ceauşescu) e il rapporto con gli artisti della scena romena, evidenziando alcuni problemi da risolvere - come quelli legati alle acquisizioni delle opere per la collezione o alla non accettazione del museo stesso - sottolineando però le grandi conquiste che hanno portato a fondare un museo dinamico e giovane, anche attraverso l'esperienza del Kalinderu MediaLab.
Casa Poporului vs. Muzeul Naţional de Artă Contemporana
Eleonora Farina intervista Ruxandra Balaci, co-fondatrice e Direttrice Artistica del MNAC, Museo Nazionale d'Arte Contemporanea di Bucarest
Eleonora Farina: Che esigenza avevate quando avete deciso di aprire il MNAC, nel 2002, a tutt'oggi l'unico museo nazionale di arte contemporanea in Romania? E' certamente interessante capire come mai il museo si trovi all'interno del Palazzo del Parlamento (prima Casa del Popolo) di Ceauşescu...
Ruxandra Balaci: Questa è la domanda con la quale generalmente cominciano tutte le interviste che ho fatto negli ultimi cinque anni: perché nel Palazzo del Popolo di Ceauşescu. Sarò quindi brevissima: abbiamo pensato che questo potesse essere un posto molto challenging per un museo di arte contemporanea.
Infatti non siamo di fronte al solito museo - come ce ne sono a centinaia nel mondo - fatto apposta per ospitare l'arte contemporanea; il MNAC è un luogo grottesco, bizzarro, importante per la città di Bucarest sia per il suo simbolismo storico che per un simbolismo attuale, essendo questa oggi la sede del Parlamento romeno.
Il MNAC vorrebbe offrire un altro tipo di mentalità, che è la mentalità dell'apertura, delle nuove idee, dei concetti molto raffinati, del cambiamento verso una realtà internazionale... tutto ciò all'interno di questo vecchio simbolo di oppressione – il simbolo dell'epoca totalitaria di Ceauşescu, che è diventato poi il Parlamento della democrazia romena.
Combattiamo anche una mentalità un po' 'vecchiotta' (diciamo), chiusa (una parte dei politici romeni è praticamente seguace di Ceauşescu); combattiamo questa paranoia di 'tipo Ceauşescu' che ancora sussiste nel nostro Paese. Il MNAC è quindi un sensor della lotta della società romena contro le vecchie mentalità, la vecchia storia del Comunismo etc... Ed è per questo un museo molto aperto alle nuove generazioni, all'emerging art, ai giovani. Il pubblico da cinque anni a questa parte è composto da stranieri, da professionals e da giovanissimi: questo è il target che ci apprezza. Per il romeno medio, di età media, non esistiamo oppure cominciamo a esistere ma non ci capisce ancora.
E.F. Apertura a un pubblico molto giovane, come appunto dici, questo anche attraverso diversi eventi collaterali al programma espositivo (ad esempio ad aprile c'è stato Rokolectiv, festival di musica elettronica e video arte), e agli stranieri. Posso immaginare che i tuoi numerosi contatti internazionali, non ultimi quelli con l'Italia, ti permettano di esportare l'arte del tuo Paese, l'arte romena all'estero. Quale pensi sia oggi la posizione degli artisti e dei curatori romeni al di fuori della loro nazione?
R.B. I miei contatti sono in Italia ma anche nel resto dell'Europa, in particolare in Francia e tanti anche in Germania. Però posso dire che la situazione romena è diventata interessante negli ultimi due-tre anni; infatti solo ultimamente hanno cominciato (finalmente!) ad affermarsi alcuni nomi romeni all'Estero. Sembra una scena dinamica vista da fuori ma, vista da dentro o almeno secondo me, non lo è poi molto.
Per il resto c'è un problema e con amarezza lo vedo e lo devo affermare. Infatti, anche se noi abbiamo musei internazionali come partner e con i quali le collaborazioni sono ottime da tutti i punti di vista, ci sono famosissimi curatori (e ci sono sempre stati negli ultimi vent'anni dopo la caduta del Muro, chi sono lo dirò nel mio prossimo libro) che hanno attuato una politica opportunista con tantissimi Paesi e con tanti curatori est europei.
Praticamente gli artisti romeni (serbi, ecc.) potevano essere scoperti solamente da un curatore occidentale. Era in atto una specie di post-colonialismo e tu, in qualità di ricercatore, di curatore dell'est, dovevi dare le informazioni che avevi al curatore superstar occidentale che veniva a prendersele; qualche volta ti citava, qualche volta aveva bisogno di un tuo testo, qualche volta neppure; prendeva tutto e se ne andava. E se lui riteneva che l'artista dell'est era importante, andava benissimo; se tu ritenevi lo stesso, lui poteva prendere questa informazione e anche in questo caso andava bene così; se invece tu per vent'anni avevi affermato che un artista era importante, finché non lo scovava un curatore occidentale non veniva assolutamente riconosciuto internazionalmente. Penso che tutt'ora questo sia un grosso problema dell'arte dell'est e so benissimo che alcuni dei miei colleghi curatori, con i quali mi confrontavo fino a qualche anno fa, hanno vissuto la stessa cosa.
Posso definire la cosa anche in modo molto forte: loro ci rubavano le informazioni e le idee.
Questa è stata un'esperienza abbastanza triste, perché non potevi non fornire a queste superstar tutte le informazioni, altrimenti recavi danno alla 'tua' arte. Però negli ultimi anni, anche perché ora il MNAC ha una posizione molto forte e forse anche perché i Paesi dell'est sono entrati nell'Unione Europea, la situazione è certamente più regolare da questo punto di vista.
E.F. Rimanendo su questo tema, ritieni che la vostra collezione sia rappresentativa dell'arte romena sia passata che attuale? So che possedete opere molto diverse tra loro: giovanissimi romeni (ad esempio Anca Benera, Irina Botea, Vlad Nancă...) ma anche numerosi ritratti ufficiali di Nicolae Ceauşescu e della sua famiglia. E la collezione non è in visione permanente. In che direzione andranno le nuove acquisizioni?
R.B. La Romania nell'Unione Europea, ha metà legislazione europea e metà comunista, e (devo dire) quella relativa alla cultura non è certamente una della migliori legislazioni che abbiamo. Dunque l'autonomia di acquisizione del MNAC non è stata ancora convalidata. Speriamo finalmente quest'anno di ottenere più libertà in questo senso, perché altrimenti per le nostre collezioni (che peraltro sono aleatorie, in quanto non disponiamo di un budget annuale) dipendiamo molto dal Ministero della Cultura e dalle sue varie commissioni.
L'anno scorso abbiamo opposto grande resistenza a un tipo di acquisizioni che non ci piacciono, che non sono professionali; anche perché riusciamo ad avere un budget alquanto scarso per opere interessanti di artisti romeni. Però posso dire che attualmente quella del MNAC è la più grande collezione al mondo di arte romena, questo è chiaro.
Abbiamo una parte dedicata all'arte socialista, comunista, le cose di Ceauşescu di cui tu parlavi prima, ma negli ultimi anni abbiamo anche acquisito tanti giovani insieme a nomi molto importanti, come ad esempio Ion Grigorescu. Ci mancano degli artisti riconosciuti, per il fatto che questi stessi non vogliono vendere al museo (il museo è infatti in conflitto con alcune personalità dell'arte, è una cosa che ormai tutti sanno; in Europa non siamo il solo museo che abbia questo tipo di problemi). Però altri importanti artisti sono molto ben rappresentati nella nostra collezione, ad esempio -come dicevo sopra- Ion Grigorescu, un artista che ho scoperto vent'anni fa, prima che venisse portato a Documenta e notato in tantissime altre mostre.
Comunque un'altra carenza grave della nostra legislazione è che è vietato comprare da gallerie all'Estero, ed è anche vietato comprare artisti stranieri. Ciò può chiaramente rendere l'idea della situazione: siamo nel 2010, siamo in un paese della Comunità Europea e ci è vietato usare budget nazionali per acquisizioni all'estero. E' per questo che non abbiamo nella collezione un artista romeno fondamentale come Mircea Cantor, che vende attraverso Yvon Lambert, notissima galleria di Parigi.
Ma speriamo nel più breve tempo possibile di riuscire a cambiare questa legge assurda. Abbiamo invece alcuni artisti internazionali che hanno fatto donazioni al museo, che ringraziamo ancora una volta, perché veramente la nostra collezione si impreziosisce con le loro opere.
Sì, la collezione non è in visione permanente, perché abbiamo cercato sin dall'inizio di essere molto dinamici e di riproporne delle parti come riletture fatte da giovani curatori: cioè vogliamo un museo iper-dinamico e non un museo che sfrutti la sua collezione in maniera tradizionale.
E.F. "Un museo iper-dinamico" che il 29 ottobre ha inaugurato il MNAClab, dedicato alle nuove sperimentazioni. E' un passo importante per l'ufficializzazione di certe pratiche artistiche, soprattutto in Romania dove la pittura è stata per decenni il medium per eccellenza e questo si respira ancora nelle accademie d'arte del Paese nonostante ultimamente siano stati aperti i dipartimenti di nuove tecnologie. Su quali filoni di ricerca si lavorerà all'interno di questo nuovo laboratorio?
R.B. Toutes proportions gardées, ti devo dire che a Brera si insegna tantissima pittura, scultura e poco video. Anche all'Accademia d'Arte di Bucarest, che è molto conservatrice, c'è però il dipartimento di fotografia, video e new media, un dipartimento importante e molto interessante. Con il MNAClab non siamo alle prime armi, perché devi sapere che tra il 2002 e il 2004 (cioè tra la data fondante del museo sulla carta e l'opening della nuova sede nel Palazzo di Ceauşescu nell'ottobre del 2004) ho fatto funzionare come nucleo del nuovo museo il Kalinderu MediaLab, uno dei primi medialab est europei che ha ospitato alcune cose molto sperimentali avendo all'epoca curatori come Mihnea Mircan, Florin Tudor o Raluca Velisar.
Ora apriamo il nuovo MNAClab, perché abbiamo in uso tecnologie molto sofisticate grazie ad una donazione della Japan Foundation.
Dunque siamo felici e speriamo veramente di poter fare tra poco un open call internazionale per giovani artisti residenti in Paesi che desiderino avere un'esperienza a Bucarest, un po' strana forse, ma senza dubbio altamente professionale nel MNAClab del museo.
Link utili:
www.mnac.ro/artelier.htm (Ottavo numero di Artelier - in inglese)
www.mnac.ro/events main.htm (mostra "A moment of Citizenship" al MNAC)
www.jeudepaume.org/?page=article&sousmenu=&idArt=872&lieu=7 (Satellite programme al Jeu de paume, a cura di María Inés Rodríguez)
www.irinabotea.com/pages/auditions.htm (trailer di Auditions for a Revolution)
Casa Poporului vs. Muzeul Naţional de Artă Contemporanea fa parte del progetto Ţuică sulla situazione artistica della Romania, a cura di Eleonora Farina in collaborazione con UnDo.Net.
Informazioni generali sul progetto Ţuică
Magazines featuring Ţuică: Revistă de artă din România (26/1/2009)
Argomenti feat. Ţuică: Paradisul românesc al Suzanei Dan (9/2/2009)
2Video feat. Ţuică: Personalità (22/2/2009)
2Video feat. Ţuică: Collegando (1/3/2009)
Argomenti feat. Ţuică: Dan Popescu: un galerist romantic din Est (15/3/2009)
Argomenti feat. Ţuică: Un muzeu istoric pentru arta contemporana, la Sibiu (29/3/2009)
Argomenti feat. Ţuică: Societatea Casa Gontz (18/05/2009)
Il suono dell'arte feat. Ţuică: Suonando il femminismo: l'h.arta group (24/03/2009)
Eleonora Farina è laureata all'Università di Roma La Sapienza in storia dell'arte contemporanea. Ha curato il progetto di arte pubblica "Imperceptible Vision" con l'artista Marina Fulgeri. Dopo un anno di lavoro a Bucarest presso il dipartimento curatoriale del Museo Nazionale d'Arte Contemporanea, al momento vive a Berlino dove sta iniziando un dottorato di ricerca sull'attuale situazione dell'arte romena. Collabora con UnDo.Net e con la rivista "Arte e Critica".