Casabianca, il nuovo spazio aperto da Anteo Radovan alle porte di Bologna, ha inaugurato la propria attività domenica 26 settembre con una collettiva "fuori misura" che ha coinvolto oltre 80 artisti. Il luogo è insolito ma sembra stimolare quello "spirito di gruppo" che dovrebbe sostenere il progetto.
Una collettiva così ampia è stata infatti voluta per creare una rete di relazioni trasversale alle generazioni e ai contesti geografici: dal gruppo storico del Graffio (lo spazio gestito da Anteo alla fine degli anni '90) ai giovani artisti nati negli anni '80. Da Bologna, Milano, Trieste e Roma per sviluppare un discorso comune.
Ecco una sintesi delle interviste che Massimo Marchetti ha realizzato durante ed a ridosso dell'opening. Il primo a dire la sua è il fautore dell'iniziativa, Anteo Radovan, che ha passato l'estate a sistemare un grande fienile trasformandolo in "Casabianca". Questo nome, con ironia tipicamente bolognese, fa riferimento al "withe box" o "withe cube" cioè la galleria d'arte per antonomasia.
Anteo Radovan: Casabianca è una via di mezzo tra una casa e una galleria, come dice il nome stesso. Sarà uno spazio espositivo, però vuole essere qualcosa di più accogliente, diciamo così... Nelle intenzioni vuole essere qualcosa in cui gli artisti facciano gruppo e facciano circolare le idee, non un luogo dove si vendono merci.
Sinceramente non ho le idee chiare perchè è una cosa nata all'improvviso, sull'onda dell'energia, dell'entusiasmo e della voglia di fare qualche cosa. Le idee si vanno man mano precisando.
La prima idea è stata comunque far esistere Casabianca, quindi fare una mega-maxi-collettiva, ipertrofica. Da qui poi è nato anche una sorta di format che però è emerso dalle idee di tutti. Sembrava un'assurdità dal punto di vista propriamente espositivo, ma poi secondo me l'abbiamo risolta bene a partire dalla casa vuota e dall'idea di accoglienza.
Come secondo punto abbiamo pensato per quest'anno di programmare tre personali ogni fine mese, che abbraccino un po' la storia dell'arte italiana dagli anni '80 incrociando diverse "generazioni" di artisti.
Massimo Marchetti: Tu hai esposto un albero...
Anteo: La fotografia dell'albero che è stato piantato in questa casa quando è nato il figlio dell'amico che mi ha concesso in uso questo spazio. La mia intenzione è di fare gruppo, quindi non mi pongo come il gallerista o il curatore; mi piace che le cose vengano fatte in maniera un po' circolare. Ecco, io penso a Casabianca come un luogo dove circolano idee riferite alle arti visive e dove quindi si accolgono tutti quegli elementi e quelle energie che hanno voglia di contribuire a questo. Possono nascere tantissime cose secondo me con questo spirito, poi si vedrà.
e a proposito di circolazione e di ruoli che si confondono:
Giancarlo Norese: Il Graffio era un posto famoso all'epoca perchè ogni lunedì c'erano tre inaugurazioni di tre mostre personali e in questo modo si sono avvicendati un sacco di artisti che stimo. Il pubblico del Graffio l'ho trovato qua stasera, ma sono tutti anziani, sono tutti un po' invecchiati: io non vedo me stesso quindi non posso dirti.
Sono però contento per Anteo perché dopo qualche anno di inattività ha aperto questo spazio che può diventare, adesso che abbiamo scoperto dov'è perchè un po' imboscato intorno a Bologna, un posto fantastico dove incontrare nuovi amici. Non per fare revival.
M: Che lavoro hai portato? La tua presenza come si è manifestata?
(va bene che Giancarlo parla di anziani ma Massimo pensa di parlare con i fantasmi...)
G: Ho portato un lavoro un po' stupido: l'originale di un quadro famoso degli anni '80 dipinto da Teomondo Scrofalo. L'ho trovato, ho scoperto che ha un formato più piccolo di quel che si supponeva e l'ho esposto, rivelandolo ad un certo punto perchè prima era girato verso l'interno. Ho anche portato altre opere (che mi hanno fatto fare perché io sono abbastanza pigro). Un lavoro di Luigi Negro intitolato "Le bagnanti", cioè una polaroid inviata nell'83 dall'Argentina che ritrae "Silvio Craxi e Bettino Berlusconi" che fanno il bagno insieme.
Poi un lavoro che di Luigi Presicce che nessuno sapeva di chi fosse: una scultura realizzata in Grecia. Poi c'è una scritta di Luca Scarabelli che ha incaricato me di scriverla e io a mia volta ho incaricato Elisa Vladilo: "Mi sento solo" scritto a matita sul muro. Poi, tra quello che ho portato oggi in macchina, un omaggio a Louise Bourgeois di Mauro Mafezzoni che è una "figa dorata" (non so se si può dire fica) ed anche altre cose sicuramente importanti che non mi ricordo in questo momento.
...manifestata appunto
Il Profesur: Nel 2001 ho affidato Sagoma, il mio cane nero di allora, ad Anteo. E' stato con lui in questa sua galleria nel centro di Bologna per 15 giorni. A distanza di anni, nella veste dell'insegnate, del "profesur", ho proposto questa targa con scritto "Attenti a cattedra" proprio perchè quest'anno Sagoma, il cane nero, non c'è più ed è stato sostituito metaforicamente da questa piccola cattedra che io utilizzo anche per realizzare video nel web. Con Anteo abbiamo avuto in comune un rapporto profondo (quello con Sagoma) e lui mi ha rintracciato a distanza di anni recuperandomi nonostante io fossi nascosto dietro un'altra identità.
confronti paralleli e perpendicolari
Italo Zuffi: A Casabianca ho portato un lavoro in ceramica: un parallelepipedo con un fischietto. Si chiama "raggio d'azione dell'artista", ma in realtà sono due gli artisti ospitati su questo parallelepipedo: Carl Andre e André Cadere. L'idea è quella fonderli in modo da rendere in qualche modo indefinibile il dominio di un'artista rispetto all'altro. Quest'idea di rivalità, di competizione sana attraverso la quale gli artisti operano vuol essere per me l'incontro dopo molti anni con Anteo.
Ora non ricordo esattamente quando feci la mostra da lui al Graffio ma probabilmente negli anni '95/'96, forse subito dopo aver finito l'Accademia a Bologna. Non c'erano cose simili al Graffio all'epoca, ma forse non ce ne sono nemmeno oggi a dir la verità...
Quest'idea di doverti trovare in una casa in campagna, di arrivarci con la cartina... Per me la mostra non è solo il progetto espositivo ma anche l'arrivare sul luogo dell'esposizione, quello che ospita le opere. Ad esempio venendo qua abbiamo visto dei fagiani lungo la strada, e un tramonto molto violento, molto particolare.
Ecco metto insieme queste sensazioni e arrivando trovo una sorta di ammucchiata delicata di opere, alcune di artisti che conosco e stimo, altre di giovani che non conosco. Naturalmente mi ha fatto piacere partecipare per l'affetto che ho nei confronti di Anteo, e per questa sua idea che prosegue da allora.
prospettive
Michele Spanghero (Gorizia, 1979): Ho portato un mio lavoro che si intitola "Exhibition room", una diapositiva con l'immagine di uno spazio espositivo che viene proiettata in piccole dimensioni sul basamento del muro. Fa parte di una serie di immagini di gallerie che ho scattato nel corso di tre anni; un progetto non concluso di catalogazione del modello "white cube". Sono scatti realizzati appoggiando a terra la macchina fotografica e prendendo scorci marginali che ignorano le opere esposte. Anche in questo caso la luce della diapositiva proiettata sul muro, essendo un'immagine praticamente bianca, non fa altro che evidenziare i bruni, le intersezioni dell'intonaco della parete. Il rapporto con Casabianca è un dialogo a distanza tra "Luoghi".
Io mi occupo anche di musica e devo dire che in Casabianca c'è quell'energia che si trova in alcuni spazi, diciamo alternativi, dove si suona musica che possiamo definire sperimentale, di ricerca. Trovo una certa affinità, ecco, tra Casabianca e alcuni collettivi jazz, musicisti che si mettono insieme e creano uno spazio, creano un circuito, un network di autori con ricerche affini e un dialogo tra generazioni.
La situazione qui è molto simile: un luogo alternativo dove gli artisti hanno la libertà di sperimentare, portare un contributo, legarlo allo spazio, quindi un luogo confronto tra poetiche differenti, tra autori di età diverse.
scontri
Eva Frapiccini (Porto Recanati 1978): Ho apprezzato molto l'iniziativa di Casabianca perchè è innanzitutto in un contesto lontano dalle dinamiche commerciali delle gallerie. Gli artisti e i curatori coinvolti sono molto rilassati, finalmente al di là delle performance lavorative.
Mi piace questo contesto così genuino, la voglia di esporre e vedere lavori d'arte senza particolari finalità. Per me è interessante questa occasione, questo luogo di coinvolgimento dove si possono incontrare le persone e si possono scambiare opinioni.
Molto spesso nel nostro ambiente non parliamo tra di noi, non ci confrontiamo neanche a livello personale. In più Casabianca è questo spazio sospeso, immerso nel verde, e lontano dalla città; puoi entrare e pensare a quello di cui hai bisogno, anche l'arte è qualcosa di cui abbiamo bisogno.
Io ho deciso di portare un video che si intitola "The ball" e che ho realizzato quest'estate a Belfast, a Shankill road, in zona protestante. E' sostanzialmente una riflessione sulla persistenza di ideologie sorpassate (e anche un po' in controtendenza rispetto alle situazioni). C'è un cane che rincorre una pallina arancione, il colore dei Loyalist che si riconoscono nelle battaglie combattute dal 1600 in poi in Irlanda del Nord contro i cattolici. Questi protestanti tuttora organizzano parate militari che si svolgono in generale nel Commonwealth, io sull'immagine ho montato la musica di queste parate che continuano a ravvivare conflitti. Volevo semplicemente aprire una finestra...
il parere di una giovane critica # 1
Silvia Conta: Dopo due mesi passati a Londra in cui ho potuto seguire varie iniziative, questa è una delle prime cose che vedo al ritorno in Italia. E' un progetto molto interessante perchè è importante recuperare esperienze del passato che forse è difficile vedere in una prospettiva
storica, poterle rincontrare e riconsiderare. La mostra mi è piaciuta molto sia per come è allestita che per il luogo che la ospita; l'idea di trovare una situazione di questo tipo in un ambiente per definizione "distante" è interessante.
Mi ha colpito molto il modo in cui si incontrano le opere qui dentro: sia il fatto che abbiano una relazione così stretta con lo spazio, sia il rapporto che stabiliscono tra loro. Anche se sono vicine ed a stretto confronto, ogni opera riesce ad avere la sua visibilità e la sua indipendenza. Questa mi è sembrata un'operazione non facile ma sicuramente riuscita.
il parere di una giovane critica # 2
Cecilia Guida: A me lo spazio piace tanto, dal primo momento che l'ho visto. Mi piace il contesto e tutta questa natura che c'è fuori. E' importante che i progetti si relazionino a questa situazione, che è diversa rispetto ai luoghi ai quali siamo abituati. I lavori sono molto interessanti, alcuni divertenti, altri curiosi. Mi è piaciuto il germoglio di Roberta Piccioni e Marco Fantini piantato in un muro e di cui Anteo dovrà prendersi cura in questo mese. Inoltre, ho trovato poetico il libro cucito a mano su fogli di tessuto di Arianna Fantin dove si racconta la storia di una casa bianca.
Gli artisti hanno pensato ad un lavoro che andasse bene per questo spazio, questa cosa mi sembra molto interessante perchè è una mostra senza concept, nata per mettere insieme il lavoro di artisti di diverse generazioni che hanno il piacere di lavorare insieme.
M: Ma anche tu hai portato un'opera?
C: Io ho portato un progetto iniziato lo scorso anno durante la residenza alla Fondazione Pistoletto di Biella, un archivio di idee dimenticate. In realtà è un lavoro sulla potenzialità oltre che sulla memoria, sono idee di artisti, curatori, sociologi, intellettuali, idee legate a progetti, quindi alla produzione di qualcosa. Iniziandolo ho pensato di proporlo ogni volta aggiornato. In questa occasione ci sono 10 nuove idee collezionate nell'ultimo anno, cioè dall'ultima volta che ho presentato la raccolta.
Ecco la versione audio integrale delle interviste:
Il comunicato stampa della mostra inaugurale, aperta fino al 24 ottobre 2010