Attraversare le contingenze allargando le prospettive

25/11/2012
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Rivelazioni e Rovine


C'è chi dice che la mostra sia bellissima, mentre ad altri è sembrata particolarmente banale.
Chi ama molto il giovane Gaillard e chi pensa che sia solo un'artista gonfiato aldilà del fatto che le sue opere siano formalmente riuscite.
Chi apprezza molto il fatto che la Fondazione Trussardi per le sue mostre utilizzi spazi pubblici normalmente non fruibili, e chi afferma che in contesti così suggestivi i lavori esposti siano secondari.
Insomma quest'ultima mostra organizzata da Massimiliano Gioni presso il panificio militare della Caserma XXIV Maggio a Milano non mette d'accordo nessuno e, anzi, fa emergere obiezioni che sembrano in fila da tempo.
Non ultimo il fatto che di Cyprien Gaillard siano stati esposti solo lavori "vecchi" e sia stato prodotto solo il brano Prelude (Dragged), un po' di più che una colonna sonora della mostra, realizzato dalla band americana super fashionista dei Salem.



Cyprien Gaillard , Gates, 2012. Veduta dell'installazione alla Caserma XXIV Maggio, Fondazione Nicola Trussardi 2012. Courtesy Sprüth Magers Berlin London. Foto Marco De Scalzi (part.)


Cyprien Gaillard, Geographical Analogies, 2006 - 2010. Veduta dell'installazione. Fond. Nicola Trussardi 2012. Courtesy Sprüth Magers Berlin London / Bugada & Cargnel, Paris / Laura Bartlett Gallery, London Foto Marco De Scalzi (part.)


Cyprien Gaillard, Millions into Darkness, 2012. Veduta dell'installazione alla Caserma XXIV Maggio, Fondazione Nicola Trussardi 2012. Courtesy Sprüth Magers Berlin London. Foto Marco De Scalzi


Cyprien Gaillard, Real Remnants of Fictive Wars V, 2004, film. Veduta dell'installazione. Fond. Nicola Trussardi 2012. Courtesy Sprüth Magers Berlin London / Bugada & Cargnel, Paris / Laura Bartlett Gallery, London. Foto De Scalzi (part.)


Cyprien Gaillard, New Picturesque, 2012 . Veduta dell'installazione alla Caserma XXIV Maggio, Fondazione Nicola Trussardi 2012. Courtesy Sprüth Magers Berlin London. Foto Marco De Scalzi


Cyprien Gaillard, Gates, 2012. Frottage 88 x 106 cm. Copyright Cyprien Gaillard. Courtesy Sprüth Magers Berlin London


Cyprien Gaillard, New Picturesque, 2012. Postcard, paper 20 x 28 x 2,8 cm. Copyright Cyprien Gaillard Courtesy Sprüth Magers Berlin London


Cyprien Gaillard, New Picturesque, 2012. Postcard, paper 20 x 28 x 2,8 cm. Copyright Cyprien Gaillard. Courtesy Sprüth Magers Berlin London


Cyprien Gaillard, Geographical Analogies, 2006 - 2011. Mixed media 65 x 48 x 10 cm. Copyright Cyprien Gaillard. Courtesy Sprüth Magers Berlin London


Cyprien Gaillard, Millions into Darkness (Detail), 2012. Show case, pieces of meteorites, b/w photographs 130 x 130 x 90 cm. Copyright Cyprien Gaillard. Courtesy Sprüth Magers Berlin London


Cyprien Gaillard, Millions into Darkness (Detail), 2012. Show case, pieces of meteorites, b/w photographs 130 x 130 x 90 cm. Copyright Cyprien Gaillard. Courtesy Sprüth Magers Berlin London


Cyprien Gaillard, The Lake Arches, 2007 video, 1:39 min. Copyright Cyprien Gaillard. Courtesy Sprüth Magers Berlin London / Bugada & Cargnel, Paris / Laura Bartlett Gallery, London


Quindi, dopo aver sentito così tanti pareri discordi, vediamo cosa ha detto della mostra e dell'artista Massimiliano Gioni - direttore della Fondazione Trussardi e della prossima Biennale di Venezia - in questa intervista a cura di Annalisa Cattani


Annalisa Cattani: E' stata recentemente inaugurata Rubble and Revelation (Rivelazioni e Rovine), grande mostra personale di Cyprien Gaillard. Con questo evento prosegue l'attività della Fondazione Nicola Trussardi che dal 2003 esplora Milano per riscoprire e valorizzare spazi preziosi e dimenticati della città.
Il giovane artista francese Cyprien Gaillard in pochi anni si è affermato nel panorama internazionale vincendo alcuni tra i più prestigiosi riconoscimenti (come il Premio per la Giovane Arte della Galleria Nazionale di Berlino e il Premio Marcel Duchamp del Centre Georges Pompidou) ed esponendo in celebri musei come la Tate Modern a Londra, l'Hamburger Bahnhof a Berlino e il MoMA a New York.
Come mai è stata scelta la Caserma XXIV Maggio, attuale sede del comando militare dell'esercito in Lombardia, nata come panificio militare nel 1898?


Massimiliano Gioni: Come diceva Annalisa, questa è la mostra più grande che Cyprien Gaillard abbia mai realizzato, non solo in Italia, ma finora nella sua carriera. Si tiene, come tutte le mostre della Fondazione, in un luogo che non è deputato all'arte, ma che viene aperto e riscoperto insieme all'artista e reso accessibile agli spettatori e alla città.
La caserma venne costruita alla fine dell'Ottocento, quindi è anche un gioiello di architettura industriale in un bellissimo stile tra il neogotico e il neo romanico; i forni sono spazi molto pittoreschi con delle altissime arcate e le pareti dipinte di uno strano blu lunare.
Qui si faceva il pane per tutti i soldati della caserma e per tutti i quelli della Lombardia e durante la Seconda Guerra Mondiale, quando Milano era assediata e bombardata, proprio in quelle stanze si preparava il pane anche per l'intera città.

È un luogo che inseguivamo da qualche anno e finalmente ne abbiamo avuto la disponibilità, l'esercito è stato veramente di grande aiuto in questa occasione. All'inaugurazione è stato bello vedere, accanto al solito pubblico, anche i generali in divisa.
Tra l'altro la caserma è un luogo ricordato dai milanesi perché tutti gli abitanti ci andavano a fare “i tre giorni”... un luogo della memoria che con questa mostra si arricchisce di nuove letture e interpretazioni.

A. C.: Cyprien Gaillard viene definito un “archeologo delle rovine della modernità”; esplora il mondo a caccia di monumenti della nostra epoca e cerca di documentarne la vita e soprattutto il progressivo degrado.
Gaillard viene anche detto un “ricercatore dell'iconoclastia” che indaga sulla perenne riscrittura della storia; quindi, in qualche modo, si può dire che egli inaugura un nuovo topos della distruzione, una nuova narrazione del declino?


M.G. : Sì, ovviamente come quella di tutti gli artisti anche l'opera di Cyprien Gaillard ha molte possibilità di lettura.
Ci è piaciuto invitarlo a lavorare nel contesto della caserma non solo perché è un artista giovane - che però ha già conquistato un seguito molto solido nel mondo dell'arte - ma anche perché non si era ancora confrontato con luoghi così ricchi di storia, pur affrontandoli nel suo lavoro.
Inoltre ci sembra un artista che, non so se nel bene o nel male, in un certo senso cattura lo spirito di questo momento storico, perché descrive guerriglie urbane, crolli e momenti di tensione nel tessuto delle città.

Molti hanno identificato l'immagine più forte e più cruda di questo nostro nuovo secolo con quella del crollo delle Torri gemelle e, pochi anni dopo, quella del crollo della statua di Saddam Hussein. É questo un secolo che, come ha scritto Marco Belpoliti, apre con dei crolli, un secolo che a differenza di quello precedente - che credeva in un futuro radioso - sembra aprirsi con una caduta più che con lo slancio verso il futuro.
Proprio in mostra ci sono alcuni bellissimi filmati di edifici che crollano, c'è la polvere che avvolge la natura e ci sono polaroid scattate in un viaggio attorno al mondo lungo cinque anni, in cui l'artista immortala monumenti tra cui il Palazzo di Bagdad.
A noi pare che Cyprien sia il cantore di questo momento storico che sembra ergersi su fondamenta un po' più precarie di quelle che cento anni fa hanno sostenuto i sogni dell'Avanguardia e della modernità, e che tanto affascinano lo stesso Gaillard.

A. C.: Non a caso Gaillard afferma: “Voglio rivendicare la demolizione come rivoluzionaria perché ci sono tanti tipi di demolizione”. In genere, nel passato le demolizioni erano legate alle rivoluzioni, oggi molto spesso sono solo associate al degrado urbano; l'artista invece vuole evidenziare l'aspetto della distruzione che in qualche modo muove la storia, rende dinamico il nostro essere...

M.G. : C'è anche un aspetto polemico nei confronti di demolizioni che guarda caso vanno sempre a colpire un certo tipo di architettura, in particolare quella degli anni Sessanta, l'architettura brutalista, come quella che in Scozia o in Inghilterra Cyprien Gaillard ha abbondantemente documentato.
Gaillard vuole ricordarci che forse dovremmo fare più attenzione alla fretta con cui rimuoviamo un certo segmento del passato. Questo lo sostiene anche un architetto come Rem Koolhaas, il quale ha insistito molte volte nel dire che forse ci stiamo liberando di un certo tipo di architettura in maniera troppo sbrigativa mentre si esalta qualsiasi frammento di edificio ottocentesco.
Così a poco a poco tutte le città del mondo si assomiglieranno, perché avranno tutte centri storici plasmati su un'idea pittoresca (e spesso anche kitsch) di un Ottocento che non è mai esistito, mentre intere tradizioni architettoniche saranno scomparse.
Perciò, la ricerca che ha portato Cyprien Gaillard a Scampia, al Corviale e in tanti altri luoghi più o meno contemporanei dove si sviluppa una certa forma di conflitto sociale, è un modo per metterci in guardia sulla obsolescenza programmata della cultura contemporanea.

A. C.: Nella sua ricerca “nomadica”, nel suo misurarsi con l'immensità della memoria culturale e a volte con processi terribili, sia nei presupposti del lavoro che nelle installazioni secondo te si può riconoscere una sorta di versione contemporanea del sublime?

M.G. : Senza esagerare in inutili biografismi, il fatto che Cyprien sia nato in Francia in un certo senso si vede anche nell'impostazione delle sue immagini: c'è una memoria della tradizione francese di Poussin o della pittura classica, della pittura di paesaggio e poi della pittura romantica.
Di recente Cyprien mi raccontava che ha passato ore in pellegrinaggio a vedere tutti i luoghi dipinti da Caspar David Friedrich e lì ha scattato una serie di fotografie ed ha realizzato una serie di performance.
Quindi ha la cognizione molto precisa di appartenere alla tradizione dell'uomo di fronte al paesaggio, quella del Viandante di Nebbia di Friedrich. La sua nebbia era un fenomeno naturale, le nebbie che ritrae Gaillard sono nuvole di polvere che si alzano da macerie di conflitti contemporanei, o sono nuvole più minacciose perché forse hanno strane composizioni chimiche... C'è in tutta questa mostra una riflessione sulla rovina.
Da una parte l'attenzione si orienta sulle rovine più o meno reali o storiche, dall'altra invece è attratta dalle rovine industriali di oggi: quelle in cui forse l'esperienza del sublime ci viene più spontanea, ma dove diventa anche più spaventosa.

A. C.: Per l'artista le rovine vengono anche ri-abitate, come succede nel video The Lake Arches in cui alcuni giovani si tuffano in uno specchio d'acqua finché uno di loro riemerge sanguinante. Si può dire che coloro che abitano i lavori di Cyprien Gaillard siano dei superstiti?

M.G. : Forse quello che ci dice nel suo lavoro è proprio che siamo tutti dei superstiti che si aggirano in questa sorta di mondo post-storico, post-traumatico. Quel lavoro in particolare è peraltro uno dei suoi video più semplici e più duri, è filmato con una semplice telecamera a mano.

Infatti Cyprien alterna l'utilizzo di materiali molto pittorici, come il cinema in 35mm, ad altri molto semplici. Per esempio ha girato un film a Bagdad utilizzando semplicemente il suo telefonino. Nel caso di The Lake Arches la narrazione inizia con l'immagine di due ragazzi che sembrano tuffarsi in un angolo di natura idillica, ma questa natura si ribella contro l'uomo e lo ferisce.
Quando il ragazzo esce dall'acqua sanguinante alle sue spalle si stagliano degli stranissimi edifici che sembrano frammenti di storia piombati in un paesaggio lunare. C'è chi guardandolo ha ricordato anche la famosa scena di Gomorra con i ragazzi che sparano in spiaggia.
Nel lavoro di Gaillard c'è questo senso crepuscolare che cattura, come dicevo nel bene e nel male, le tensioni del nostro presente.

A. C.: Mi è piaciuto quando afferma: “Bisogna essere irriverenti verso i monumenti”. Questa frase può essere ampiamente interpretata, soprattutto alla luce di un'arte pubblica in cui il monumento viene messo in discussione perché pare aver perduto la sua funzione di manere e monere: di 'restare' e di 'ammonire'.
Il fatto di prenderlo in considerazione anche solo per irriverenza, in qualche modo ristabilisce un dialogo.


M.G. : In un'altra citazione molto bella Cyprien dice che ovviamente tutti i momenti più drammatici della storia recente dell'uomo sono segnati da episodi di iconoclastia e vandalismo mentre ai nostri giorni le demolizioni sono più che altro decise dalle autorità o da campagne di guerra su scala vastissima.
Quindi si chiede cosa significa per un artista e anche per un individuo trovare lo spazio per esprimere un dissenso e cosa resta di quello spazio dal momento che cosa distruggere e cosa innalzare è diventato un fatto di pianificazione urbana.

A. C.: A proposito, avrei voglia di farti anche qualche domanda sulla prossima Biennale di Venezia e in particolare sul suo titolo Palazzo Enciclopedico...

M.G. : Il titolo è una coincidenza interessante visto che stiamo parlando di Cyprien Gaillard e di architettura. Esso prende spunto da un'opera di un artista autodidatta, come si diceva una volta, un artista naïf il cui nome è Marino Auriti, nato in Abruzzo e poi emigrato in America, dove da meccanico nel tempo libero si è dedicato a costruire il modello per una sorta di museo immaginario che chiamava il Palazzo Immaginario.
Il palazzo nella sua immaginazione doveva essere una sorta di grande museo che collezionasse tutto lo scibile umano, era ovviamente un sogno impossibile destinato a fallire, ma Auriti nel '65 - se non sbaglio- brevettò la sua invenzione perché era convinto di avere per le mani un sicuro strumento di successo e di conquista del sapere.
La mostra della Biennale sarà intitolata il Palazzo Enciclopedico e guarderà a questo desiderio impossibile di conoscere tutto e di organizzare il tutto; perciò sarà una mostra sulle vere ossessioni, sulla compulsione a trovare sistemi e coincidenze.
In particolare nell'aggettivo “immaginario” del museo di Auriti si nascondono anche tante questioni quanto mai attuali, da una parte il ruolo delle immagini nella conoscenza e nel nostro presente che è sempre più assediato dalle immagini; dall'altra la necessità di tenere viva l'immagine nella nostra testa, quindi la dimensione dell'immaginario, della fantasia delle visioni, proprio laddove le nostre immagini interiori sono sempre più schiacciate da quelle che ci circondano.

Queste, in sintesi, alcune delle chiavi della mostra, che in un certo senso rifiuta essa stessa la sintesi proprio perché cerca di ricostruire le fughe dell'immaginazione in queste figure eccentriche che saranno sia artisti professionisti contemporanei, sia artisti più eccentrici come il Marino Auriti che da il nome alla Biennale.


Questo testo sintetizza il dialogo tra Annalisa Cattani e Massimiliano Gioni. Qui puoi ascoltare l'audio con l'intervista integrale:




Maggiori informazioni sulla mostra di Cyprien Gaillard Rubble and Revelation
Dal 13/11/2012 al 16/12/2012, Caserma XXIV Maggio, Milano


A proposito della prossima Biennale d'Arte di Venezia qui puoi vedere il video della prima conferenza stampa di presentazione


Il percorso della mostra



Veduta delle installazioni alla Caserma XXIV Maggio, Fondazione Nicola Trussardi 2012. Foto di Marco De Scalzi


Quest'intervista è tratta da Voices, archivio sonoro di interviste in progress un progetto del network UnDo.Net realizzato in collaborazione con Humus, programma radiofonico di approfondimento culturale condotto da Piero Santi su Radio Città del Capo. Ogni settimana alcuni dei protagonisti della scena artistica contemporanea sono intervistati da Annalisa Cattani e Massimo Marchetti.
Voices è un attraversamento random tra le contingenze del contemporaneo che offre un'istantanea - ovviamente parziale - del dibattito intorno al display, le pratiche artistiche e curatoriali, i protagonisti delle fenomenologie attuali.
Ogni intervista viene trasmessa in radio e viene pubblicata su UnDo.Net per essere diffusa attraverso la rete, in relazione con tutte le altre fonti presenti nel network riguardo eventi culturali, autori e progetti.