Una carrellata di immagini dalle mostre di quest'anno, colte dal taglio particolare di Alice Pedroletti, è accompagnata da un racconto di Elisabetta Farioli sullo sguardo, le storie e gli spazi che la città di Reggio Emilia ha dedicato alla manifestazione.
Intervista di Piero Santi ad Elisabetta Farioli, coordinatrice dell'edizione di quest'anno.
"Vedere. Uno sguardo infinito" è il tema dell'edizione di quest'anno. Partiamo da qui per iniziare a raccontare il festival e le mostre che propone.
Il tema fa riferimento in modo esplicito a Luigi Ghirri, grande fotografo di origine reggiana, di cui documentiamo l'attività in una mostra ai Chiostri di San Pietro. Abbiamo voluto interrogarci sul tema del vedere. Ghirri è stato un pioniere nel fare della fotografia non solo un racconto del visibile, ma invece un modo per "fare sguardi" e, come diceva lui, nel pensare con le immagini. Quindi una fotografia che non racconta e basta, ma che vuole suggerire delle idee e delle emozioni.
Le mostre di quest'anno si collegano idealmente a lui mantenendo una grande varietà. Abbiamo una specie di preambolo storico costituito da una collezione di cartoline che provengono dalla Finlandia, esattamente dal museo di Helsinki, con immagini surreali molto belle. Qui per la prima volta la cultura novecentesca associa immagini in modo inusitato per suscitare sorprese e stupore.
Poi ci sono i maestri più classici come Herber List, grande artista tedesco che al chiostro di San Domenico ci accoglie con delle foto del Mediterraneo classiche ed affascinanti. Ma ci sono anche cose più sperimentali e che stanno suscitando interesse, in particolar modo la mostra di Broomberg & Chanarin, coppia inglese abbastanza affermata a livello internazionale che ha aggiunto a una bibbia diverse immagini prese dall'archivio Modern Conflict di Londra. E' una rilettura in chiave contemporanea di questo testo simbolo della nostra cultura con immagini anche molto forti e violente, abbinate in modo esplicito a figurazioni della Bibbia come la Genesi del Deuteronomio.
Tra le altre mostre, quella di Silvia Camporesi dedicata all'isola di Pianosa, un luogo che è stato sede per decenni di un carcere ed essendo stato isolato dal mondo è rimasto un paradiso naturalistico sospeso nel tempo.
Nella Galleria Parmeggiani poi, ci sono opere che si coniugano bene con lo stesso museo: Andrea Ferrari con le sue immagini di animali e Paolo Simonazzi con le sue vedute di collezioni inusitate della bassa padania, in cui esprime un immaginario molto forte, quasi felliniano. Un'altra mostra importante è "No play like home", in cui compaiono artisti importantissimi come Martin Parr e Patrick Zachmann.
Una delle produzioni a cui vogliamo dare particolare risalto è "Il libro fotografico", perchè è una tendenza emergente visto che il libro offre ai giovani fotografi la possibilità di creare progetti quasi a costo zero, mentre le grandi case editrici si stanno accorgendo di come la ricerca abbia un mercato ancora valido e fiorente. La mostra curata da Elio Grazioli ai Chiostri di San Pietro consiste in una carrellata di libri d'autore realizzati negli ultimi cinque anni e caratterizzati dalla ricerca del tema fotografico. Questo testimonia il ruolo che la fotografia sta assumendo e la sua sempre maggiore diffusione, non così prevedibile tempo fa.
Sorge inevitabile una riflessione sul forte impatto delle immagini che oggi ci circondano, siamo sommersi di immagini e la parola tende a perdere sempre più peso-significato rispetto ad esse. Ci sembra quindi interessante il ruolo che può avere la fotografia in questo scenario.
In questi giorni a Reggio Emilia inaugura il riallestimento dei Musei Civici di Palazzo S. Francesco. Un lavoro cospicuo in termini di spazio e molto interessante a livello concettuale perchè cerca di fare di questo museo -che raccoglie perlopiù collezioni antiche- un museo contemporaneo, aprendolo alle idee del nostro tempo. Il progetto è stato curato da Italo Rota, l'architetto che ha progettato anche il museo del Novecento.
Qui abbiamo due mostre importanti, la prima è di Claudio Parmiggiani realizzata in collaborazione con Luigi Ghirri, un progetto sviluppato all'interno dei nostri musei nel 1973 che però ha una freschezza inventiva straordinaria. L'altra mostra è una produzione di oggi affidata a Sarah Moon, uno dei grandi nomi di quest'anno a Fotografia Europea. L'artista presenta il suo lavoro sul museo di storia naturale, perché quando venne a Reggio Emilia ne rimase affascinata e decise di realizzare alcune immagini ad hoc.
Diciamo qualcosa di più sulla retrospettiva che Fotografia Europea dedica a Luigi Ghirri "Pensare per immagini". Una mostra che ha visto la collaborazione con il MAXXI di Roma.
La mostra è curata dalla Biblioteca Panizzi che possiede un importantissimo patrimonio di fotografie di Luigi Ghirri. Intende ripercorrere tutta la carriera di Ghirri e in qualche modo è una mostra antologica, però non è organizzata solo in senso cronologico, ma per sezioni che evidenziano il suo rapporto con il paesaggio piuttosto che con gli spazi interni. La mostra è ai Chiostri di San Pietro, quindi in una cornice piena di suggestione.
Una cosa che colpisce chi viene visitare il nostro festival è il fatto che coinvolge l'intera città, ci sono 250 mostre allestite: nei negozi, nei bar e negli appartamenti, organizzate anche da fotografi che vengono da fuori città per questa occasione così frequentata.
Abbiamo stabilito che il prezzo del biglietto per tutto il pacchetto di mostre sia di 12 euro. Cerchiamo di tenere un "prezzo politico" in quanto chiaramente le difficoltà economiche oggi sono tante. Contemporaneamente con l'Università abbiamo fatto delle indagini su questa manifestazione, perchè come spesso capita c'è anche chi grida per quello che pensa sia uno spreco di soldi, insomma le solite polemiche un po' becere. Dopo le indagini fatte con l'Università abbiamo dimostrato che l'impatto economico sulla città è forte, ad ogni euro che l'amministrazione spende corrisponde un ritorno di 3 euro, questo per dimostrare come la cultura produca economia e lavoro.
Grazie a Fotografia Europea alcuni luoghi, anche quelli più dimenticati, sono tornati a vivere, sto pensando proprio ai Chiostri di San Pietro...
Certamente, questo può essere una modalità di scoperta. Per esempio quest'anno avevamo un obiettivo che è proprio vicino alla piazza Principale: l'Ex palazzina Aci, la chiamiamo noi così. E' un edificio degli anni Settanta molto moderno anche rispetto al contesto che ha intorno, adesso è abbandonato e a noi è sempre sembrato adatto a diventare uno spazio espositivo, una sorta di Kunsthalle. Siamo riusciti a recuperarlo, anche grazie alla collaborazione di Aci, allestendo la mostra che ha a che fare in parte con il sociale e con i nuovi modi di abitare la città. L'edificio è in un quartiere che soffre oggi di gravi problemi di degrado sociale. Abbiamo appunto voluto mettere l'accento su questo quartiere anche attraverso il significativo recupero di questo edificio che ha una sua dignità architettonica.
Ritorniamo alla mostra di Sarah Moon allestita nei Musei Civici. E' prevista l'inaugurazione di una nuova sezione di palazzo San Francesco?
E' un nuovo piano, un progetto molto importante, a Reggio Emilia abbiamo dei musei ottocenteschi straordinari che hanno mantenuto intatti i loro allestimenti originari e che colpiscono appunto per la qualità di questi arredi. Palazzo San Francesco è sostanzialmente un museo di collezione, senza un disegno unitario, che vive di tante partecipazioni e storie. Abbiamo utilizzato gli oggetti che provengono dai depositi per raccontare precisamente 365 storie (una al giorno), questi racconti fanno parlare i nostri oggetti rendoli vicini al pubblico. Sono oggetti del passato ma anche del presente, ci piace in un certo senso riscrivere una storia, non quella con la s maiuscola, ma una storia di cronaca, fatta da piccoli avvenimenti e piccole idee, una modalità di storytelling attraverso il proprio patrimonio.
Trovo che quest'idea sia molto innovativa a livello museale, anche molto attuale rispetto al problema dei soldi e delle risorse che sono in calo, una nuova possibilità per le istituzioni che devono sapersi anche rinnovare per riuscire a coinvolgere un pubblico sempre più ampio e per giustificare risorse ed energie che le amministrazioni gli dedicano. Un progetto importante che inaugura non a caso durante Fotografia Europea: un festival che si svolge per lo più in luoghi storici. Il fatto di unire questi luoghi della memoria a quelli della sensibilità contemporanea è la cifra che sottende i nostri progetti culturali negli ultimi anni.
Quest'intervista fa parte del ciclo Voices, archivio sonoro di interviste in progress, un progetto UnDo.Net in collaborazione con Humus, programma radiofonico di approfondimento culturale di Radio Città del Capo a cura di Piero Santi. Qui potete ascoltare l'intervista completa ad Elisabetta Farioli.
Dell'artista Alice Pedroletti puoi vedere anche il progetto "7mile a Key West" (gennaio - febbraio 2014)