La Fabbrica
Losone
via Locarno, 43
+41 917805743
WEB
Segni riaffioranti
dal 27/11/2003 al 17/1/2004
0041.91.7914005
WEB
Segnalato da

la fabbrica


approfondimenti

Aziz Elhihi
Antonio Ria



 
calendario eventi  :: 




27/11/2003

Segni riaffioranti

La Fabbrica, Losone

Opere di Aziz Elhihi su fotografie di Antonio Ria. L'esposizione presenta 35 acrilici su carta con fotografie in bianco e nero, 1998, cm 120 x 90.


comunicato stampa

Opere di Aziz Elhihi su fotografie di Antonio Ria

Dal 28 novembre 2003 al 17 gennaio 2004 la fabbrica (Losone, Canton Ticino) ospita la mostra 'Segni riaffioranti', opere di Aziz Elhihi su fotografie di Antonio Ria. L'esposizione, che si inserisce nel programma degli eventi e mostre di arti figurative de la fabbrica coordinati da Riccardo Lisi, presenta 35 acrilici su carta con fotografie in bianco e nero, 1998, cm 120 x 90; è accompagnata da un catalogo, pubblicato da ELR Edizioni Le Ricerche di Losone, a cura di Antonio Ria, con introduzione di Giuseppe Curonici.
Il pittore Aziz Elhihi è nato a Meknes, in Marocco, nel 1960. A vent'anni si trasferisce in Svizzera e dal 1991 vive nel Cantone Ticino, a Morbio Inferiore. Dal 1989 espone le sue opere in mostre personali e collettive in Svizzera, Francia, Italia, Marocco, Germania e Egitto. Nel 1999 ha pubblicato in Germania con l'editore Rommerskirchen il libro d'artista Signatur 30.
Scrive nel catalogo: 'Le fotografie scattate da Antonio Ria nel Sud del Marocco richiamano in me la memoria delle mie origini, indimenticabili e spesso presenti nel mio lavoro di pittore, anche se non in maniera realistica. Con l'intervento pittorico sulle fotografie di Antonio ho inteso rappresentare - attraverso i miei ricordi e il mio vissuto - le scene, i colori, i sentimenti che esse evocano in me. Queste immagini ritraggono case o dettagli architettonici, personaggi, paesaggi, ai quali ho cercato di sovrapporre la vita che ho conosciuto, con tutte le sue storie, le tradizioni. Sono immagini in bianco e nero che però in me evocano colori intensi: i colori della terra, delle case, del deserto, del mare, del cielo, della luce. Sono anche i colori della vita, dei mercati, con i loro personaggi e animali, e poi i tessuti e i tappeti berberi ricamati o annodati con simboli tipici. Questi stessi simboli che ricorrono dappertutto, anche sulle mani delle donne decorate con l'hé! n né, e anche sulle fotografie di Antonio; segni o simboli berberi sono pure presenti nel mio lavoro, qualche volta in modo del tutto inconsapevole. Con questa mia interpretazione della fotografia in bianco e nero di Antonio Ria, il linguaggio fotografico si unisce e a volte si fonde con quello pittorico fortemente cromatico e gestuale. Ne risulta un'immagine unica, sintesi di due sguardi diversi e contrastanti sulla cultura berbero-marocchina, e cioè quello realistico della fotografia e quello fantastico del racconto dipinto'.
Antonio Ria (fotografo, giornalista e saggista) è nato ad Alezio (Lecce) nel 1945 e vive a Milano dal 1980. Dopo gli studi di filosofia del linguaggio e di teologia, ha iniziato trent'anni fa una ricerca etno-fotografica che, prendendo l'avvio dal mondo delle tradizioni popolari, si è progressivamente spostata verso una fotografia di indagine sociale e di reportage: ricerche confluite in numerose mostre, in trasmissioni radiofoniche (è collaboratore della Radio della Svizzera italiana) e in alcuni libri, fra cui La treccia di Tatiana (con testi di Lalla Romano, Einaudi 1986), Italians in Manchester (1990), Poesia diretta (con testi di Franco Beltrametti, 1992) e La doppia memoria. Feste religiose degli italo-americani a New York (con testi di Ferdinando Scianna e Franco La Cecla, 1998).
Così nel catalogo inizia il suo racconto, che accompagna le immagini: 'Le fotografie che Aziz Elhihi ha incorporato nelle sue opere pittoriche risalgono a un mio viaggio in Marocco del 1983, nella valle del Drâa, alla ricerca di segni riaffioranti, nella cultura e nella natura. Alla scoperta di una civiltà, quella berbera, altera e autonoma, e della sua scrittura che è come sommersa, ma che ogni tanto riemerge, attraverso vari segni. Come un fiume sommerso, come il Drâa, appunto, che scorre sotterraneo...'. Commenta lo scrittore e critico Giuseppe Curonici: 'Sia il fotografo, sia il pittore si sono lasciati emozionare dalla medesima realtà umana: il Marocco, la civiltà berbera, la sua scrittura... Comprendere, contemplare questa vita etnica è dunque la parte comune soggiacente e attiva, che giustifica un rapporto intertestuale profondamente motivato e radicato. Antonio Ria ha viaggiato e ha fotografato quella realtà, con l'occhio attento di chi vuole conoscere che cosa realmente accade. Aziz Elhihi adopera il linguaggio pittorico postmoderno, con componenti
prevalentemente espressioniste, al limite del surreale, e materico-informali, ma subordinate a un'esigenza prioritaria: la figurazione. Il risultato finale è davvero a sorpresa. La nettezza fotografica e l'irruenza pittorica. Lo scatto istantaneo e l'elaborazione. Il documentario visto nel sogno. Una poesia attraverso un'altra poesia'.

Immagine: Aziz Elhihi e Antonio Ria, Aït Benhaddu, Marocco, 1998

info: tel. mobile +41.79.2115069

Inaugurazione: venerdì 28 novembre 2003 alle 18.30

Orari: lunedì-giovedì 9.00-14.00 / 17.00-22.00; venerdì 9.00-14.00 / 17.00-01.00; sabato 17.00-01.00 o su appuntamento: tel. 0041.(0)79.2115069

la fabbrica
via Locarno 43a
6616 Losone
Ticino, Svizzera

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