Vittime di abusi sessuali, della guerra, ex ospiti di ospedali psichiatrici, questi i protagonisti di "La casa degli angeli", il delicato lavoro fotografico sul disagio realizzato nel 2006. Nell'ambito di FotoGrafia - Festival Internazionale di Roma 2007
La casa degli Angeli
Vittime di abusi sessuali, della guerra, ex ospiti di ospedali psichiatrici, questi i protagonisti di La casa degli angeli, il delicato lavoro sul disagio, realizzato da Paolo Simonazzi del 2006. Un lavoro che riunisce le componenti della poetica e della ricerca di questo medico fisiatra per il quale la fotografia non è certo un passatempo per il tempo libero. Piuttosto la fotografia è per lui uno strumento attraverso il quale rapportarsi al proprio circostante multiforme, eterogeneo, leggero e pesante al tempo stesso. Un circostante che fluttua, che muta, impossibile da cogliere.
Il suo non è un lavoro che offre delle risposte, piuttosto stimola la riflessione. Il titolo viene dalla musica rock, di cui è un conoscitore sensibile e profondo, si tratta del titolo italiano di una canzone di Neil Diamond, cantata da Caterina Caselli, ma anche da un passo della Lettera agli Ebrei: «Non dimenticate di essere ospitali con gli stranieri, perché alcuni hanno ospitato degli angeli senza saperlo». Il riferimento al nostro tempo, alla quotidianità di un paese come il nostro che sta cambiando il proprio volto, è sin troppo facile.
Questo lavoro è strettamente coerente con le altre ricerche di Simonazzi di taglio antropologico, di sapore antico, per cercare di dare un senso alle diverse situazioni, a dei mondi che normalmente non vengono compresi, piuttosto giudicati. Nelle sue immagini è una profondità fatta di storie, di immagini, di rimandi e di memoria vicina e lontana.
In ogni lavoro ci sono le sue origini, la sua storia, le sue letture, la sua musica, anche se non ci troviamo mai di fronte a operazioni di matrice autobiografica o intimista.
Simonazzi inizia, come molti, con esperienze da fotoamatore, ma in breve e senza nessuna spocchia supera questa dimensione. Sono la memoria, la speranza, la morte, il ricordo, la nostalgia, ma anche la capacità straordinaria di osservazione che emerge chiarissima. Capacità e curiosità visiva che sono in tutti i suoi lavori.
Simonazzi è affascinato, incuriosito dall’umanità, dalla sua inquietante normalità e della sua banale stranezza. Lui entra nelle situazioni, parla con la gente, simpatizza, comunica, crea dei rapporti empitici, che favoriscono lo sviluppo delle diverse situazioni. Un lavoro che trova le radici nella sua formazione classica, di medico attento sempre e comunque alla dimensione esistenziale, la sua è un humanitas che va ben oltre la dimensione del contingente per toccare vertici di sottile e misurata poesia.
Angela Madesani
Inaugurazione il 6 Aprile ore 18:00 alla presenza dell'autore
Officine Fotografiche
via Casale de Merode, 17a Roma