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Crudelia? (2006-2007) Anno 4 Numero 29 luglio-agosto 2006



Consigli per gli acquisti

Marta Massaioli



Contemporary Art Magazine
Cover - GeorgesAdeagbo
Editoriale - Indice - Colophon
Mimma Pisani - Note trasversali sul cinema contemporaneo - KurtKobain
Consigli per gli acquisti di Marta Massaioli
Arte e Mal d'Africa - ABISHELL RISINAMHODZI - CHERI SAMBA a cura di
Ringo of Dakar
Arte Africana -- ALFRED THOBA - MOSHEKWA LANGA
Arte e mal d'africa - BAARY DIEME PENNY SIOPIS
Arte e mal d'africa - SHANGODARE JOHN GOBA
Arte mal d'africa - GEORGES ADEGABO SAMUEL KANE KWEI
Arte e Mal d'Africa - KEVIN BRANDT ISSA SAMB
Arte e Mal d'Africa - MARY CHITIYO
Arte e Mal d'Africa - CLIVE VAN DEN BERG
Arte e Mal d'Africa - KENDELL GEERS SUNDAY JACK
Arte e Mal d'Africa - GORA MBENGUE EL HADJI SY
Arte e Mal d'Africa - IBRAHIM EL SALAHI
Arte e Mal d'Africa - ENESIA
Arte e Mal d'Africa - SUE WILLIAMSON AKPAN
Arte e Mal d'Africa - WILLIE BESTER
Arte e Mal d'Africa - TRIGO PIULAπS
Arte e Mal d'Africa - SAMUEL FOSSO
Arte e Mal d'Africa - JACOB LAWRENCE
Arte e Mal d'Africa - YINGA SHONIBARE - MOKE
Arte e Mal d'Africa - RINGO OF DAKAR
Note per una collezione - DOM
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Alphabet Concept, Vanessa Beecroft
12 gennaio-31 marzo 2006

Quali sono gli artisti da acquistare e quelli in discesa? Quali i mercanti affidabili e
quelli non affidabili ? Perché sarebbe auspicabile che i mercanti d’arte sostenessero un esame di stato per valutare le loro competenze su tecniche artistiche e storia dell’arte? E’ veramente importante l’autentica e perché e che cos’è? Queste domande sono gli argomenti che d’ora inpoi faranno parte della nostra rubrica, Consigli per Gli Acquisti.

CHEAP AND NO CHIC
6 validi motivi per non acquistare un’opera di Vanessa Beecroft alias VB
Sei un giovane collezionista? Sei un amante dell’arte contemporanea? Credi che acquistare un’opera di un giovane artista emergente possa rapprentare un investimento a lungo termine? Se hai risposto in modo affermativo alle precedenti domande ti consiglio, sulla base della mia personale esperienza di collezionista, editore, storica e critica dell’arte di non acquistare opere di Vanessa Beecroft. Perché? Non solo la sua fotografia e le sue performances hanno oramai perso qualsiasi forza artistica, espressiva e contenutistica, ma il suo mercato controllato da mercanti senza scrupoli, impedisce al collezionista di effettuare un acquisto sicuro. …questi i motivi, basati sulla mia personale esperienza.

1 – NON ESISTE UN ARCHIVIO CHE CATALOGHI IN ORDINE PROGRESSIVO LE SUE OPERE E NE CERTIFICHI LA PROVENIENZA
L’artista infatti non ha un archivio riconosciuto a livello internazionale che gestisca in modo coerente ed accurato la catalogazione delle sue opere, che vengono schedate dall’archivio di studio che fa capo all’artista con la mediazione dei suoi mercanti, senza la consulenza di un vero comitato scientifico.

2 – MANCANZA DI UN COMITATO SCIENTIFICO DI CONTROLLO. Chi può determinare il valore di una fotografia e la sua autenticità? Io credo che un comitato scientifico, composto da figure istituzionali, sia necessario per mettere ordine nell’archivio di un artista le cui fotografie sono immesse nel mercato a prezzi che variano dai 30.000 ai 70.000 dollari per foto. La mancanza di un pool di esperti, persone neutre, che cataloghino le opere della Beecroft consente all’artista di immettere nel mercato opere senza alcuna forma di controllo consentendo all’artista anche la possibilità di eventualmente disconoscere le proprie opere.

3- DISCONOSCIMENTO DELLE OPERE
Queste due mancanze, gravissime , portano sostanzialmente ad un caos ed alla scarsa tutela del consumatore. La macanza di un archivio ISTITUZIONALE riconosciuto e controllato a livello interazionale, crea una grandissima confusione

4 - OPERE UNICHE ?
L’artista onsidera le sue foto come opere uniche, ma purtoppo ne risultano prodotte ed immesse nel mercato una quantità enorme, industriale, senza alcun controllo, realizzando profitti enormi. Come avviene questa truffa ai danni del consumatore? L’artista né è consapevole oppure no? Non lo sappaimo, ma sappiamo di certo che acquistare un’opera di Vanessa Beecroft non è buon investimento né a medio , né a breve termine. Esistono infatti due canali di vendita nel mercato dell’arte di VB a- i suo dealers autorizzati b – il suo studio .
Non scheda mai queste opere : le opere che sono immesse nel mercato sono in genere schedate ed organizzate secondo un numero progressivo di cui non esiste un catalogo generale né un archivio consultabile pubblicamente né dai clienti, né dagli addetti ai lavori (che non sono i suoi mercanti …critici d’arte curatori …giornalisti …direttori di musei ), né tantomeno un numero progressivo controllato ed assegnato da un organismo di controllo centrale, statale, che consenta di controllare l’immissione nel mercato di opere apocrife. Esiste così una sostanziale discrepanza tra le opere che sono prodotte per i mercanti e/o dealers autorizzati e le opere che sono vendute direttamente con provenienza dal suo studio.
Le prime, la cui provenienza sono i mercanti autorizzati, viaggiano nel mercato primario (un canale di vendita e di distribuzione che allo stato attuale non è organizzato in modo uniforme e nel quale esiste una confusione sostanziale, dovuta secondo il mio modesto parere alla mancanza di un archivio istituzionale che gestisca il mercato delle autentiche di questa artista) le seconde la cui provenienza è lo studio vede la commercializzazione in genere di prove d’autore, stampe a tiratura illimitata piccole foto dedicate a persone che ha conosciuto…etc….. La differenza tra i due canali di vendita è che nel primo canale gli acquirenti sono un pubblico selezionato di grandi investitori che richiedono l’esclusiva dell’opera e dell’immagine che acquistano, nel mercato secondario, gli acquirenti sono i collezionisti di piccolo taglio, la cui capacità di investimento è minore, i compratori della domenica quelli per intenderci che vanno dal rigattiere a cercare il pezzo d’antiquariato che sia una affare o che sono disposti ad acquistare una prova d’autore pur di assicurarsi l’oggetto del proprio beniamino.
Ora non ci sarebbe nulla di male se tutti sapessero che esistono questi due mercati il primario ed il secondario…Se l’artista molto coerentemente e in accordo con i suoi mercanti , archiviasse sia le opere del mercato primario che quelle del mercato secondario , se schedasse nel suo archivio tutta la sua produzione dandogli un numero d’ordine, una scheda che accompagni le opere che le cataloghi, incluse le apocrife e/o le prove d’autore. Non diversamente da come avviene nel sistema della moda, il fashion system. Dove accanto alla produzione dell’Alta Moda . caratterizzata dalla produzione di capi unici, gli stilisti producono il pret a porter e/o vendono i capi fallati di quest’ultima produzione negli store aziendali. Ma NO.

Questa correttezza è sconosciuta all’artista. E lo sapete perché? LUCRO. L’artista non solo non ha costituito a NYC una factory, che controlli ed archivi sistematicamente la sua produzione, un controllo che dovrebbe avvenire con la consulenza di esperti del settore che funzionino come controllers degli standard di qualità del prodotto…no questo l’artista non solo non lo fa, ma non vuole nemmeno farlo. , poiché questo organismo di controllo, di schedatura della sua intera produzione la costringerebbe a limitare gli ingenti introiti che che l’artista ottiene grazie al doppio mercato , primario e secondario …al di fuori di qualsiasi controllo fiscale e culturale.
Immaginate che danno per la Sig.ra Vanessa Beecroft se venissero schedate tutte le opere che escono dal suo studio, se su ogni foto anche quelle vendute a me-cash – si dovessero pagare le tasse!!! Ed immaginate se per caso un acquirente del mercato primario si accorga che un’opera che ha pagato fior di quattrini esiste in versione prova d’autore nel mercato secondario….” Perché il mio frame esiste anche in versione apocrifica…?”
L’artista non si sogna nemmeno lontanamente di confessare che la foto è uscita dal suo studio, ma pur di tutelarsi la disconosce letteralmente. Così il piccolo collezionista si ritrova nelle mani un’opera apocrifa mentre il grande collezionista un’opera vera. Ma il controsenso è che entrambe le opere sono autentiche entrambe sono stampe passate nelle mani dell’artista. Ora è chiaro che questa confusione è insita nel mercato del media fotografico in sé, del media video in sé, strumenti che per la loro natura sono riproducibili all’infinito in modi pressochè identici , soprattutto per quanto riguarda l’identità del soggetto e le dimensioni , mentre la sola variante si riferisce al tipo di carta ed agli inchiostri di stampa e/o al media di sviluppo utilizzato. Ora come può pretendere un collezionista di foto che di un determinato soggetto esista solo una foto? Ogni artista prima di licenziare la versione definitiva realizza le versioni prove d’autore, per controllare la carta, la grammatura, l’impressione dell’inchiostro sulla stampa.
Un artista, quando vende una foto ad un collezionista non vende anche i diritti d’autore su tale soggetto, e spesso gli artisti regalano agli amici che appartengono al circuito limitrofo a quello istituzionale dell’arte prove d’autore e quant’altro, magari firmandole e/o siglandole. Queste opere solo raramente entrano a far parte dell’archivio autentiche dell’artista, in genere sono inserite nell’archivio dell’artista post-mortem, poiché comunque rappresentano un anello di congiunzione nel percorso creativo. Dunque uno stesso soggetto fotografico può essere riprodotto all’infinito in dimensioni e su supporti diversi, perché certamente una diversa grammatura di carta consente una diversa percezione dell’immagine. E fin qui nulla di male, il danno avvaiene per il fatto che la giovane mercante Vanessa Beecrooft (è infatti più una speculatrice che un’artista, perché questi giochi appartengono agli speculatori non agli artisti veri, quelli con la A maiuscola), utilizza la sua produzione secondaria per pagare prestazioni professionali in scambio merce ed in compensazione e/o per il collezionista che ha una somma minore da poter investire. Dunque, fin qui nulla da obiettare.
Pensate che le case automobilistiche e le case di moda praticano la diversificazione in mercato primario e secondario da tempo ormai. Ma non si permettono di disconoscere la produzione del mercato secondario. Il danno e la truffa avviene per il fatto che l’artista , si rifiuta letteralmente di riconoscere catalogare e schedare le opere del mercato secondario. Così una larga parte delle sue opere girano nel mercato secondario, non diversamente da come nel mercato degli OUTLET girano i capi di Custò fallati e/o delle sfilate sui quali è scritto letteralmente “Sample out of sale” , ma che poi viene comunque venduto.
Questi capi sono immessi nel mercato ad un prezzo inferiore, ma ripeto lo stilista non si immagina di disconoscere questa produzione. Così come FIAT non pretende di disconscere una autovettura perché la marmitta è stata prodotta in Ungheria e non a Torino. Invece MS VB, si permette di disconoscere o meglio non archiviare una serie di opere regolarmente uscite dal suo studio di NYC. THAT’S INCREDIBLE!

5 - UN PRODOTTO ASSOLUTAMENTE ESTETIZZANTE !
Se le prime performances ci affascinavano, le ultime sono prodotti assolutamente estetizzanti. L’ultim aVB58 è un omaggio troppo forte nei confronti del simpartico produttore di borse francesi, insomma è chiaro che il cache dell’artista per la performance è stato cospicuo, quindi ben venga queste donnine nude vicino alle ormai famose borse. CHE NOIA! CHE ORRORE! CHE STRESS! Questa non è arte, ma mero advertisment. Possono solo aspirare ad un posto in un catalogo di borse di Vuitton, ma saranno certamente escluse da una storia dell’arte contemporanea che si rispetti. Infatti che potrebbe scrivere il povero critico ? Qual è l’argomento culturale di questa penosissima festa privata ravvivata da una bieca performance di questa artista? NESSUNO SE NON IL PROFITTO, IL CAPITALE ED IL CAPITALISMO, UN CANTO ED UN INNO ALLA GLOBALIZZAZIONE! D’altronde nelle lista degli invitati compariva anche Marina Berlusconi, figlia di Berlusconi….che certamente non è universalmente famosa per aver scritto trattati di storia dell’arte, né tantomeno per aver teorizzato rivoluzioni e/o alternative al sistema capitalistico..anzi.


6 – UNA TECNICA DOZZINALE ??
In uno dei vecchi cataloghi di Miart compare una foto di VB, provenienza Massimo Minini, si riferisce al VB48 di Genova, di qualche anno fa. Nella didascalia leggo Cibachrome dimensione 300x500 cm. Ora tutti sanno che i CIBA sono stampe con sviluppo su carta chimica, dunque in camera oscura. Spiegami Minini, spiegami Vanessa, spiegatemi, dunque la Kodak o chi per loro hanno realizzato e prodotto carte di formato speciale per VB? E le vasche per lo sviluppo? Vi hanno fornito anche quelle? Oppure voi due tu a Brescia e Vanessa a New York avete delle vasche tanto grandi da poter immergere una lastra di dimensioni 3metrix5? Io credo che se l’avete ed è datata 1999 allora siete dei geni, altrimenti avete immesso sul mercato delle splendite stampe plotter (solo i plotter possono stampare formati di queste dimensioni ) sul mercato. Spero che sia la prima ipotesi ed attendo, come consumatotore truffato, una risposta plausibile, da tecnico. Si perché una notizia tendenziosa è una vera e propria truffa ai danni di chi legge, una mistificazione della realtà. …o e non mi venite a dire che era un’errata corrige..perchè nel catalogo dell’anno seguente non era scritto, ed un mio amico che è passato allo stand a chiedere si è sentito dire che era un CYBACHROME!

CONCLUSIONE : VB è l’epigono di un secolo che muore. Le sue performances decorative ed estetizzanti, sono un inutile riassunto di quanto ha affrontato con altro spessore, con altra forza trasgressiva Helmut Newton. Che cosa infatti possiamo aspettarci dalla prossima performance di questa artista? Una solita teoria di modelle, oppure di vestali. Insomma la solita noiosa estetizzate scena che abbiamo già visto. E stavolta le modelle (o i trans dal seno gonfiato) che indosseranno? Scarpine Prada o Chanel? Credo che non indosseranno coturni…

CHEAP AND NO CHIC - QUALI FESTE EVITARE !
Claudia Cargnol – Cosmic
Che dire delle feste organizzate dalla Cargnol? Se partecipate, vi sconsiglio di andarvi indossando una pelliccia, soprattutto di visone. Due anni or sono, quando l’allegra e simpatica mercante di Padova, aveva la sua Galleria nella megagalattica sede di Rue de la Turenne a Parigi, è riuscita a smarrire nel guardaroba, la mia pelliccia di visone, niente di particolarmente costoso, sono contraria ad indossare pellicce perché animalista, ma quella era della mia nonna, l’avevo ereditata,insomma era così freddo a Parigi. Ho girato tutto il mondo solo nella galleria di Claudia Cargnol sono riusciti a smarrire la mia pelliccia e last, but nort least il guardaroba della festa non aveva alcuna assicurazione, o comunque la signora Cargnol, nonostante sapesse di quanto mi era accaduto non ha fatto nulla per risarcirmi del danno subito. CHEAP and no CHIC!

MASSIMO MININI BRESCIA .
Se capitate nello stand di Massimo Minini, che inspiegabilmente compare nel comitato scientifico anche DI MIART (UNA FIERA VERAMENTE DOZZINALE E CHEAP) - provate a chiedergli informazioni sulle tecniche fotografiche o su qualsiasi tecnica artistica dal 900 ad oggi. Sono certa che non vi risponderà. E sapete perché? Perché ignora elementi di storia della fotografia, cioè ignora. Tutto ok , sarebbe tutto plausibile, se questi mercanti vendessero oggetti d’arte, ossia oggetti che appartengono ad artigiani che non hanno alcuna pretesa di tipo ideologico e/o culturale. La beffa, la beffa vera è che queste persone si arrogano anche il diritto di scrivere la storia dell’arte contemporanea. Con la loro grandissima potenza economica possono disporre di mezzi in grado di acquistare il lasciapassare per Musei, pubblicazioni,….etc…possono decidere addirittura chi deve essere ammesso in una Fiera. EDDAI. Ma con quale criterio? IL PROFITTO! Quale altro criterio può consentire l’ammissione in una Fiera? Il profitto si sa….ed è ok, ma allora non pretendete di venderci “CULTURA CONTEMPORANEA”.
L’arte e gli artisti di talento del contemporaneo sono altrove. Ciò che voi ci proponete (artisti, e oggetti, manufatti e libri e false storie dell’arte) sono solo il sottoprodotto del villaggio globale, un villaggio dove i ricchi sonosempre più ricchi ed i poverisempre più poveri e senza speranza. Volete querelarmi per diffazione? …sono pronta, ma prima per cortesia vorrei che vi sottoponeste ad un test di storia dell’arte a tempo di scelta multipla, scritto da me…vediamo se siete nella fascia alta o tra i non sufficienti….!
Deformazione professionale o rispetto per chi ha veramente conoscenze atte a consentire una serietà nell’esercizio della professione di operatore culturale? Credo che sia ora, di liberarci di quei mercanti e di quegli artisti che hanno scritto gli ultimi 10 anni di storia dell’arte, una storia di regime, corrotta, debole culturalmente, un vero insulto per chi ha svolto sempre il proprio lavoro con onestà ed impegno critico e scientifico. Voglio svegliarmi una mattina e sapere che il mercante d’arte, ha sostenuto per poter svolgere quel lavoro la cui pretesa è culturale, un regolare esame di stato, che ne verifichi le competenze e conseta di svolgere il proprio lavoro di operatore culturale con cognizione di causa. Basta con la storia dell’arte scritta da mercanti ignoranti e senza scupoli. Basta con questa storia dell’arte ricca di menzogne, una storia che è solo e semplicemente la descrizione dei vizi e delle virtù dell’alta borghesia post capitalistica, il vizio a sopraffare i più deboli, la virtù nell’accumulare ingenti ricchezze sfruttando i piùpoveri. UN’estetica decadente, priva di idee, priva della ragione pura dell’ìdea di poter cambiare il mondo. L’unico elemento che a mio avviso consente di definire un artista come tale; la sua ricerca estetica, la possibilità e la capacità tramite la sua ricerca di precorrere il tempo.
Il genio è infatti colui, che , come Mozart, come Beethoven nella musica, come Einstein hanno rivoluzionato il modo di concepire e descrivere la realtà. Salieri era indubbiamente molto meno geniale di Mozart.